lunedì 14 ottobre 2019
Segretario generale del Partito del futuro siriano, è morta ad appena 35 anni in un agguato sulla strada che da Ras al-Ayn porta a Qamishli. Il suo cadavere vilipeso
Hevrin Khalaf

Hevrin Khalaf

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Sognava un futuro migliore per le donne del suo Paese e un dialogo pacifico fra curdi, cristiani e arabi. La sua vita è finita in modo atroce. Hevrin Khalaf, curda, segretario generale del Partito del futuro siriano, è morta ad appena 35 anni sulla strada che da Ras al-Ayn porta a Qamishli.

La giovane, una laurea in ingegneria e anni alle spalle come attivista sul fronte del dialogo fra curdi, cristiani e arabi, è stata attaccata mentre viaggiava sull’autostrada M4. Gli autori dell’agguato sono con ogni probabilità un gruppo di miliziani filo-turchi, anche se in un primo momento si pensava a terroristi con legami negli ambienti jihadisti. La donna si trovava con il suo autista, quando è stata fermata dal gruppo di miliziani che li ha fatti scendere dall’auto. Tutto l’orrore di quei momenti, gli ultimi atti della sua giovane vita, sono stati ripresi in due video. Nel primo di vede il gruppo di uomini girare come un branco attorno a Hevrin. Nel secondo, c’è il suo cadavere a terra. Sporco di sangue. E oltraggiato dagli assassini, che lo colpiscono con i piedi urlando: «Questo è il corpo del maiale».

La stessa sorte, domenica è toccata ad altre sette persone, anche loro civili innocenti, morti sotto i colpi e le offese di questi squadroni della morte. Khalaf era molto apprezzata non solo per la passione con cui portava avanti la sua battaglia, ma anche per le sue doti diplomatiche, grazie alle quali era riuscita a farsi conoscere e conoscere in ambito internazionale, diventando un punto di riferimento per molti interlocutori istituzionali. Veniva considerata una sorta di “ministro degli Esteri” del Rojava (la regione del Kurdistan siriano).

Il suo ultimo appello perché i curdi siriani non venissero lasciati soli risale allo scorso 5 ottobre, quando Hevrin aveva accusato la Turchia di voler occupare il territorio del Nord della Siria, per andare contro i curdi che quelle terre le avevano liberate dal sedicente Stato Islamico. La donna è stata ricordata ieri con commozione dal presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, che l’ha definita «il vero volto del dialogo e dell’emancipazione delle donne in Siria», sottolineando che il suo assassinio è «un orrore su cui la comunità internazionale dovrà andare fino in fondo». Profondo cordoglio anche da parte di Renata Natili Micheli, presidente nazionale dell’associazione cattolica “Centro Italiano Femminile”, che ha definito quello di Hevrin «un delitto efferato che amplifica l’orrore anche per l’offesa di cui è stato fatto oggetto il corpo paragonato dagli assassini a quello di un maiale mentre rimandavano alla grandezza di Dio la miseria dell’azione umana».

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