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L’ambiente debole: la crisi Sogesid e il futuro dell’Italia

L’ambiente debole: la crisi Sogesid e il futuro dell’Italia
Un intervento sulla vicenda della Sogesid, la società in house del ministero dell’Ambiente che occupa oltre 500 tecnici ed esperti entrata in una situazione di grave incertezza
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Sono più di 500 persone, la gran parte laureati, con master e specializzazioni: ingegneri, economisti, giuristi, biologi e naturalisti, esperti di cooperazione internazionale. Lavorano per Sogesid, la società in house del Ministero dell'Ambiente che, nel corso degli anni, ha fatto ricorso al supporto del personale Sogesid per attuare le politiche ambientali. Dalla mobilità sostenibile ai cambiamenti climatici, dall'energia alla biodiversità, le risorse idriche e i rifiuti: un'attività importante perché, fin dal 1986, anno dell'istituzione, il Ministero non ha bandito concorsi per reclutare personale ma ha sempre fatto ricorso al supporto esterno.

Da alcuni anni Sogesid ha rappresentato la soluzione per ricercare e selezionare le figure tecniche necessarie a garantire lo sviluppo delle politiche ambientali in Italia: un'anomalia che non risiede solo al ministero dell'Ambiente ma che, in molti casi, ha permesso che la pubblica amministrazione continuasse a svolgere le proprie funzioni, in una stagione lunga di tagli di personale e blocco delle assunzioni, per l'ambiente e molti altri ministeri, attraverso soluzioni analoghe.

Sogesid ha sopperito alle esigenze del ministero selezionando, con avvisi pubblici e commissioni, il personale, dando seguito agli obiettivi condivisi e relativi alle tematiche specifiche: nel tempo si è formata una capacità tecnica in grado di dare supporto agli uffici e consentire l'evoluzione e il progredire delle politiche per l'ambiente. Un'estensione del compito originario, che prese avvio nel 1994, e che ha portato Sogesid a coprire altre tematiche, sempre con l'intento di individuare professionalità specifiche, calate nei settori di interesse ambientale.

Un serbatoio di competenze e di professionalità, diventato, nel tempo, un elemento chiave per dar corso a politiche sempre più complesse, che richiedono specializzazioni ed esperienza: attività legate agli accordi internazionali, come quello di Parigi sul clima; l'Agenda 2030 dell'ONU, con la necessità di definire la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, declinata sui 17 obiettivi; il Rapporto sul Capitale naturale; il Catalogo dei sussidi, … .

Oggi questo sistema sembra essere entrato in crisi: si rincorrono dichiarazioni e smentite, interrogazioni parlamentari e articoli. Per i lavoratori Sogesid sta iniziando un periodo di grave incertezza, messo in evidenza dalle assemblee sindacali con l'annuncio dello stato di agitazione: di fronte all'ipotesi che il Ministero decida di fare a meno del supporto tecnico-specialistico per avviare un percorso di assunzione attraverso un concorso pubblico, si intravede lo spettro della precarietà e della perdita del lavoro.

Una crisi che riguarderebbe non solo i singoli lavoratori ma l'intero settore delle politiche ambientali, con il rischio di disperdere un patrimonio di esperienza e professionalità: un'interruzione di continuità che potrebbe rappresentare un danno per lo sviluppo delle politiche di sostenibilità, proprio in un momento nel quale, sarebbe opportuno investire con maggior forza per recuperare competitività attraverso le azioni di economia circolare e di innovazione dei processi produttivi.

Il problema dell'Italia è proprio questo: quello di non aver avuto la lungimiranza di investire nell'ambiente come chiave di sviluppo e non solo come accessorio delle altre politiche: dalla mobilità all'energia, passando per la manutenzione del territorio e la rigenerazione urbana. Un approccio che ha visto la politica guardare con occhio timido e perplesso all'ambiente, favorendo la precarietà di chi lavora in questo settore piuttosto che cogliere, nel momento giusto, l'opportunità di innovare e creare nuove professioni, legate alla green economy e alla riconversione ecologica.

Continuiamo a essere il paese delle emergenze ambientali e delle ecomafie, il paese delle frane e delle alluvioni, delle infrazioni alle direttive europee e della crisi industriale, con l'incapacità di investire in cambiamento e restauro dell'ambiente. I rifiuti sono tuttora un'emergenza e non un'opportunità, la gestione delle risorse naturali, la tutela della biodiversità, le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici sono ancora, troppo spesso, qualcosa di episodico, legato a scelte di breve periodo, senza una reale programmazione e stabilità all'interno delle strategie nazionali di sviluppo.

Il rischio, ipotizzato, di far entrare in crisi le 500 famiglie dei lavoratori Sogesid è la metafora dell'Italia che non riesce a definire una visione complessiva del futuro: si corre il pericolo di rendere ancor più deboli le azioni rivolte a cogliere il valore del cambiamento, con l'ambiente inteso come risorsa per il futuro, una sfida che non può essere rinviata ulteriormente.

 

* Economista ambientale, dal 1996 al 2008 esperto presso il Ministero dell'ambiente; dal 2016 dipendente a tempo determinato Sogesid. Autore di libri sulle tematiche dello sviluppo locale, dal 2013 collaboratore di Tuttogreen.

 

 

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