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Perché Roberta Metsola inizia dal Sud Italia il tour dell’Europa

Metsola

Sud Italia in difficoltà e a rischio spopolamento: inizia dalla Campania il tour promozionale dell’Europa, in vista delle prossime elezioni europee, della presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola 

Parte dal Sud Italia il tour “promozionale” in vista delle prossime elezioni europee della presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. “Quando andremo alle elezioni a giugno, ai cittadini dobbiamo proporre una scelta pro-europeista – ha detto la presidente Metsola in visita a Caserta -, che vada avanti per i cinque anni che vengono”.

IL TOUR DELLA PRESIDENTE METSOLA PARTE DAL SUD ITALIA

Il tour della presidente Metsola intende toccare le quattro regioni più grandi del Sud Italia: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. L’obiettivo è duplice. Da un lato far sentire più vicine le istituzioni europee, sentite spesso come lontane e fredde, e convincere, quindi i cittadini a recarsi alle urne. “Il mio mandato è iniziato circa due anni fa e da allora non c’è stato un giorno in cui non mi sia impegnata ad avvicinare il Parlamento Europeo ai cittadini – ha detto la presidente Metsola -, uscendo dalla bolla di Bruxelles e Strasburgo”. Dall’altro è convincere che la scelta tradizionale, quindi quella per i partiti che sinora hanno avuto la maggioranza nel Parlamento europeo, sia la migliore.

L’EUROPA CHIAMA IL SUD ITALIA ALLE URNE

A livello nazionale l’affluenza alle urne alle elezioni europee è andata continuamente calando, passando dall’85,65% del 1979 al 54,5% del 2019. Un dato che risente della maggiore affluenza del nord Italia ma che vede il Sud Italia nelle seguenti condizioni: la Puglia al 49,8%, la Campania al 47,6%, la Basilicata al 47,3%, la Calabria al 44%, la Sicilia al 37,5% e la Sardegna addirittura al 36,2%. “Le nostre politiche funzioneranno se le misure attuate saranno realistiche e pragmatiche mantenendo i nostri cittadini al centro di tutte le decisioni”. Quegli stessi cittadini che al momento non si sentono parte del progetto europeo e che, quindi, non si recano alle urne.

LA CONQUISTA DELL’ELETTORATO MERIDIONALE

Il 2019 fu un anno molto positivo per le istanze antieuropeiste portate avanti da M5S e Lega che, a livello nazionale, raccolsero, rispettivamente, il 34,3% e il 17,1% delle preferenze. Meglio andò al Sud il M5S, primo partito con il 29,1% dei voti, seguito dalla Lega con il 23,5%. La Lega, invece, si impose come primo partito a Nord-Est (40,6%), a Nord-Ovest (40,9%) e nell’Italia centrale (33,4%). Ora le cose sono molto cambiate rispetto a cinque anni fa. Il seguito di cui godevano questi due partiti si è redistribuito in larga parte andando verso Fratelli d’Italia e, in maniera più ridotta, verso il PD.

Il tour di Roberta Metsola ha tra i suoi obiettivi anche quello di convincere l’elettorato meridionale che l’elettorato meridionale della precarietà del progetto del centrodestra europeo. L’idea, supportata anche dal presidente del Ppe, Manfred Weber, seppur risponda al sentire degli elettori (come testimoniato dai risultati di Italia, Svezia, Finlandia e Grecia), si scontra con il quadro delle affiliazioni dei partiti nazionali. Perché le affiliazioni dei singoli partiti che dovrebbero comporre il centrodestra europeo spaziano attraverso diverse declinazioni di “destra”, da quella moderata e liberale alle frange estremiste.

SUD ITALIA: FUGA DEI PIÙ GIOVANI E QUALIFICATI

Il viaggio della Presidente Metsola inizia nel giorno in cui lo Svimez pubblica un report impietoso sulle condizioni sociali, economiche e demografiche del Sud Italia. Il report, presentato a Roma proprio da Raffaele Fitto, ministro per gli affari europei, il sud, le politiche di coesione e il PNRR, fotografa una situazione di estrema difficoltà per il meridione d’Italia. Il Sud continua a perdere popolazione, soprattutto quella giovane e qualificata. Un mercato del lavoro estremamente vulnerabile non riesce a trattenerli e a dare loro una prospettiva di futuro accettabile. La precarietà è il pane quotidiano per i lavoratori del Sud Italia: quasi quattro lavoratori su dieci hanno un lavoro a termine.

NEL 2080 UN SUD ITALIA VECCHIO E POCO PRODUTTIVO

A questo si aggiunge che il Mezzogiorno si è impoverito da un punto di vista demografico. Dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2,5 milioni di persone, al netto dei rientri, il Sud ha perso 1,1 milioni di residenti. Le partenze hanno interessato soprattutto i più giovani: tra il 2002 e il 2021 il Mezzogiorno ha subìto un deflusso netto di 808 mila under 35, di cui 263 mila laureati. Se continua di questo passo nel 2080 la perdita di residenti arriverà a 8 milioni di persone e la popolazione del Sud, attualmente pari al 33,8% di quella italiana, si ridurrà ad appena il 25,8%. Il processo di invecchiamento della popolazione che interessa tutto il territorio nazionale entro il 2080 dovrebbe portare il Mezzogiorno a perdere il 51% della popolazione più giovane (0–14 anni), pari a 1 milione e 276 mila unità.

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