Esperanza ed Esmeralda tornano a nuotare

Le tartarughe erano state catturate involontariamente dalle reti usate per la pesca a strascico e salvate da due pescherecci di Cesenatico

Esperanza ed Esmeralda tornano a nuotare

Esperanza ed Esmeralda tornano a nuotare

La Fondazione Cetacea di Riccione ha salvato altre due tartarughe marine della specie Caretta caretta. I rettili erano stati catturati involontariamente dalle reti utilizzate per la pesca a strascico di due pescherecci che il 6 dicembre scorso si trovavano in alto mare. A salvarle dalla morte per annegamento, è stata ancora una volta il buon cuore dei comandanti e dell’equipaggio di due pescherecci di Cesenatico, il Rimas e il Calimero, dove fortunatamente ci sono marinai sensibili e disposti a sacrificare tempo, lavoro e guadagno, pur di salvare le specie marine pescate accidentalmente, attraverso una prassi ormai collaudata. Una volta giunti in porto, i due pescherecci, con la supervisione del personale dell’Ufficio circondariale marittimo di Cesenatico, le hanno affidate alle preziose mani della Fondazione Cetacea e, seguendo tutte le precauzioni, sono state trasportate al Centro di recupero, dove sono state curate, nutrite e accudite.

Le due tartarughe, battezzate dai volontari Esperanza ed Esmeralda, sono state sottoposte ad accurati accertamenti da parte del personale e dei medici veterinari che collaborano con la struttura. Dopo aver appurato che erano in condizioni per tornare a nuotare libere e ’volare’ nelle acque dell’Adriatico, i responsabili del centro hanno deciso di installare alle bestiole dei trasmettitori satellitari, finanziati nell’ambito del progetto europeo Life Medturtles, che include azioni per migliorare lo stato di conservazione delle popolazioni di tartarughe marine dell’Unione Europea e nelle zone confinanti.

Il rilascio di Esperanza ed Esmeralda è avvenuto nelle acque prospicienti la spiaggia di Rimini. Proprio attraverso i finanziamenti di questo progetto europeo, la Fondazione Cetacea di Riccione riesce a portare avanti anche delle campagne di dimostrazione di strumenti da pesca che evitano la cattura accidentale di questa specie di tartaruga marina protetta che, se adottati stabilmente dai pescatori professionali, ridurrebbero notevolmente l’impatto negativo e spesso mortale di queste attività sulle tartarughe, fino quasi ad azzerarlo. Recentemente altri due strumenti satellitari sono stati applicati al carapace di altre due tartarughe marine curate nel Centro di recupero, anch’esse femmine e battezzate Alba e Anastasia, che erano state liberate all’estero, in Grecia ed in Croazia. Altri strumenti satellitari saranno applicati ad altre tartarughe la cui liberazione in acqua è imminente. Ciò consentirà di seguire gli spostamenti e le abitudini di questi rettili marini tanto goffi nei loro movimenti sulla sabbia, quanto splendidi quando nuotano con le pinne anteriori che le fanno veramente ’volare’ in acqua.

Giacomo Mascellani