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Ecco IO, l’app del cittadino digitale, per facilitare il rapporto con le PA

Arriverà in estate, in sperimentazione, e sarà il primo segno tangibile di quell’idea di “cittadinanza digitale” dove l’utente potrà fare tutto o quasi in un solo posto, con la PA

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Sta per arrivare il primo segno tangibile di quel sogno di “cittadinanza digitale”, di cui il Governo parla ormai da tre anni. Un luogo unico, per la precisione un’app, dove gli utenti possono gestire in modo semplificato i propri rapporti con la pubblica amministrazione. Pagare una multa,  ritirare un certificato comunale. Controllare scadenze per un tributo e ricevere le relative notifiche sul cellulare. Tutti i servizi digitali in un solo posto, insomma, invece che distribuiti fra i tanti siti di PA con cui abbiamo a che fare.

L’app - nome in codice IO - arriverà in versione sperimentale quest’estate, a cura del ministero della PA e Semplificazione, Team Digitale e Agenzia per l’Italia Digitale (due organismi, presso la presidenza del Consiglio, che si occupano della trasformazione digitale della PA). Il nome definitivo dell'app sarà comunicato in seguito.

"Il cittadino potrà anche dire all'app le proprie preferenze, di cui le PA terranno conto: il tipo di pagamento preferito, la modalità con cui vuole essere contattato", spiega a Repubblica dal Team Digitale. "Qui potrà anche indicare il proprio domicilio digitale". Secondo le ultime norme, il cittadino ha diritto a indicare un domicilio digitale (come una pec) e obbligare così la PA a contattarlo solo lì (non via posta cartacea). Ma questa novità sarà operativa solo nei prossimi mesi, nell'attesa di alcune misure tecniche necessarie a renderla funzionale per le PA.

Nella pratica, poi, il cittadino avrà bisogno di tre cose per usare l’app appieno: di una identità digitale SPID (per ora gratuita), che il proprio Comune sia passato all’ANPR (l’anagrafe unica) e che le PA verso cui fare pagamenti siano sulla piattaforma PagoPA. Se il Comune non è entrato in ANPR, tuttavia, i soli servizi non utilizzabili sono quelli anagrafici (certificati anagrafici, cambio residenza).

Quest’ultimo è finora, probabilmente, il progetto centralizzato di PA digitale che più sta dando un vantaggio pratico al cittadino, permettendo di pagare in modo semplificato e anche elettronico – tra l’altro - i bolli auto, i contributi volontari Inps per la pensione e, a breve, tutte le multe extra urbane.

Non è poco se si considera che, dopo sei anni di Agenda digitale italiana (partita nel 2012 con il Governo Monti), sono stati pochi e quasi tutti recenti gli impatti pratici ottenuti sui rapporti tra cittadino e PA.

Se PagoPa è a buon punto, ANPR solo da poco ha avuto una buona accelerazione: sono 136 i comuni passati alla nuova anagrafe centralizzata, per un totale di 2,2 milioni di cittadini residenti interessati. Fino a due mesi fa erano 50 e 1,3 milioni rispettivamente. E i Comuni che sono vicini al subentro in ANPR sono 1.123, per 9,1 milioni di residenti. Al momento soprattutto città piccole e medio piccole, con solo Perugia tra i capoluoghi di Regione (da marzo). Tra i Comuni imminenti non risulta Roma (Latina sì, invece) né Napoli, ma c’è Milano, città del resto all’avanguardia nei servizi di PA digitale. Le norme dell'Agenda digitale stabilivano che tutti i Comuni avrebbero dovuto migrare ad ANPR entro dicembre 2016, ma si è rivelato ben presto un obiettivo impossibile. Del resto, solo da poco il Governo ha individuato fondi e risorse tecniche per aiutare i Comuni in questa delicata procedura (14 milioni di euro del Pon Governance).

Quest’estate, quando ci sarà l’app sperimentale, la situazione dell’ANPR dovrebbe essere ancora un po’ migliorata. E l’app potrà fare da sprone per ulteriori attivazioni Spid (ora ce l’hanno 2,3 milioni di persone). 

“Bene l’idea di un’app unica, ma il problema è che si basa su due pilastri (SPID e anagrafe unica) che ancora sono oggettivamente traballanti”, dice Andrea Lisi, avvocato specializzato in PA digitale (e noto nel settore per la sua attività critica in merito).
Si noti anche che l’idea di un posto unico, digitale, per i rapporti tra PA e cittadino, era già affiorata con il progetto Italia Login di Paolo Barberis, che in origine doveva essere tutto basato su web. Cambio di rotta, ora c’è un’app. Le web app - spiegano dal Team - arriveranno in seguito, perché un'app tradizionale gestisce meglio le notifiche.

“La trasformazione digitale non è un percorso semplice, abbiamo incontrato molte difficoltà, di carattere infrastrutturale, organizzativo e non ultimo culturale”, ha spiegato del resto la stessa ministra Marianna Madia in un post su Facebook. “Ma dopo quattro anni di lavoro siamo sulla strada giusta. Insieme a Diego Piacentini, il Commissario straordinario per l’agenda digitale, e il suo Team abbiamo fatto il punto sullo stato di avanzamento della road map della digitalizzazione”.
“Servono tre cose, per uscire dall’alveo dei sogni irrealizzabili: una reale governance digitale delle pa che partecipano al Sistema Paese (è la governance digitale non si ottiene a costo zero ma va sostenuta e finanziata); formazione dei dipendenti pubblici che devono essere i reali motori del cambiamento del Paese; alfabetizzazione dei cittadini (solo cittadini consapevoli richiedono strumenti innovativi e pretendono servizi on line)”

Sono aspetti – soprattutto i primi due – dove soprattutto nell’ultimo anno si sono visti progressi; ma tutti gli esperti – tra questi Alfonso Fuggetta del Cefriel, Politecnico di Milano, in molti suoi interventi pubblici - chiedono al prossimo Governo una forte accelerazione. Un ruolo l’avrà anche l’impatto che Piacentini riuscirà a dare ai progetti (e magari anche alla governance) in questi ultimi sei mesi di mandato, avuto dal’ex premier Renzi.

Anche la nuova app, in fondo, serve a uno scopo più ampio e di lunga durata. Quello di mostrare la via: un esempio di come può essere semplice, moderno e produttivo il rapporto tra PA e cittadino.