Internet del futuro? Una questione USA – Cina

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Una rappresentazione stilizzata della Belt Road Initiative.

Della frammentazione di Internet si era già parlato nel post “Libertà della Rete: la Russia vuole “staccare” la spina ad Internet?”. Le idee dell’uomo di fiducia del presidente Vladimir Putin in materia di World Wide Web, German Klimenko, sono molto chiare: la Russia deve disporre di strumenti d’emergenza in grado di salvaguardarla da eventuali politiche ostili della comunità internazionale. E proprio in quest’ottica rientrano sia il DNS alternativo teorizzato nel mese di dicembre 2017 che il cosiddetto “piano B”, mai esplicitato, riguardante l’utilizzo di una Rete nazionale in caso di estromissione dall’Internet globale.

Le dichiarazioni erano state classificate dalla stampa come classiche frasi di politica muscolare, considerati anche i vari elementi di frizione tra il Paese e la comunità internazionale (oltre all’ormai quadriennale guerra del Donbass anche la gestione del caso siriano, senza dimenticare il duro scontro con il Regno Unito sul caso delle ex spie avvelenate).

A richiamare in causa l’interessante tema ci ha pensato dall’altra parte del globo una figura di indubbio rilievo, Eric Schmidt (rispettivamente ex CEO ed executive director di Google e della parent company Alphabet), nel corso del più recente evento a cui ha partecipato – è stato organizzato a settembre ed a San Francisco da Village Global VC. Interpellato dall’economista Tyler Cowen sull’eventualità della nascita, nell’arco dei prossimi 10-15 anni, di molteplici Internet separate tra loro ha dichiarato:

Credo che lo scenario più plausibile non sia la frammentazione, bensì la biforcazione in un Internet a guida cinese ed [una a guida statunitense].

Se guardiamo alla Cina, dove sono stato recentemente, [la scala delle compagnie che stanno nascendo, i servizi e la ricchezza che si stanno creando sono fenomenali]. [Le attività legate ad Internet rappresentano] una considerevole percentuale del [prodotto interno lordo] della Cina, che è un numero molto grande, [persino superiore a quella degli USA, che è comunque un valore molto elevato].

Se pensate “Ok, a loro Internet va bene così”, non avete afferrato il concetto. “Globalizzazione” significa che anche loro vogliono essere della partita. Credo che vedremo un’incredibile leadership della Cina nei prodotti e servizi [Internet]. C’è [però] il rischio concreto che a [questi] prodotti e servizi si affianchi una differente leadership a livello governativo con censura, controlli etc.

Pensa a come funziona la BRI – la loro Belt and Raod Initiative che interessa una sessantina di Paesi – è perfettamente possibile che questi Stati inizino ad appoggiarsi all’infrastruttura cinese [al costo di minori libertà].

Il rapporto tra l’occidente, da sempre descritto come la patria della democrazia e della libertà, ed il gigante cinese vive di fasi alterne. Sebbene la Cina sia stata inevitabilmente toccata dalla globalizzazione, il Paese resta infatti ancorato a restrittive (e criticate) regole che garantiscono al governo un controllo e monitoraggio assoluto in qualsiasi ambito inerente la sfera politica, economica e sociale – ed Internet non fa naturalmente eccezione.

Non sorprende allora che il rumor circa una versione del motore di ricerca Google “approvata” dai vertici del partito comunista cinese abbia sollevato un polverone. Dragonfly, il presunto nome del progetto/portale destinato agli utenti cinesi, avrebbe infatti dovuto includere una serie di filtri e blocchi a determinate parole chiave e risultati non graditi al governo.

L’attuale CEO Sundar Pichai, sollecitato lo scorso agosto da centinaia di dipendenti assolutamente contrari al progetto, si era affrettato a smentire le voci affermando che Mountain View stesse solo considerando varie opzioni. L’esistenza del famigerato Dragonfly è stata poi ufficializzata ad ottobre dallo stesso CEO che, per disinnescare qualsiasi nuova polemica, ha bollato il tutto come “mera simulazione interna”:

Volevamo sapere come sarebbe stato se fossimo presenti anche in Cina, ed è quello che abbiamo sviluppato internamente. Considerata l’importanza del mercato e il numero di utenti presenti, ci sentiamo in dovere di riflettere seriamente su questo problema e adottare una visione a lungo termine.

Fonti: 1, 2.