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  • Martedì 31 gennaio 2017

È vero che Trump ha fatto come Obama?

No, nonostante la Casa Bianca lo sostenga per giustificare le decisioni sull'immigrazione e il cosiddetto "muslim ban": ci sono molte differenze

Donald Trump e Barack Obama (Jack Gruber-Pool/Getty Images)
Donald Trump e Barack Obama (Jack Gruber-Pool/Getty Images)

Dopo le molte critiche e il caos provocati dai primi effetti dell’ordine esecutivo firmato da Trump sull’immigrazione – il cosiddetto “muslim ban” – diversi membri dell’amministrazione statunitense hanno giustificato il provvedimento tirando in mezzo l’ex presidente Barack Obama. Trump ha detto domenica sera: «Le mie politiche sono simili a quello che fece Obama nel 2011, quando bloccò il rilascio dei visti per i rifugiati iracheni per sei mesi. I sette paesi citati nell’ordine esecutivo sono gli stessi che erano stati identificati in precedenza dall’amministrazione Obama come fonte di terrorismo». Nella sua dichiarazione, Trump ha fatto riferimento a due gruppi di provvedimenti diversi, decisi da Obama in momenti diversi e per ragioni diverse, ma la cosa importante da sapere è che quello che dice Trump non è del tutto vero e paragonare le decisioni dell’attuale amministrazione con quelle della precedente è fuorviante.

Il primo provvedimento adottato dall’amministrazione Obama a cui ha fatto riferimento Trump nel suo comunicato di domenica sera fu deciso dopo il cosiddetto “Kentucky case” del 2011: due rifugiati iracheni che vivevano a Bowling Green, una città dello stato americano del Kentucky, furono arrestati e incriminati con le accuse di avere usato degli ordigni esplosivi improvvisati (indicati con l’acronimo inglese IEDs) contro dei soldati americani in Iraq e di avere inviato armi e soldi ad al Qaida in Iraq (AQI, il gruppo da cui poi nacque lo Stato Islamico). I due furono condannati nel gennaio 2013. Diversi mesi dopo alcune fonti federali dissero ad ABC News che in risposta a quello che era successo, «nel 2011 il dipartimento di Stato americano aveva smesso di processare le richieste dei richiedenti asilo iracheni per sei mesi». Del provvedimento non si parlò sulla stampa americana, non fu reso pubblico, ma guardando i dati delle richieste di asilo fatte da iracheni ed accolte negli ultimi anni si vede una notevole flessione nel corso del 2011, anche se non è chiaro quanto sia stata determinata dal provvedimento dell’amministrazione Obama: i due iracheni furono arrestati a maggio, mentre stando ai numeri diffusi dal dipartimento di Stato americano il numero più basso di richieste accolte si registrò nel marzo dello stesso anno (111).

Accanto al rallentamento dell’accettazione delle richieste di asilo, ci fu anche un’altra misura presa dall’amministrazione. Le autorità che si occupano di immigrazione fecero un nuovo controllo su tutti i rifugiati iracheni già negli Stati Uniti: controllarono le loro impronte digitali e altre informazioni con i dati di cui erano in possesso l’intelligence, l’antiterrorismo e l’esercito americano. Di questo controllo si hanno conferme ufficiali: durante un’udienza al Congresso del settembre 2011 Janet Napolitano, l’allora segretario della Sicurezza Interna dell’amministrazione Obama, confermò che tutti i 56-57mila rifugiati iracheni presenti negli Stati Uniti erano stati ricontrollati e che le stesse misure sarebbe state prese da quel momento in avanti anche per i nuovi richiedenti asilo iracheni. Tutte queste misure, ha scritto su Foreign Policy Jon Finer, ex alto funzionario del dipartimento di Stato con John Kerry, furono prese con la collaborazione delle agenzie di intelligence, del ministero degli Interni e del ministero della Giustizia: furono pensate, discusse e implementate coinvolgendo le diverse agenzie governative competenti sulla materia.

Solo guardando a questo primo provvedimento, le differenze tra Obama e Trump sono notevoli. Obama decise di rallentare l’accettazione delle richieste di asilo dei cittadini di un solo paese – l’Iraq – a seguito di una minaccia concreta per la quale arrivarono poi due condanne per terrorismo – il “Kentucky case” – e alla fine di un processo di collaborazione tra le varie agenzie governative americane. Trump ha bloccato l’accoglienza dei richiedenti asilo di qualsiasi nazionalità per 120 giorni e ha sospeso l’ingresso dei rifugiati siriani negli Stati Uniti a tempo indeterminato; non ha giustificato il provvedimento come risposta a qualche tipo di minaccia concreta, non ha consultato le diverse agenzie di sicurezza del governo americano e non ha lasciato il tempo necessario affinché le nuove regole venissero capite e applicate in modo uniforme e giusto.

Il secondo gruppo di provvedimenti di Obama a cui ha fatto riferimento Trump riguarda dei cambiamenti introdotti al Visa Waiver Program, cioè quel programma che permette ai cittadini di 38 paesi del mondo – la maggior parte dei quali in Europa – di entrare negli Stati Uniti senza un vero visto. I provvedimenti, ha scritto il New York Times, furono presi dall’amministrazione Obama dopo gli attentati di Parigi del novembre 2015, compiuti principalmente da cittadini europei che si erano addestrati con lo Stato Islamico in Siria: in pratica le misure rendevano più difficile l’entrata negli Stati Uniti dei cittadini di paesi inclusi nel Visa Waiver Program che avevano doppia cittadinanza iraniana, irachena, sudanese o siriana, o che avevano visitato questi paesi nei cinque anni precedenti alla richiesta; poi il provvedimento fu esteso anche alla Libia, alla Somalia e allo Yemen. I cambiamenti furono introdotti dopo che il Congresso aveva approvato una legge che chiedeva una maggiore condivisione delle informazioni sui passeggeri in volo verso gli Stati Uniti, e dava la possibilità alla Sicurezza Interna di bloccare il Visa Waiver Program per quegli stati che non condividevano le informazioni richieste. La scelta di Obama dei sette paesi fu comunque criticata da qualcuno, visto che – come si fa notare oggi a Trump – gli attentati terroristici compiuti negli ultimi anni negli Stati Uniti non hanno coinvolto cittadini provenienti da questi stati.

Anche il secondo provvedimento è molto diverso da quanto deciso dall’amministrazione Trump, ad eccezione dei sette paesi a maggioranza musulmana individuati come origine di possibili atti di terrorismo, che sono gli stessi per entrambi i presidenti. La differenza è che Obama non bloccò l’entrata di tutti i cittadini di Iran, Iraq, Sudan, Siria, Libia, Somalia e Yemen. Trump sì. Obama non incluse mai nel provvedimento i possessori di green card, il permesso di residenza permanente negli Stati Uniti. Trump sì, prima di fare parziale marcia indietro e dire che sarà valutato caso per caso. Obama non parlò mai, nei suoi otto anni di presidenza, di “muslim ban”. Trump sì, e in diverse occasioni.