01 agosto 2017

Missione antiterrorismo: l'altra vita di CRISPR

La nuova tecnica di editing genico potrebbe essere usata come strumento di attacco in caso di guerra biologica? Nel dubbio, il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti ha deciso di finanziare un programma di ricerca per studiare, oltre ad applicazioni pacifiche di CRISPR, eventuali contromisure a problemi di biosicurezzadi Anna Meldolesi/CRISPerMania

Si chiama Safe genes, ovvero geni sicuri, ed è il nuovo programma di ricerca sulle biotecnologie di ultima generazione finanziato dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, attraverso l’agenzia DARPA, specializzata in tecnologie emergenti. Lo stanziamento, pari a 65 milioni di dollari nell’arco di quattro anni, verrà spartito fra sette gruppi che comprendono i massimi specialisti nel campo della correzione dei genomi: dalla co-inventrice di CRISPR Jennifer Doudna, in forze all’Università di Berkeley, al visionario genetista di Harvard George Church.

Le ricerche finanziate sono rilevanti per  la sicurezza nazionale perché mirano a evitare che gli strumenti per l’editing genomico, cadendo nelle mani sbagliate, possano trasformarsi in una bio-minaccia. Ma il programma della DARPA è stato pensato anche per favorire lo sviluppo di applicazioni pacifiche, stimolando l’innovazione e contribuendo a risolvere i problemi di biosicurezza che potrebbero insorgere per qualche errore commesso in buona fede nei laboratori civili.

Missione antiterrorismo: l'altra vita di CRISPR
Cortesia DARPA
Tra gli obiettivi dichiarati, infatti, rientra lo sviluppo di varianti di CRISPR sempre più precise e affidabili, e l’invenzione di sistemi di sicurezza che aiutino a controllare i “gene drive”, ovvero quegli acceleratori della diffusione di geni che sono una delle applicazioni potenzialmente più rivoluzionarie della tecnologia.

La storia delle armi biologiche hi-tech conta pochi attacchi, nessuno davvero riuscito, ma l’idea che le nuove biotecnologie di precisione possano essere usate a scopo malevolo non può essere esclusa a priori. In particolare è stato ipotizzato che qualche gruppo terroristico, o qualche regime dispotico, possano ricorrere ai gene drive per cercare di diffondere nell’ambiente
organismi modificati per colpire i soldati nemici, spaventare i civili o mettere a soqquadro la produzione alimentare, chissà.

Recentemente, la rivista "Foreign Affairs" ha tratteggiato lo scenario peggiore, immaginando che l’Isis possa cimentarsi con questi strumenti avveniristici, senza però fornire elementi credibili a sostegno della tesi. È vero che CRISPR nel complesso può essere considerata una tecnica economica e facile da usare, ma realizzare i gene drive non è affatto semplice, e gli attentati degli ultimi anni dimostrano che sono sufficienti mezzi di uso comune, come i furgoni lanciati sulla folla, per seminare morte e terrore.

Recentemente il Governo americano ha convocato una ventina di scienziati per un incontro a porte chiuse proprio sul potenziale uso dei gene drive a scopo terroristico ma, secondo "Nature", è probabile che il rapporto del meeting resterà classificato.

Missione antiterrorismo: l'altra vita di CRISPR
RegenerationX/iStock
Le tecnologie che si prestano a un uso bellico oltre che pacifico sono dette dual use. Lo è il fuoco, che può servire a cuocere un pasto ma anche a bruciare una casa, e lo sono anche i gene drive, che sono stati inventati con il nobile scopo di debellare la malaria portando all’estinzione programmata i vettori della malattia.

Per quanto il bioterrorismo possa apparire un rischio remoto, lavorare a eventuali contromisure resta comunque una buona idea.  Tra le ricerche finanziate dalla DARPA compaiono esperimenti in ambienti confinati su organismi modello come i nematodi e il lievito, ma anche zanzare e roditori. Gli obiettivi comprendono lo sviluppo di nuove proteine anti-CRISPR capaci di bloccarne l’attività, se necessario, e la creazione di gene drive modulari, che possano essere sfogliati come le margherite, perdendo un elemento genetico dopo l’altro fino a esaurire la propria carica di acceleratori genetici. È previsto anche un progetto per sviluppare le potenzialità dell’editing genomico in chiave antivirale, per fermare minacce naturali come Zika ed Ebola.  

Ma nell’universo non ci sono pasti gratis, si sa, e c’è chi teme che il prezzo da pagare per il nuovo canale di finanziamento sia un danno di immagine per l’intero filone di ricerca. Il coinvolgimento del Dipartimento della difesa a stelle e strisce, infatti, potrebbe destare qualche sospetto nei paesi in via di sviluppo, che invece sulla carta sarebbero i principali beneficiari dell’uso pacifico di questa piattaforma tecnologica.

(L'originale di questo articolo è stato pubblicato nel blog CRISPerMania il 31 luglio 2017. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)