La Festa della ‘Nzegna, quando popolo e Reali facevano il bagno insieme


Festa, farine e forca erano le tre “F” con il quale secondo Ferdinando II di Borbone si doveva governare un popolo. Infatti fu soprattutto durante il suo regno che a Napoli si diffusero importanti celebrazioni, alcune delle quali sopravvissute anche all’Unità d’Italia. Fra queste si ricorda in particolare la Festa della ‘Nzegna, una festività marinaresca organizzata in onore della Madonna della Catena, che divenne la più importante per il capoluogo campano dopo la Festa di Piedigrotta.

luciani

famiglia di “luciani” fine ‘800

Si celebrava, ogni anno, l’ultima domenica di agosto e aveva per protagonisti un gruppo di luciani, e cioè abitanti del borgo di Santa Lucia, che si riunivano all’esterno della chiesa di Santa Maria della Catena per poi arrivare al Castel dell’Ovo. I “luciani” erano conosciuti in tutta Napoli poiché fornivano il più alto numero di marinai alla flotta borbonica. Per l’occasione indossavano l’abito nuovo e un berretto rosso. A seguirli una folla di scugnizzi e un “pazzariello” che faceva da giullare. Durante il tragitto, arrivato in piazza Plebiscito, si aggiungevano al corteo numerosi finti cortigiani e un uomo e una donna, di una certa età, travestiti da re Ferdinando I e dalla regina Maria Carolina a bordo di una carrozza. Spesso però queste persone non erano gli unici Reali a partecipare alla festa poiché non era difficile vedere tra la folla lo stesso re borbonico, prima Ferdinando I e poi Ferdinando II, che assisteva divertito alla manifestazione. Arrivati al molo tutti i partecipanti salivano su delle imbarcazioni contraddistinte da bandiere e insegne colorate, da qui il nome ‘nzegna. Durante il rito molti, tra marinai e pescatori, venivano però gettati in mare, per un bagno purificatore, per poi essere ripescati in un secondo momento.

La festa della 'nzegna (ultima edizione del 1953)

Festa della ‘Nzegna (ultima edizione del 1953)

Dopo l’Unità d’Italia la Festa della ‘Nzegna fu celebrata il 15 luglio in concomitanza con la Festa del Carmine. Questa manifestazione fu celebrata a Napoli fino al 1953 e fu così amata che alcuni importanti poeti del Novecento vi dedicarono dei versi. Ferdinando Russo, nel 1910, scrisse ‘O Luciano d’ ‘o Rre che recita: “A ‘Nzegna ne chiammava folla ‘e gente! D’uommene e nenne friccecava ‘o mare. Sott’ ‘o sole, cu amice e cu pariente, tu quanto te spassave, a summuzzare! ‘O furastiero, nun sapenno niente, si se fermava a riva pe’ guardare, se sentea piglià pèsole: e ched’è? Mm’ ‘o carriavo a mare appriesso a me! E che vedive, Uà! Striile e resate, e chillo ca n’aveva calatune! Doppo: ‘Signò, scusate e perdunate! E festa, e nun s’affènneno nisciune…’. Chiù de na vota nce se so’ truvate ‘a Riggina e’ ‘o Rre, sott’ ‘e Burbune… E ‘o Rre, ca tuttuquante nce sapeva, quanta belle resate se faceva!”.

Fonti: G. D. Bonino, A. Lezza, P. Scialò, “Teatro di Raffaele Viviani”, Napoli, Guida, 1988

Paolo Izzo, “Le feste negate”, Napoli, Stamperia del Valentino, 2006


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