Ci deve essere da qualche parte una Gran Maestro Venerabile della setta degli uomini impauriti che impartisce ogni mattina la linea difensiva al suo esercito di opinionisti, nascosto in qualche villa zeppa di ginecei e preoccupatissimo che il caso delle molestie sessuali di cui si parla ogni giorno (perché no, non è Fausto Brizzi il tema quanto piuttosto il fatto che non ci sia una donna che non racconti di avere subito molestie nella sua vita, nemmeno una) possa spostare gli equilibri di una fallocrazia preoccupata di perdere il diritto al libero sfogo delle proprie pulsioni. Così ogni giorno, da qualche settimana, si ripete il rito di una difesa d'ufficio che ha tutta l'aria di essere un rincoglionimento concertato sotto le mentite spoglie di un movimento d'opinione: si va da Vittorio Sgarbi che ieri a Matrix dichiara sornione che «in tutto il mondo del cinema c'è un tacito accordo in cui il regista è padrone di un attore» fingendo di non sapere che in questi giorni si starebbe parlando invece proprio di quelle che non sono d'accordo; si passa per Sallusti che teme «una nuova tangentopoli» discettando sulle cinquanta sfumature di molestie perché in fondo tutto si confonda e non ne paia credibile nemmeno una; si ascoltano donne rivendicare felici tutte le pacche prese sul culo dimenticando che è "giocoso" se si è d'accordo in due; si leggono fior fiore di editorialoni preoccupati per la presunzione di colpevolezza a cui non scappa nemmeno un rigo per sbaglio sulle presunte vittime; ci si sorbisce patetiche difese d'ufficio dello spessore di un "mi salutava sempre"; ci si impegna sugli esami ginecologici delle vittime per alzare un po' lo share fino al più vergognoso "così fan tutti" come giustificazione di tutti i mali. Eppure insistere sulla cronaca delle molestie è, per i fallocrati, il metodo migliore per non essere costretti a parlare dell'abuso di potere di chi sta in una posizione di forza e decide di esercitarla con i propri mezzi; che poi il mezzo preferito di questi gli ciondoli in mezzo alle gambe è anche questa un storia antica che pianta la sua origine nel tempo dei tempi e che forse sarebbe il caso di sradicare. Così ancora una volta lo scopo è quello di simulare un dibattito in cui non si dibatta di nulla affinché non intacchi le vecchie abitudini: i fallocrati sono terrorizzati di essere smascherati e allora diventano terroristi. Il messaggio è chiaro: se qualche donna ha intenzione di provare a parlarne sappia che sarà costretta a essere misurata in tutte le sue forme e palpata in tutte le sue debolezze. Com'è tipico dei fallocrati, appunto. Buon giovedì.

Ci deve essere da qualche parte una Gran Maestro Venerabile della setta degli uomini impauriti che impartisce ogni mattina la linea difensiva al suo esercito di opinionisti, nascosto in qualche villa zeppa di ginecei e preoccupatissimo che il caso delle molestie sessuali di cui si parla ogni giorno (perché no, non è Fausto Brizzi il tema quanto piuttosto il fatto che non ci sia una donna che non racconti di avere subito molestie nella sua vita, nemmeno una) possa spostare gli equilibri di una fallocrazia preoccupata di perdere il diritto al libero sfogo delle proprie pulsioni.

Così ogni giorno, da qualche settimana, si ripete il rito di una difesa d’ufficio che ha tutta l’aria di essere un rincoglionimento concertato sotto le mentite spoglie di un movimento d’opinione: si va da Vittorio Sgarbi che ieri a Matrix dichiara sornione che «in tutto il mondo del cinema c’è un tacito accordo in cui il regista è padrone di un attore» fingendo di non sapere che in questi giorni si starebbe parlando invece proprio di quelle che non sono d’accordo; si passa per Sallusti che teme «una nuova tangentopoli» discettando sulle cinquanta sfumature di molestie perché in fondo tutto si confonda e non ne paia credibile nemmeno una; si ascoltano donne rivendicare felici tutte le pacche prese sul culo dimenticando che è “giocoso” se si è d’accordo in due; si leggono fior fiore di editorialoni preoccupati per la presunzione di colpevolezza a cui non scappa nemmeno un rigo per sbaglio sulle presunte vittime; ci si sorbisce patetiche difese d’ufficio dello spessore di un “mi salutava sempre”; ci si impegna sugli esami ginecologici delle vittime per alzare un po’ lo share fino al più vergognoso “così fan tutti” come giustificazione di tutti i mali.

Eppure insistere sulla cronaca delle molestie è, per i fallocrati, il metodo migliore per non essere costretti a parlare dell’abuso di potere di chi sta in una posizione di forza e decide di esercitarla con i propri mezzi; che poi il mezzo preferito di questi gli ciondoli in mezzo alle gambe è anche questa un storia antica che pianta la sua origine nel tempo dei tempi e che forse sarebbe il caso di sradicare.

Così ancora una volta lo scopo è quello di simulare un dibattito in cui non si dibatta di nulla affinché non intacchi le vecchie abitudini: i fallocrati sono terrorizzati di essere smascherati e allora diventano terroristi. Il messaggio è chiaro: se qualche donna ha intenzione di provare a parlarne sappia che sarà costretta a essere misurata in tutte le sue forme e palpata in tutte le sue debolezze. Com’è tipico dei fallocrati, appunto.

Buon giovedì.