SpazioInter’s Stories – Cuore nerazzurro: Andrea Ranocchia

Difficile individuare, al giorno d’oggi, qualcuno capace di giocare col cuore. Di mettere in campo tutto ciò che ha. Di esserci nonostante tutto. E soprattutto, nonostante tutti. Andrea Ranocchia è un’eccezione che conferma la sua regola, quella del non mollare mai. Il difensore interista ha cercato di raggiungere le stelle con la maglia nerazzurra in un periodo, quello post Triplete, in cui i paragoni con l’anno d’oro si sprecavano. E le sue prestazioni in discesa, condite da un momento decisamente no della sua squadra, gli hanno tolto fascia da capitano e consapevolezza dei suoi mezzi. Ma non il cuore. Ed oggi, nel momento del bisogno, ha dimostrato di esserci. Come sempre.

STRADE SBAGLIATE

Andrea nasce ad Assisi il 16 febbraio 1988 e cresce nella sua Bastia Umbra. La squadra della città vanta un discreto trequartista, con un fisico imponente ed un senso della posizione che lascerà molti col beneficio del dubbio. Tanto da fargli cambiare totalmente ruolo: da trequartista a difensore centrale. Da rifinitore a stopper nell’età chiave della crescita calcistica, a sedici anni. Ma Ranocchia non avverte il cambiamento, continuando così a sorprendere tutti.

AGLI ORDINI DI CONTE

Dopo la carriera giovanile trascorsa tra il Bastia ed il Perugia, nel 2004 arriva all’Arezzo. Due anni di scuola calcistica lo portano, nel 2006, a debuttare in prima squadra. Alla guida degli aretini c’è Antonio Conte, con il quale collezionerà 24 presenze in Serie B. La stagione finirà nel modo peggiore, ovvero con l’Arezzo retrocesso in Serie C, ma tra il tecnico ex Juventus ed il difensore umbro nascerà un certo feeling, tanto che i due si incontreranno ancora in una delle avventure più importanti per la vita di Ranocchia.

DA BARI AL DESTINO

E’ il Genoa la prima squadra di Serie A a credere fortemente in Andrea. Ma il momento di lanciarlo tra i grandi del calcio non era ancora arrivato, e quindi i rossoblu decidono di girarlo in prestito al Bari. Sulla panchina dei pugliesi c’è Antonio Conte, ancora lui, e Ranocchia disputa una seconda parte di campionato da dieci e lode. Arriva la vittoria ed arriva anche la soddisfazione del gol, prima ancora della promozione in A. Tra lui e il suo futuro si interpone il destino, con il debutto nella massima serie che arriva proprio a San Siro. Di fronte c’è l’Inter, che inizia l’anno del suo Triplete con un pareggio contro una neopromossa.

L’INCUBO E LA RINASCITA

C’è uno step nella vita di ogni calciatore che può mettere in discussione un’intera carriera. L’infortunio del 10 gennaio gli farà concludere la stagione anzitempo. Un’annata che lo ha portato tra i grandi, e che può significare molto per lui. Intanto, in coppia con Bonucci, Andrea è uno dei talenti più cristallini della difesa azzurra. Su loro due si fiondano i maggiori club di A, con la Juventus che si assicura il ragazzo di Viterbo e l’Inter che acquista Ranocchia, sacrificando Mattia Destro per il Genoa. L’annuncio arriva il 3 gennaio 2011, dopo sei mesi di compartecipazione tra i due club. In nerazzurro, saranno gioie e dolori.

PELLE NERAZZURRA

L’Inter affida ad Andrea le chiavi della sua difesa. Ma la rifondazione post Triplete fatica ad attuarsi a pieno, e l’altalena di risultati impedisce a Ranocchia di mettersi in mostra come vorrebbe. Marco Materazzi lo incoronerà come suo erede, e dal 2011 al 2016 vestirà la maglia interista non senza affanni. Da giovane talentuoso a promessa incompiuta, il calo dell’Inter si rispecchia anche nelle sue prestazioni. Ma nel suo esser calciatore, una cosa è certa: Andrea sposa la fede nerazzurra a pieno, mettendoci la faccia in prima persona nei momenti difficili. E conquistando così la fascia di capitano.

L’AFFANNO E L’ADDIO

Con la fascia sul braccio, Andrea lotta partita dopo partita, faticando però ad esprimersi come vorrebbe. L’investitura arriva proprio da Zanetti, ma nel 2015/2016 non riesce a tenere il posto da titolare, perdendo di conseguenza anche i gradi di capitano. A testa bassa, ma sempre innamorato della sua fede, si accomoda in panchina, osservando ed incitando i suoi a fare di più. I risultati di squadra faticano ad arrivare, e l’Inter decide di cederlo per provare nuove soluzioni in chiave difensiva. Prima il prestito alla Samp, poi in Inghilterra all’Hull City. Andrea convince a tratti, ma è poco per ridargli fiducia e soprattutto la titolarità.

RITORNO ALLA LOTTA

Dopo l’esperienza in Inghilterra, la cessione da parte dei nerazzurri non arriva. Sulla panchina dell’Inter c’è Luciano Spalletti, che sposa sin da subito la causa per certificarne la rinascita e lo difende pubblicamente davanti ai tifosi che lo criticavano, durante un allenamento in fase di preparazione. Il tecnico acquista così la fiducia del pubblico e soprattutto di Andrea che, per una squalifica di Miranda, è chiamato ancora ad un posto da titolare. I dubbi e le perplessità sono spazzati via: sicurezza, solidità ma soprattutto cuore. Tanto da lasciare il campo stremato nelle volte in cui verrà chiamato in causa.

Oggi Ranocchia è un giocatore nuovo, disposto a tutto per la sua Inter. E i tifosi, quelli veri, apprezzano il loro “Frog”.

 

Fonte foto: screenshot

 

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