Il mais geneticamente modificato permette di aumentare le rese, riducendo anche il contenuto del cereale in micotossine rispetto alla controparte non GM. Inoltre il suo uso non ha un impatto significativo sulle popolazioni di insetti che non sono parassiti della pianta. A stabilirlo è la più ampia meta-analisi mai realizzata su oltre vent'anni di studi su questa coltura geneticamente modificata(red)
Uno studio che ha analizzato i dati raccolti in 21 anni di studi sull'impatto agro-ambientale del mais geneticamente modificato ha stabiliti che apporta chiari benefici in termini di aumento della resa e della qualità dei cereali e che riduce efficacemente le popolazioni di insetti parassiti contro cui è stato creato, senza produrre invece effetti significativi sulla biodiversità delle altre comunità di insetti.
Lo studio - condotto da ricercatori della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e dell'Università di Pisa e pubblicato su "Scientific Reports" ha preso in esame la letteratura scientifica sottoposta a peer review apparsa fra il 1996 e il 2016, per un totale di 6006 pubblicazioni.
_img2s__I tratti geneticamente modificati (GM) introdotti nelle principali colture - come mais, soia e cotone - vanno dalla tolleranza agli erbicidi alla resistenza agli insetti. Il mais è la pianta per cui sono disponibili varietà con il maggior numero di tratti geneticamente modificati, singoli o in combinazione, ed è la seconda coltura GM più importante dopo la soia.
Dalla loro prima commercializzazione nel 19961, le colture geneticamente modificate si sono rapidamente diffuse in molti paesi: nel 2016, la coltivazione del mais GM ha interessato ben 53,6 milioni di ettari di mais, ossia circa un terzo di tutta la superficie coltivata a mais in tutto il mondo (185,1 milioni di ettari).
Tuttavia, a dispetto della loro coltivazione estensiva e un numero considerevole di relazioni scientifiche sulle colture GM, le preoccupazioni sulla loro sicurezza hanno indotto diverse nazioni (38, tra cui 19 in Europa) a vietarne la coltivazione, pur consentendo l'importazione di alimenti e mangimi derivati o costituiti da piante geneticamente modificate.
Lo studio di Pellegrino e colleghi ha rilevato uno spiccato effetto del mais GM sulle popolazioni dei parassiti, che diminuiscono notevolmente. Per esempio, nel caso della Diabrotica, un coleottero originario degli Stati Uniti - dove ogni anno causa danni per un miliardo di dollari - si osserva una riduzione della presenza dell'89,7 per cento. Le popolazioni di quasi tutti gli insetti non parassiti non hanno invece subito modificazioni, con la parziale eccezione dei braconidi (una famiglia di imenotteri), che sono diminuiti, e dei cicadellidi, che sono aumentati.
Ogni anno la Diabrotica provoca enormi danni alle colture di mais. (Nowlan Freese, Max Planck Institute for Chemical Ecology)Anche la qualità del mais GM è apparsa buona e con un contenuto di micotossine inferiore dal 28,8 al 36,5 per cento. (Le micotossine sono sostanze tossiche e cancerogene rilasciate dai funghi.) Il tenore più basso di micotossine - osservano gli autori - sembra correlato al minore numero di attacchi degli insetti, che facilitano la colonizzazione fungina agendo come vettori delle spore.
Per quanto riguarda infine le rese del mais GM, queste variano in relazione alla specifica varietà usata, con un aumento compreso fra il 5,6 e il 24,5 per cento. Gli aumenti maggiori riguardano le varietà in cui sono stati modificati geneticamente da due a quattro tratti, probabilmente per la maggiore protezione fitosanitaria complessiva ottenuta.