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Cosa ha detto il ministro Urso in Parlamento sull’ex Ilva

Urso Ex Ilva

Informativa in Senato di Adolfo Urso sul dossier ex Ilva, tra varie ricostruzioni e accuse il ministro ha illustrata la posizione ad oggi del Governo Meloni

Sull’ex Ilva “c’è l’urgenza di un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende per nulla esaltanti degli ultimi 10 anni”. Questo uno dei punti centrali dell’informativa del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, resa oggi in Senato. “Siamo in un momento decisivo che richiama tutti al senso di responsabilità”, ha detto.
Ecco i principali passaggi delle dichiarazioni del ministro che ha illustrato in Parlamento la posizione ad oggi del Governo sul dossier ex Ilva.

URSO: “NESSUNO DEGLI IMPEGNI PRESI E’ STATO MANTENUTO”

“Nulla di quello che era stato programmato e concordato è stato realizzato. Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto in merito agli impegni occupazionali e al rilancio industriale. In questi anni la produzione si è progressivamente ridotta in spregio agli accordi sottoscritti. Tutti voi sapete che l’impianto è in una situazione di grave crisi – ha detto il ministro – nel 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 milioni di tonnellate, come nel 2022, ben sotto l’obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere nel 2023 di 4 milioni, per poi quest’anno risalire a 5 milioni”.

Il ministro ha spiegato che “in questi anni la produzione si è progressivamente ridotta in spregio agli accordi sottoscritti, persino negli anni in cui la produzione di acciaio era altamente profittevole, come nel 2019: la produzione è stata mantenuta bassa, lasciando campo libero ad altri attori stranieri che hanno aumentato la loro quota di mercato”.

IL MINISTRO: “INVERTIRE LA ROTTA CAMBIANDO EQUIPAGGIO”

Sull’ex Ilva, ha aggiunto Urso, “intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio. Ci impegniamo a ricostruire l’ex Ilva competitiva sulla tecnologia green su cui già sono impegnate le acciaierie italiane, prime in Europa (…) L’impianto è in una situazione di grave crisi. Nel 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 milioni di tonnellate, come nel 2022, ben sotto l’obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere di 4 milioni, per poi quest’anno risalire a 5 milioni”.

URSO: “NEL 2020 FIRMATI PATTI PARASOCIALI SBILANCIATI”

Il rappresentante del Governo Meloni ha poi ricostruito, dal 2016, la vicenda degli stabilimenti ex Ilva: “Di fronte alla minaccia di abbandonare il sito e in assenza di alternative, nel marzo 2020 il Governo Conte II, ministro Patuanelli, avvia una nuova trattativa con gli investitori franco-indiani da cui nascerà Acciaierie d’Italia con l’ingresso di Invitalia al 38% e con la sigla di patti parasociali fortemente sbilanciati a favore del soggetto privato. Patti che definire leonini è un eufemismo”.

“Nessuno che abbia cura dell’interesse nazionale avrebbe mai sottoscritto quel tipo di accordo. Nessuno che abbia conoscenze delle dinamiche industriali – ha puntualizzato – avrebbe accettato mai quelle condizioni. La governance era di fatto rimasta nelle mani del socio privato che nel frattempo però deconsolidava l’asset, a dimostrazione del proprio disimpegno, richiamando anche i propri tecnici e non immettendo più alcuna risorsa nell’azienda”.

LE MANI LEGATE DI INVITALIA

“Anche nell’ipotesi – ha proseguito Urso – prevista inizialmente per il maggio 2022 e poi spostata al maggio 2024 di una salita in maggioranza del socio pubblico, al verificarsi di alcune condizioni, Invitalia comunque non avrebbe potuto designare un amministratore di propria fiducia. Ripeto: anche se fosse diventata maggioranza Invitalia non avrebbe comunque potuto esprimere un amministratore di propria fiducia, come ha recentemente dichiarato proprio il socio privato rivendicando ancora l’altro ieri questa condizione di privilegio garantita da quei patti scellerati”.

“Non solo. Invitalia neanche ove fosse salita in maggioranza, al 60 per cento, avrebbe potuto cedere le proprie quote a terzi. Unica possibilità concessa era quella di cedere non più del 9% ad un socio finanziario (non operativo sull’acciaio) e comunque con diritto di prelazione in capo a Mittal”, ha detto Urso. “In questa situazione, compromessa da un compromesso, sottoscritto in condizione di minorità, da chi non ha saputo difendere l’interesse nazionale pur rappresentando la Nazione, ci siamo mossi – ha spiegato – sin dall’inizio nel cercare di recuperare allo Stato margini di azione e nel contempo per tentare di invertire la rotta del declino produttivo. Ed ogni intervento in questo anno è stato in questa direzione”.

URSO: “MITTAL VINSE LA GARA PURE IN PRESENZA DI CDP”

“Nel giugno 2017, era nel frattempo sopraggiunto il Governo Gentiloni, ministro il sen. Calenda, la multinazionale indiana Arcelor Mittal, primo attore globale, vinse la gara pubblica per assumere in affitto la gestione dell’acciaieria in attesa della acquisizione, pur in presenza di un’altra cordata pubblico-privata cui partecipava perfino Cassa Depositi e Prestiti”. Così il ministro Urso.

IL MINISTRO: “SENZA SCUDO PENALE MITTAL IN POSIZIONE DI FORZA”

“Nel luglio 2019, governo Conte I, ministro Di Maio, viene tolto lo scudo penale e ArcelorMittal rende nota di conseguenza la propria intenzione di sciogliersi dall’accordo. Quella decisione sulla rimozione dello scudo penale pose ArcelorMittal in una posizione di forza nei confronti del governo”. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di una informativa al Senato dove ha ricostruito, partendo dal 2016, la vicenda degli stabilimenti ex Ilva, soffermandosi sulle varie decisioni assunte dai governi Renzi, Gentiloni, Conte I e Conte II.

“Ricordo in quella circostanza – ha spiegato -numerose voci che si levarono dall’opposizione di allora, personalmente fui una di quelle. Mi alzai in questa Aula per affermare, a nome del mio partito, che la rimozione dello scudo penale, in un contesto come quello di Taranto, avrebbe giustificato il disimpegno della multinazionale indiana, che peraltro secondo molti aveva fatto quell’investimento non per rilanciare l’impianto ma per evitare che potesse rappresentare una concorrenza di mercato”.

URSO: “MITTAL SCARICA ONERI MA VUOLE PRIVILEGI, INACCETTABILE

“Arcelor Mittal – ha ricostruito Urso – si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota, scaricando l’intero onere finanziario sullo Stato ma, nel contempo, reclamando il privilegio concesso negli originali patti tra gli azionisti realizzati quando diedero vita alla società Acciaierie d’Italia di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione. Cosa che non è accettabile né percorribile sia nella sostanza che alla luce dei vincoli europei sugli aiuti di Stato”.

IL MINISTRO: “PIANO SIDERURGICO NAZIONALE SU 4 POLI”

Il governo intende sviluppare “un piano siderurgico nazionale” costruito su quattro poli complementari “attraverso un progressivo rinnovamento, modernizzazione e specializzazione degli impianti esistenti”: Taranto, Terni, Piombino e le acciaierie del Nord Italia. Lo ha spiegato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, nell’informativa sull’ex Ilva al Senato.

Urso ha citato in primis Taranto “che dovrà riaffermare il ruolo di campione industriale, con una filiera produttiva con l’intero ciclo, dal minerale al prodotto finito”. Poi Terni, dove – ha sottolineato – “lavoriamo sul solco di quanto fatto dal mio predecessore Giorgetti, per il rafforzamento della produzione di acciai speciali, con un contratto di programma che dovrebbe essere definito entro febbraio”. Il terzo polo è Piombino, “con le enormi potenzialità, in particolare sulle rotaie che fin qui ha sottoperformato e che ora registra l’interesse – oltreché del soggetto presente – di potenziali nuovi investitori stranieri con i quali ci apprestiamo a sottoscrivere un memorandum di intesa per il riavvio della produzione di acciaio”.

“Da ultimo, ma primo per importanza di produzione, – ha chiarito ancora il ministro – il supporto alle acciaierie, soprattutto nel Nord, che stanno portando avanti con successo una svolta green senza precedenti, modello di efficienza sostenibile in Europa a cui dobbiamo dare atto dei grandi sforzi fatti”.

URSO: “EX ILVA SIA POLO SIDERURGICO ‘GREEN’ PIU’ AVANZATO D’EUROPA”

“Vogliamo sia il polo siderurgico ‘green’ più avanzato del continente europeo”: così il ministro delle Imprese Adolfo Urso parla, a margine degli Stati generali dei consulenti del lavoro, della situazione dell’ex Ilva di Taranto, nonché della condizione della struttura di Piombino, di Terni (di cui “a breve definiremo l’accordo di programma”) e delle grandi acciaierie ‘green’ del Nord Italia. Perciò, “il governo assicura il massimo impegno per dare una svolta al sito di Taranto. Una svolta netta”, sottolinea.

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