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  • Martedì 5 dicembre 2017

Il ministero della Salute ha denunciato il Codacons per procurato allarme sui vaccini

Dopo un esposto dell'associazione dei consumatori in cui si parlava di "morti sospette"

(ANSA / CIRO FUSCO)
(ANSA / CIRO FUSCO)

Il ministero della Salute ha denunciato – tramite il Comando generale dei Carabinieri del Nas – il Codacons per procurato allarme presso la Procura di Roma, dopo che l’associazione per i consumatori aveva presentato un esposto che citava uno studio sulla presunta pericolosità dei vaccini. Il ministero ha confermato al Post la notizia, dicendo di non avere nulla da aggiungere rispetto a quanto dichiarato in precedenza circa “le affermazioni del Codacons [che] risultano destituite di ogni fondamento e volutamente dirette a creare panico tra la popolazione”. È raro che il ministero della Salute proceda per vie legali, a testimonianza di quanto ritenga grave la campagna portata avanti dall’associazione che raccoglie diverse organizzazioni a tutela dei consumatori.

Lunedì 4 dicembre il Codacons aveva presentato presso la procura di Catania un esposto per “omicidio colposo, commercio e somministrazione di medicinali guasti”, facendo tra le altre cose riferimento a notizie di 13 morti di altrettanti bambini che sarebbero state riconducibili in qualche modo ai vaccini. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che ha il compito di regolamentare i medicinali in Italia, si è attivata per verificare le affermazioni contenute nell’esposto, notando numerose incongruenze. Le 13 morti, per esempio, non sono avvenute in Italia ma in tutto il mondo. L’AIFA ha poi spiegato di non avere trovato “nessuna relazione accertata tra queste segnalazioni e i vaccini”. È poi intervenuto il ministero della Salute, formalizzando la sua denuncia presso la Procura di Roma.

Il Codacons Sicilia ha però contestato nella giornata di oggi gli accertamenti dell’AIFA e sostiene che i “13 decessi sospetti” siano avvenuti in Italia e non in tutto il mondo. Il comunicato dell’associazione dice che il numero è stato dedotto “da articoli e inchieste giornalistiche, e che meritano di essere approfonditi, nell’interesse delle famiglie”.

La vicenda rientra nella lunga serie di iniziative portate avanti dal Codacons, e da altre associazioni, negli ultimi anni sui vaccini e la loro presunta pericolosità. A maggio di quest’anno, l’organizzazione aveva denunciato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e l’AIFA per omesso controllo, favoreggiamento delle case farmaceutiche e abuso di ufficio.

Il Codacons cita spesso ricerche e studi – talvolta eseguiti senza i criteri classici della ricerca scientifica come la revisione paritaria (peer review) – che sostengono di avere identificato potenziali rischi nei vaccini come quello trivalente (MPR) contro morbillo, rosolia e parotite (gli “orecchioni”). L’ultimo esposto fa riferimento a un lavoro molto controverso nel quale si parla di “contaminazione da micro e nanoparticelle dei vaccini” distribuiti dal Servizio sanitario nazionale. Gli autori di riferimento sono Antonietta Gatti e Stefano Montanari, due nomi ricorrenti in questi ultimi anni di teorie sulla presunta pericolosità dei vaccini, mai dimostrata scientificamente.

Gatti, per esempio, era stata citata lo scorso aprile da un servizio molto criticato della trasmissione Report di RaiTre dedicata proprio alle vaccinazioni. Era stata indicata come “scienziata indipendente” che aveva riscontrato la presenza di impurità nei vaccini contro l’HPV. Gatti non ha una reputazione solida nella comunità scientifica e sono state sollevate perplessità sul modo in cui conduce i lavori di ricerca. Nell’esposto del Codacons, Gatti è citata come “ricercatrice del CNR”, ma a Repubblica la responsabile dell’Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici, Anna Tampieri, ha spiegato che l’informazione non è accurata:

[Gatti] è stata associata del nostro Istituto per motivi completamente diversi dallo studio dei vaccini, ma il mese scorso abbiamo votato la fine di questo rapporto. […] Il CNR le ha concesso l’associatura in cambio della possibilità di utilizzare in comodato d’uso uno strumento molto prezioso: un microscopio elettronico a scansione di cui lei disponeva all’Università di Modena. Ma il suo progetto di ricerca sulle piante è finito 5 anni fa e non ha coinvolto il personale del CNR. Presso di noi non si è mai occupata di vaccini e da un paio d’anni non la vediamo più.

Antonietta Gatti è laureata in Fisica, non in materie legate alla chimica e ai farmaci, ed è diventata in seguito docente di odontoiatria presso l’Università di Modena. È sposata con Montanari, con il quale ha messo in piedi un laboratorio che si occupa dell’analisi delle nanoparticelle, presenti in particolari preparati. Stefano Montanari era diventato piuttosto conosciuto intorno al 2005, quando invitato da Beppe Grillo partecipava ai suoi spettacoli in giro per l’Italia nei quali spiegava le sue ricerche sulle nanoparticelle che, secondo le teorie di Gatti, causano “nanopatologie” tra la popolazione. Grillo aveva inoltre sostenuto tramite il suo blog una raccolta fondi per assicurare a Montanari e Gatti l’utilizzo di un costoso microscopio da 370mila euro, che i due rischiavano di perdere non potendoselo più permettere. Quel microscopio sarebbe poi finito al centro di liti e contenziosi legali, quando la ONLUS a cui era stato intestato lo tolse dalla disponibilità del laboratorio di Montanari e Gatti, affidandolo all’Università di Urbino.

In seguito all’esposto del Codacons, ieri il ministero della Salute ha presentato la denuncia, confermando le politiche della ministra Lorenzin per evitare che si diffondano notizie incontrollate e scientificamente inattendibili sui vaccini. Nella serata di lunedì il Codacons ha in parte rivisto le dichiarazioni sulle morti sospette: “Non abbiamo mai affermato che tali morti siano sicuramente da attribuire alle vaccinazioni. In assenza di prove certe, mai ci sogneremmo di fare simili dichiarazioni. Ci siamo limitati a segnalare alla magistratura i casi di morti sospette degli ultimi mesi”.

Il ministero della Salute e le altre autorità sanitarie ritengono che le campagne contro i vaccini abbiano contribuito alla riduzione delle vaccinazioni in Italia, soprattutto per quanto riguarda morbillo, rosolia e parotite. Dall’inizio dell’anno, sono state accertate quattro morti dovute al morbillo e oltre 4.800 casi della malattia: nell’88 per cento dei casi in persone non vaccinate, nel 6 per cento in persone che avevano ricevuto una sola dose, senza quella di richiamo.

Cicca per ingrandire

Il vaccino MPR negli anni ha permesso di immunizzare centinaia di milioni di persone in tutto il mondo e di salvare la vita a molte di loro, ma è osteggiato dai movimenti contro i vaccini, nati soprattutto in seguito alla disinformazione e a un vecchio e fraudolento studio scientifico del 1998, da tempo smentito da tutte le più importanti organizzazioni sanitarie del mondo compresa l’OMS e ritirato dalla stessa rivista The Lancet, che lo aveva pubblicato alla fine degli anni Novanta. Il presunto rapporto tra vaccini e autismo non è mai stato dimostrato da nessuna ricerca scientifica, ma questo non ha impedito nei tempi recenti ad alcuni magistrati in Italia di emettere discutibili ordinanze e sentenze che hanno contribuito a fare aumentare le diffidenze da parte dei genitori che devono decidere se vaccinare o meno i loro figli.

A inizio anno, il ministero della Salute ha attivato un piano che ha reso gratuiti tutti i principali vaccini, superando le differenze che esistevano tra regione e regione dove in alcuni casi erano ancora a pagamento, tramite ticket. Insieme al ministero dell’Istruzione, quello della Salute ha inoltre reso di fatto obbligatorie le vaccinazioni per poter accedere a scuola, provvedimento che dovrebbe consentire di far tornare ai livelli di sicurezza le coperture vaccinali.

Un aspetto che viene spesso sottovalutato è proprio legato alla necessità di dare protezione attraverso i vaccini anche a chi non si può vaccinare, non per scelta ma per particolari condizioni mediche (di solito gravi) che sconsigliano la vaccinazione. Se la maggior parte della popolazione è vaccinata, si riduce enormemente il rischio di contagio anche per chi non ha potuto ricevere il vaccino (o nei rari casi in cui non ha fatto completamente effetto), perché il virus circola tra meno persone e si riducono quindi le possibilità di entrarvi in contatto: è la cosiddetta “immunità di gregge”. Nel momento in cui la copertura vaccinale si riduce, i non vaccinati sono esposti a un rischio molto più alto, che nel caso del morbillo può complicare la guarigione o lasciare conseguenze a vita soprattutto in età matura.