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Non vi fate fregare dall’estetica della produttività. È una truffa

Per caso diventi un'altra persona se compri caffè freddo, dei portadocumenti carini e una lezione di yoga?
Non vi fate fregare dall’estetica della produttività. È una truffa

Per trasformarvi in una "ragazza di successo", una "that girl", ci sono un paio di cose che dovete fare. Bere non meno di tre bevande al mattino, incluso – ma non solo – un matcha tea latte, acqua calda con limone, e un frullato salutista. Allenarvi prima delle 9 del mattino, preferibilmente con un completo coordinato. Sarebbe meglio poi dedicare alla cura della pelle una routine in più passaggi dal costo che può oscillare tra i 100 e i 1000 dollari. Poi, le attività domestiche: tenere un diario, leggere, meditare, rifare il letto prima di iniziare la giornata lavorativa. La sera, la "ragazza di successo" ricomincia da capo tutto: bevande, cura della pelle, lettura e preparazione della cena, impiattata in modo impeccabile. E non scordatevi di documentare online questa procedura perché se ne tenga traccia.

Potrebbe sembrare una tendenza positiva che spinge gli utenti a migliorarsi. In realtà è un’estetica trita e riciclata, ideata per trasformarci in "lavoratori perfetti".

Cosa si intende per "estetica" in rete?

L’estetica esiste da millenni. Filosofi antichi come Platone, Aristotele, Plotino, Socrate e Senofonte hanno dibattuto sui modi in cui arte e bellezza interagiscono. Migliaia di anni dopo, i loro sforzi sono stati alla base delle discussioni condotte da filosofi come Alexander Gottlieb Baumgarten, che ha definito l’estetica come una sorella minore della logica, e Arthur Schopenhauer, che ha sostenuto che l’estetica non dovrebbe mai intrecciarsi con la politica altrimenti rovinerebbe il senso della bellezza. Una delle descrizioni più rilevanti dell’estetica si deve alla penna di Oscar Wilde, che scrisse: “L'estetismo è una ricerca dei segni del bello” e disse che “abbellendo gli aspetti esteriori della vita, si abbelliscono quelli interiori”.

La descrizione dell’estetica fatta da Wilde può aiutarci a capire il motivo che ci spinge a collezionare soprammobili e a esporli in casa, a realizzare con cura composizioni floreali in cucina o a creare una collezione d’arte privata. Ma quando Internet e i social media hanno preso piede nella società, questa definizione di estetica si è nuovamente trasformata, passando a riferirsi al modo in cui una sottocultura si manifesta, si esprime e si percepisce online. Nel 2021, Sarah Spellings di Vogue ha scritto che l’estetica “si è evoluta da parola accademica, usata da artisti e autori a un modo con cui categorizzare le nostre identità. Può significare sia lo stile personale che un vago sostituto della bellezza”. Nello stesso anno, Kaitlin Tiffany di The Atlantic ha scritto che la parola aveva “divorziato dalle sue origini accademiche” in maniera definitiva dopo essere stata catapultata nel mainstream dagli utenti di Tumblr nei primi anni della piattaforma. Oggi la gente la usa come aggettivo, dicendo “è così estetico”, che in realtà significa “è esteticamente piacevole per me”, sottolinea Tiffany. “Nel gergo comune di Internet, ora indica un insieme di simboli, o, più precisamente, qualcosa che fa tendenza”.

Per via della natura ciclica di Internet, qualsiasi cosa può essere una “nuova” estetica. Prendete, per esempio, lo stile ragazza acqua e sapone, che è apparso originariamente tra le donne nere e di colore negli anni ’90 proponendo capelli pettinati all’indietro, raccolti in uno chignon, orecchini a cerchio d’oro, e pelle luminosa, idratata. Recentemente, è stato adottato da donne bianche come Hailey Bieber ed è un esempio di uno dei problemi più gravi di molte delle estetiche più diffuse oggi in rete. Invece di far comprendere meglio al pubblico un movimento artistico, come dovrebbero fare, i social media l’hanno fatta diventare per lo più una trita strategia capitalista, razzista e classista.

Una delle più popolari – e insidiose – tra queste tendenze estetiche è una sottocultura che abbraccia una serie di “estetiche della produttività”. E, guarda caso, sono delle vere e proprie truffe.

Che cos’è l’estetica della produttività?

Le estetiche in rete dedicate al miglioramento personale spaziano tra controllo della dieta, esercizio fisico, sonno, igiene e comportamenti delle persone che fanno post relativi a questo trend. Le donne, ad esempio, si scattano selfie in palestra e scrivono #CleanEating (mangiare sano) e di essere #BuiltDifferent (essere diversi); passano ore in ufficio dopo aver finito il loro turno perché sono #Feminist #GirlBoss, padrone del loro destino, oppure dedicano la propria esistenza online alla ricerca della perfezione con lo scopo di diventare #ThatGirl, “quella ragazza”, appunto.

Ognuna di queste diverse varianti dell’estetica della produttività spinge la gente a migliorarsi, per il proprio benessere personale, a dispetto di una società che ci consuma. Sotto sotto, però, si continua a mantenere lo status quo capitalista della società. Questa è la fregatura: la tendenza estetica è in realtà al servizio della stessa società responsabile del nostro esaurimento.

Alcune delle abitudini che queste estetiche della produttività spingono gli utenti a emulare sono davvero positive. È stato dimostrato che mangiare bene, fare esercizio fisico, tenere un diario e meditare sono metodi efficaci per la cura personale. Ma farlo con lo scopo di aumentare la produttività non farà altro che precipitarvi ancora più a fondo nel baratro da cui si sta cercando di uscire. E cercare di replicare l’estetica performante di creatori che promuovono stili di vita aspirazionali, spesso irraggiungibili, può avere un impatto negativo sulla salute mentale di utenti e consumatori, con effetti dannosi sulla nostra psiche.

È un trend estetico al servizio di quella stessa società responsabile del nostro esaurimento.

Nel libro Wellness TikTok, l’autrice Katlin Marisol Sweeney-Romero sostiene che questa forma di contenuti aspirazionali “si inserisce nella visione suprematista bianca della bellezza e della produttività, idealizzando il ‘look’ del benessere come quello di una donna che è costantemente impegnata - per il suo lavoro e per il suo corpo - e che è giovane, bianca o che può passare per bianca, magra, in salute, cisgender, e la cui espressione di genere si attiene alle aspettative etero normative della femminilità”.

L’utente di TikTok @c.a.i.t.l.y.n ha fatto una lettura marxista di That Girl e di 5 to 9 - trend in cui gli influencer descrivono il lavoro che svolgono nelle ore precedenti e successive al loro impiego, al culmine del loro successo in rete. L’autrice fa riferimento al libro di David Harvey, A Companion to Marx’s Capital, secondo cui il tempo è un costrutto sociale modellato in relazione alla settimana lavorativa, e sottolinea che queste tendenze sono costruite intorno alla produttività e alla “massimizzazione del proprio potenziale sia come lavoratore che come consumatore nell’ambito del capitalismo”.

“Pensate ai modi in cui usiamo il nostro tempo, anche al di fuori del posto di lavoro, per assecondare gli obiettivi del posto di lavoro [e per prepararci] a dare risultati migliori quando siamo al lavoro”, aggiunge l’autrice, sottolineando come cerchiamo di ottimizzare i nostri spostamenti e la preparazione al lavoro ascoltando podcast a tema o riguardando cose di lavoro anche mentre torniamo a casa. “Abbiamo sviluppato estetiche e tendenze legate alla produzione di produttività”.

Stephanie Alice Baker, professore associato di sociologia presso la City University di Londra, ha dichiarato a Mashable che non si tratta di un nuovo tipo di approccio al miglioramento personale.

“Le tecnologie cambiano, si evolvono, ma c’è ancora questo impulso di fondo verso il miglioramento di sé, e si tratta sempre di un miglioramento di sé in relazione al sistema di cui si è parte, piuttosto che di un individuo isolato che cerca di migliorarsi a livello personale”, dice Baker.

A causa del profondo legame con la nostra società, l’estetica della produttività sembra essere promossa principalmente da chi ha il tempo, i soldi e la capacità di impostare la propria vita in modo esteticamente piacevole e produttivo: i bianchi della classe superiore.

Elementi di genere nell’estetica della produttività

I risultati che si ottengono cercando #discipline su Instagram e cercando #5to9 sono praticamente gli stessi, con una sola eccezione: gli uomini inondano l’hashtag “disciplina” con i video dei loro allenamenti, mentre le donne inondano l’hashtag “5to9” con i loro. Stessa cosa, etichetta diversa.

Baker ha studiato la rappresentazione di genere su Instagram, concentrandosi sull’estetica della famiglia in forma (in cui gli utenti postano foto in palestra con i muscoli, accompagnati da citazioni motivazionali) e sulla cultura dell’alimentazione sana online. Ha scoperto che, poiché non è culturalmente accettabile ammettere di voler perdere peso, questi account si propongono invece in termini di salute e benessere. Inoltre, grazie al suo lavoro, ha scoperto che su Instagram la cultura della dieta è “prevalentemente maschile”.

“Superficialmente, credo che la maggior parte della gente potrebbe pensare che sia un’estetica molto femminile”, ha spiegato Baker a Mashable. “Ma in realtà quello che abbiamo scoperto con il nostro studio è che in prevalenza le persone che usavano hashtag relativi al mangiare sano e che totalizzavano i post di maggiore successo erano invece uomini. Ed era un’estetica diversa. Molto più inquadrata verso un orientamento salutista maschile e muscolare”.

Cos’è l’estetica “That Girl”?

Ma se guardiamo all’estetica della produttività, c’è una tendenza che ha una forte connotazione di genere innata: l’estetica That Girl. “Quella ragazza” è una persona che si allena, tiene un diario, legge, fa le pulizie e mangia un pasto sano prima ancora di iniziare la giornata lavorativa. Ci sono più di 7,1 miliardi di visualizzazioni dell’hashtag #ThatGirl su TikTok e oltre 838.000 post con l’hashtag #ThatGirl su Instagram. L’estetica That Girl è stata universalmente criticata per aver promosso la cultura dell’essere perennemente in movimento, della grassofobia, del classismo e per essere tossica in generale. Ma anche se That Girl si dissolvesse, non scomparirebbe mai del tutto: riapparirebbe con lo stesso spirito, riproposta in un pacchetto completamente nuovo.

La società è sempre alla ricerca di modi per spingere le persone a migliorarsi. Prima di That Girl, c’è stata l’era delle Girl Boss, imprenditrici di successo e padrone del proprio destino. Molto prima dell’era delle Girl Boss, c’è stato il classico del 1861 di Isabella Beeton, Il libro di Mrs. Beeton: saggi consigli domestici per la perfetta gentildonna. Siamo in un ciclo perpetuo di “girlboss-ificazione”, che ora ha preso la forma dell’estetica della produttività in rete. L’energia non si crea né si distrugge.

“Finché quello che riteniamo di valore sarà costantemente alla base di quello che consideriamo bello, allora sarà difficile distinguere tra le due cose, anche se le applicazioni, a livello minimo, saranno diverse”, ha dichiarato a Mashable Hannah Kim, docente di filosofia al Macalester College e membro dell’American Society for Aesthetics. “Faremmo di tutto per ottenere migliori risultati sul lavoro, anche cambiare il nostro aspetto, il nostro modo di parlare e il nostro modo di vivere”.

Baker aggiunge che questi obiettivi possono “sembrare molto personali”, ma in realtà tendono a dipendere “dal sistema più ampio di cui fanno parte”, che sia il capitalismo o il patriarcato. L’estetica That Girl si basa sul miglioramento di sé. Numerosi video che descrivono come diventare That Girl ruotano attorno al fare cose che sono positive per voi e per la vostra vita, a patto che l’obiettivo finale sia in linea con la vita di That Girl. Manca l’elemento personale. E potrebbe non essere un caso.

“L’estetica non è solo un elemento personale, individuale, è un sistema di segnali ancorato alla società, anche per le 'It Girl', le ragazze più popolari, icone di stile. Una It Girl non sarebbe nulla se non fosse per tutte le persone che vogliono essere come lei. Ha bisogno di questo radicamento e ne è dipendente”, spiega Kim.

Perché proprio ora?

Ci sono elementi particolari che caratterizzano il nostro tempo e il nostro posto nel mondo che rendono l’estetica della produttività nelle sue varie declinazioni una truffa incredibilmente insidiosa. Il divario fra ricchi e poveri è sempre più profondo, la recessione incombe e siamo più soli che mai, il che ci porta a cercare un senso di comunità ovunque possiamo trovarlo.

Negli ultimi decenni si è verificato un enorme cambiamento nel modo in cui gli americani entrano in contatto con gli altri. Secondo un rapporto del Congresso del 2019, le adesioni sono diminuite costantemente in tutti i settori, dai gruppi ecclesiastici alle associazioni scolastiche, dai sindacati alle confraternite universitarie. Il rapporto del Comitato economico congiunto ha rilevato che i tassi di adesione ad alcune organizzazioni sono scesi dal 75% del 1974 al 62% del 2004.

“Quando non ci sono queste strutture religiose a fornire una guida, indicando che tipo di persona si dovrebbe diventare, finisce che la gente cerca comunque un senso”, dice Baker. “Si ha ancora bisogno di qualcuno che ci indichi uno scopo”. Ed è qui che spesso si trovano celebrità o influencer a riempire questo vuoto”.

Inoltre, le tendenze estetiche in rete tendono a mutare a un ritmo più rapido rispetto alla vita reale, in parte perché i trend raggiungono le persone sempre più velocemente. La Girl Boss è stata sostituita dalla That Girl. “Quella ragazza” è stata sostituita dalle ragazze 5-to-9. Siamo inseriti in un ciclo perpetuo di estetiche della produttività.

“Via via che un numero sempre maggiore di persone vengono esposte alla stessa idea, ci saranno forme di rifiuto più rapide, o sviluppi ed elaborazioni successive più rapide”, commenta Kim. “Quindi non mi sorprende affatto che, soprattutto per una piattaforma con un’utenza così vasta come TikTok, le tendenze estetiche cambino costantemente”.

Arlie Hochschild, scrittrice che ha coniato l’espressione “secondo turno” per riferirsi alle faccende domestiche e alla cura dei figli che le persone (soprattutto le donne) si sobbarcano prima e dopo il lavoro, ha anche parlato di come il modo con cui ci mostriamo agli altri influenzi chi siamo realmente. Secondo l’autrice, più ci impegniamo per sentirci a nostro agio, rappresentando un’emozione che pensiamo di dover provare, meno autentiche diventano quelle emozioni che ci impegniamo a provare. Così facendo ci allontaniamo sempre di più dal nostro vero io.

La risposta non è smettere di fare le cose che vi fanno stare bene, ma forse essere più consapevoli del motivo per cui le fate. Tenete un diario per seguire una tendenza in rete e per postare su Instagram Stories, oppure lo fate perché vi fa sentire meglio e vi permette di entrare in contatto con la vostra sfera interiore? La consapevolezza delle nostre azioni è necessaria quando siamo costantemente trascinati in un mondo non di nostra creazione, ma alimentato dalle volontà delle aziende tecnologiche e dal capitalismo, che spingono un’estetica della produttività che in realtà non è affatto produttiva.

Questo articolo è stato tradotto dall'edizione americana di Mashable

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