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Cosa (non) cambia per Meloni dopo la bocciatura del piano Ruanda di Sunak

Meloni Sunak

La Corte suprema britannica ha bocciato il piano Ruanda voluto dal premier Sunak. E c’è chi parla di sconfessione anche del modello Tirana promosso da Giorgia Meloni

La notizia della sonora bocciatura da parte della Corte Suprema britannica del piano voluto dal primo ministro Sunak sul trasferimento in Ruanda dei richiedenti asilo che arrivano attraverso il canale della Manica sta già alimentando il dibattito in tutta Europa e, a maggior ragione, anche in Italia.
Il conservatore Sunak, infatti, è uno dei leader europei con i quali la premier Meloni ha instaurato – come da lei stesso dichiarato – un rapporto più affine e consolidato. Non solo. Proprio al piano Ruanda si era ispirato il governo italiano per redigere il patto Italia-Albania che continua a far discutere.

COSA HA STABILITO LA CORTE SUPREMA UK SUL PIANO RUANDA DI SUNAK

I cinque supremi giudici all’unanimità hanno respinto il ricorso presentato dal ministero dell’Interno e confermato il precedente verdetto della Corte d’Appello di Londra secondo cui il Ruanda non può essere considerato un Paese terzo sicuro. “La Corte Suprema respinge all’unanimità il ricorso del ministero dell’Interno e conferma la conclusione della Corte d’Appello – si legge nel dispositivo della sentenza – Questo perché ci sono fondati motivi per ritenere che i richiedenti asilo correrebbero un rischio reale di maltrattamenti” nel caso fossero rimandati nel loro Paese di origine una volta respinti in Ruanda.

La Corte suprema, da quello che emerge, ha quindi solo valutato se il Ruanda fosse un “Paese terzo sicuro” verso cui inviare i migranti. Tant’è che lo stesso Sunak ha già fatto sapere che il governo britannico “ha già lavorato su un nuovo trattato con il Ruanda e lo finalizzeremo alla luce della sentenza odierna”.

COSA CAMBIA PER IL PATTO CON L’ALBANIA DEL GOVERNO MELONI?

Chiaramente gli occhi degli osservatori italiani si sono spostati subito su eventuali commenti e mosse di Palazzo Chigi. Per il patto firmato dal governo italiano con l’Albania però non dovrebbe cambiare nulla sul piano tecnico-formale, perché appunto la sentenza britannica si è limitata ad appurare la sicurezza del Ruanda per i migranti. A Tirana non ci sono certo centri di detenzione illegale o a rischio torture o maltrattamenti. Da questo punto di vista, quindi, l’intesa per far sbarcare nel Paese balcanico i migranti salvati in mare e tenerli lì in dei centri di accoglienza dove processare le domande di asilo non dovrebbe subire contraccolpi.

IL PIANO MELONI AVEVA GIA’ AVUTO UN PRIMO VIA LIBERA DALL’UE

Oltretutto il piano Meloni aveva avuto un primo via libera dall’Unione europea, anche se Bruxelles aspetta di vedere e capire meglio i dettagli. “La valutazione preliminare del nostro servizio giuridico dell’accordo tra Italia e Albania è che non si viola il diritto comunitario”, in quanto l’accordo “è al di fuori del diritto comunitario”, aveva dichiarato la commissaria europea agli Affari interni Johansson.

Leggi anche: Mattarella sorpreso dal patto dell’Italia con l’Albania?

Un portavoce della Commissione aveva inoltre spiegato che “gli Stati membri possono estendere l’applicazione del diritto dell’Ue al di là del territorio dell’Unione, pur essendo ancora sotto la giurisdizione” del Paese terzo, e “ciò deve avvenire in modo pienamente coerente con il diritto dell’Ue. È il caso, ad esempio, degli Stati membri che consentono di presentare le domande di protezione internazionale presso i loro consolati”.

Lo stesso cancelliere tedesco, il socialista Scholz, nei giorni scorsi aveva sostanzialmente approvato l’intesa tra Giorgia Meloni ed Edi Rama con il modello Tirana.

INCOGNITA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO

Come nel caso del Regno Unito, una delle principali incognite è rappresentata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, dove sicuramente il piano finirà. E quindi che tipo di giudizi e valutazioni verranno effettuate. Ovviamente, come detto, si tratta di due situazioni totalmente diverse per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. Inoltre, l’Albania è un Paese candidato all’adesione all’Unione europea.

I DUBBI SULL’ESTERNALIZZAZIONE DELLE POLITICHE EUROPEE

Tra i punti dolenti sui quali potrebbe infrangersi l’iniziativa italiana, come ha detto al Sole24ore Marina Castellaneta docente di Diritto internazionale all’Università di Bari, c’è ad esempio “l’esternalizzazione, sotto il profilo territoriale, della procedura di asilo che, però, rimarrebbe gestito da autorità italiane in Albania e questo – osserva la docente – pone problemi di costituzionalità sia sotto il profilo dell’articolo 10, che riconosce il diritto di asilo in Italia, e sia dell’articolo 117 sul fronte del rispetto degli obblighi internazionali con particolare attenzione alla Convenzione di Ginevra del 1951 e del suo Protocollo, nonché della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

IL COSTO POLITICO PER MELONI

Sicuramente Giorgia Meloni potrebbe pagare un costo sul piano politico e di immagine. Proprio alle politiche sui migranti di Rishi Sunak si era ispirata e richiamata la premier italiana e più volte – come scritto – ha fatto riferimento alla sintonia politica con il premier britannico, rientrando quindi nella categoria dei suoi alleati, Proprio su questi aspetti, non a caso, le opposizioni sono già passate all’attacco, per smontare e sconfessare il patto del governo italiano con l’Albania.

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