Economia

Tim, il Tribunale accoglie il ricorso di Vivendi: non ci sarà la revoca dei consiglieri voluta da Elliott

Bocciata la richiesta del fondo - accettata dal collegio sindacale - di integrare l'ordine del giorno dell'assise inserendo la sostituzione di sei consiglieri in quota Vivendi. Si andrà al voto il 4 maggio per l'intero cda. In una nota il fondo parla di "mero ritardo della democrazia e non una sua negazione: gli azionisti esprimeranno il loro volere all'assemblea"

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MILANO - Il tribunale di Milano ha accolto il ricorso di Tim e Vivendi: all'ordine del giorno dell'assemblea di domani non ci sarà la revoca dei consiglieri francesi, chiesta dal fondo Elliott. Si andrà dunque direttamente all'assemblea del 4 maggio per quanto riguarda il rinnovo del consiglio di amministrazione.

Il fondo Elliott aveva anticipato la decisione del tribunale interrompendo la sollecitazione di deleghe per l'assise dei soci e lamentando "il quadro di incertezza" dovuto alle azioni giudiziarie di Tim.

L'esito del ricorso contro l'integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea era atteso per fare chiarezza sull'ordine del giorno, dettando così le 'regole del gioco' per l'assemblea.

La decisione odierna "è un mero ritardo della democrazia e non una sua negazione: gli azionisti esprimeranno il loro volere all'assemblea degli azionisti del 4 maggio". Così in una nota il fondo Elliott a commento della decisione dei giudici. E proprio in vista dell'assemblea continuano gli incontri dei protagonisti per raccogliere voti e appoggi.  Oggi, l'amministratore delegato di Telecom Italia, Amos Genish, si è recato in Mediobanca. Il manager, secondo quanto risulta all'agenzia di stampa Radiocor, è stato visto uscire dal portone della sede di Piazzetta Cuccia attorno all'ora di pranzo. Secondo indiscrezioni si tratta di incontri con gli investitori istituzionali. L'appuntamento nei meeting con i manager delle principali società quotate a piazza affari organizzati periodicamente da Mediobanca securities. In particolare, Genish ha avuto modo di approfondire con una decina di fondi di investimento italiani presenti il piano strategico 2018-20, annunciato al mercato a inizio marzo e poi oggetto di un recente roadshow internazionale. Rispetto a voci circolate sul mercato, Mediobanca, fanno sapere da Piazzetta Cuccia, non ha alcun ruolo attivo nella vicenda Vivendi-Elliott e non ha compiti di advisor.

Sul fronte legale, la materia del contendere tra il fondo speculativo e il primo socio della compagnia Tlc, la francese Vivendi, era proprio la possibilità di votare o no sulla revoca di sei consiglieri di marca francese, e sostituirli con altrettanti nomi indicati dal fondo attivista americano: Elliott aveva chiesto di inserire questo punto all'ordine del giorno, accanto all'approvazione del bilancio, mentre Vivendi ha risposto facendo dimettere i suoi uomini tra cui il presidente Arnaud de Puyfontaine (con la conseguenza di far decadere tutto il cda, che non ha così integrato l'ordine del giorno dell'assemblea come richiesto da Elliott) e convocando una nuova assemblea per il 4 maggio. E' stato poi il collegio sindacale a seguire la linea di Elliott, imponendo l'integrazione dell'ordine del giorno, contro cui Tim e Vivendi hanno proposto ricorso d'urgenza.

DOCUMENTO. La sentenza del Tribunale di Milano

Secondo la giudice giudice civile Elena Riva Crugnola, la presentazione di dimissioni in blocco dei consiglieri Tim non è "palesemente ingiustificata" e "neppure pare essere univocamente diretta a perseguire un intento di danno", nei confronti di Elliott. Nel provvedimento con cui ha accolto il ricorso di Tim e Vivendi dettaglia che l'unico effetto delle dimissioni è "quello di comportare sempre la remissione all'assemblea della scelta dei componenti" del cda.

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I due fronti hanno affilato le armi e si preparano ad andare alla conta dei voti, il momento decisivo in cui si vedrà chi ha in mano i numeri giusti per vincere. Vivendi parte da una posizione di vantaggio rappresentata dalla propria quota del 23,9%, mentre Elliott può contare sul 13,7% potenziale con l'esercizio delle call. Da capire il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, fresca del 4,2% appena acquistato. L'incognita è sulla percentuale di capitale che parteciperà all'assemblea, e sulla raccolta delle deleghe esercitata dai due contendenti presso gli investitori istituzionali. L'anno scorso era presente il 58,7% del capitale e al momento del voto sulle liste Vivendi aveva raccolto il 28,9% e Assogestioni il 28,7% con ampio consenso da parte dei fondi, una dinamica che se ripetuta quest'anno porterebbe Elliott alla vittoria.