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Perché la candidatura di Sara Funaro a Firenze è il regalo di Natale del Pd a Renzi

Sara Funaro

Con la candidatura senza primarie di Sara Funaro a sindaco di Firenze, il Pd si spacca al proprio interno, regala visibilità a Renzi e rischia il flop se va al ballottaggio

“Il sindaco di Firenze sta diventando per il Pd un’istituzione che i francesi definirebbero octroyée, cioè graziosamente concessa dal sovrano politico di turno e in continuità dinastica con chi lo abbia preceduto”. A scriverlo è l’editorialista del Corriere Fiorentino Franco Camarlinghi. Il riferimento ovviamente è alla candidata del Pd alle prossime elezioni comunali, Sara Funaro, e alla decisione del partito di indicarla senza passare dalle primarie, che hanno (quasi) sempre contraddistinto il Partito democratico. Come dimostra la stessa elezione dell’attuale segretaria Elly Schlein.

“Sara Funaro, sfuggita alle primarie (…) oggi rischia di apparire agli occhi di alcuni, o molti, non si sa, come un’appendice di Nardella, e questo può lasciare il sapore di qualcosa che somiglia a una casta (…) Ma chi glielo ha fatto fare?” si chiede Camarlinghi.

L’INCOGNITA RENZI E IL RISCHIO BALLOTTAGGIO

Il risultato è che adesso si è creata una forte frattura interna al Pd, con l’altra candidata alle primarie (mai tenujte), Cecilia Del Re, che parla apertamente di “partito spaccato” e afferma “io non mollo”. Il principale motivo di preoccupazione per i maggiorenti del Pd adesso però ha un nome e un cognome: Matteo Renzi. Che sabato probabilmente presenterà la propria candidata a sindaco, Stefania Saccardi, attuale vicepresidente della giunta regionale e con una lunga carriera di governo locale e regionale. Renzi e Italia Viva a Firenze hanno uno zoccolo duro. Il vero rischio o terrore per il Pd adesso è il ballottaggio “che sarebbe già un risultato per la Saccardi e per Renzi – continua Camarlinghi – e che lascerebbe spazi aperti e nuovi”.

NEL 2019 NARDELLA TRIONFO’ AL PRIMO TURNO (CON I RENZIANI)

La mossa del Pd di byapassare le primarie poggia anche sul fatto che alle amministrative del 2019 Nardella venne riconfermato con oltre il 57% delle preferenze al primo turno. La situazione oggi sembra un po’ diversa: si trattava appunto di una riconferma del sindaco uscente; Nardella poteva contare anche sui voti dei renziani; il partito era (almeno apparentemente) unito e non spaccato come oggi; il candidato del centrodestra non era abbastanza competitivo.

Alle regionali del 2020 in Toscana, quando già si era costituita Italia Viva, il partito di Renzi – alleato con +Europa – ottenne nelle quattro circoscrizioni di Firenze una media del 5% con punte del 6,7%.

RENZI ALL’ATTACCO DELLA DITTA

Oltretutto, se dovesse concretizzarsi questo derby interno al centrosinistra (senza considerare un eventuale exploit del possibile candidato del centrodestra, il direttore degli Uffizi Schmidt), è probabile che lo stesso Renzi decida di intraprendere una campagna elettorale attiva per la sua candidata, e fare così anche le prove generali per le successive elezioni Europee. Un esempio lo abbiamo avuto già oggi, con l’editoriale sul Riformista firmato dal leader di Iv nel quale mena duro contro la decisione del Pd locale di non ricorrere allo strumento delle primarie (non solo a Firenze ma neanche per le regionali in Sardegna). E incalza: “Se il Pd persino sulle primarie ritorna a fare la ditta, i sedicenti riformisti che ci stanno a fare?”.

IL VETO DELLA SINISTRA AI RENZIANI E L’AVENTINO DEL M5S

Non solo. Come riporta Repubblica Firenze, sembra che alla base del sostegno di Sinistra italiana e Verdi alla candidatura di Funaro ci sia un accordo che porrebbe un veto a eventuali ingressi – anche futuri – a nuovi alleati, con riferimento in particolare ai renziani. E questo, quindi, nonostante le aperture al dialogo del segretario del Pd locale Fossi. Mentre sul fronte grillino un avvicinamento non c’è mai stato, dopo che l’ipotesi di candidatura unitaria sul nome del professore universitario Tommaso Montanari – fortemente sostenuto dal M5S – non è mai decollata.

CHI E’ SARA FUNARO

Quarantasette anni, esperienza in questa e nella precedente giunta, nipote dello scrittore Piero Bargellini che fu sindaco democristiano durante l’alluvione del 1966. Sara Funaro è l’attuale assessore al welfare e sanità, accoglienza e integrazione del Comune di Firenze, e scelta dall’assemblea cittadina del Pd (senza le primarie) come candidata della coalizione di centrosinistra. Nata da madre cattolica e padre di religione ebraica (la stessa che lei ha abbracciato), Renzo Funaro, già presidente dell’associazione Opera del Tempio Ebraico, Sara Funaro – ricorda Quotidiano nazionale – è psicologa e psicoterapeuta. Laureata all’Università degli Studi di Firenze, si è specializzata in psicoterapia con un corso quadriennale in psicologia clinica presso il policlinico Le Scotte di Siena, ma ha svolto anche un corso di perfezionamento in psicoterapia fenomenologica all’Università di Urbino e ha frequentato un master di etnopsichiatria al Centre Devereux di Parigi.

COSA RACCONTA DI SE’ SARA FUNARO

“Sono nata nel 1976 a Firenze, anno in cui Tina Anselmi fu la prima donna italiana nominata ministro, portando avanti importanti battaglie per i diritti delle donne. Anno in cui Jobs e Wozniach, due appassionati di informatica in un garage della California con pochi dollari in tasca, fondarono la Apple. Anno in cuiLarry Mullen intenzionato a mettere su una band, affigge un volantino con un appello a cui rispondono in quattro e nascono gli U2 – racconta di sé Sara Funaro – Sono nata negli anni in cui i sogni accompagnati da competenze e determinazione si iniziavano a realizzare.

Sono nata in una città che si presenta da sola per bellezza e cultura, una città che è sempre stata baluardo della difesadei diritti degli uomini, a partire dall’abolizione della pena di morte. Ho avuto la grande fortuna di crescere in una famiglia nella quale le differenze religiose, culturali e identitarie sono state sempre elemento di unione, attraverso il confronto e il rispetto reciproco”.

Questa volta però le differenze hanno diviso la sua candidatura, che così tanto unitaria non è.

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