Firenze, 7 ottobre 2016 - 09:03

Il Toro di Nimrud rinato a Firenze

L’opera distrutta dall’Isis ricostruita in 3D grazie alla ditta di Nicola Salvioli

Francesco Rutelli, curatore della mostra, all’inaugurazione Francesco Rutelli, curatore della mostra, all’inaugurazione
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C’è il lavoro meticoloso e la sapienza di un’azienda fiorentina dietro la rinascita del Toro di Nimrud, distrutto nel 2015 dai miliziani dell’Isis dopo una devastante azione contro il sito archeologico dell’antica città assira nel nord dell’Iraq. Si deve infatti alla ditta Nicola Salvioli la ricostruzione di questa preziosa opera d’arte ora esposta al Colosseo nella mostra a cura di Francesco Rutelli e Paolo Matthiae, «Rinascere dalle distruzioni: Ebla, Nimrud, Palmira» inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni e dal ministro per i beni e le attività culturali e del turismo Dario Franceschini.

Tecnica e sapienza

La ditta fiorentina, guidata da Salvioli, specializzato alla scuola di alta formazione dell’Opificio delle Pietre Dure, ha ricostruito in scala 1:1 quest’opera straordinaria dopo un’approfondita ricerca bibliografica e fotografia che ha permesso l’elaborazione del modello 3D, prima attraverso tecniche fotogrammetriche e poi di scultura digitale. Il modello tridimensionale è stato poi tradotto materialmente attraverso l’utilizzo di una macchina fresatrice computerizzata che lavorando con oltre 160 tavole di polistirolo ha permesso la realizzazione della statua suddivisa e sorretta da un telaio metallico interno a scomparsa. A rivestimento della scultura è stato applicato tramite un lungo lavoro manuale, un impasto di pietre diverse e resina che ne ha permesso la definizione dei dettagli e della volumetria della scultura. La ricostruzione è stata pensata come se la statua originaria fosse stata trasferita in Italia e restaurata secondo metodologie contemporanee.

Fino all’11 dicembre

L’opera si potrà ammirare fino all’11 dicembre accanto alla ricostruzione del soffitto del Tempio di Bel a Palmira e la sala dell’Archivio di Stato del Palazzo di Ebla, testimonianze delle antiche civiltà del Medio Oriente e del loro profondo rapporto culturale con il Mediterraneo. L’esposizione che ha il Patrocinio dell’Unesco è ideata con l’impegno dell’Associazione Incontro di Civiltà e il fondamentale sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo ed è promossa e realizzata dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area Archeologica centrale di Roma con Electa. Il comitato scientifico della mostra è formato da: Paolo Matthiae, presidente, Mounir Bouchenaki, Stefano De Caro, Maamoun Abdulkarim, Cristina Acidini, Frances Pinnock, Davide Nadali, Marta D’Andrea.

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