02 febbraio 2016

Una struttura semantica comune a tutte le lingue del mondo

I significati delle parole sono organizzati secondo una struttura che è comune a tutte le lingue del mondo ed è indipendente dalla storia culturale, dalla localizzazione geografica e dal tipo di ambiente. Questa struttura rifletterebbe proprietà fondamentali della cognizione umana(red)

In tutte le lingue il modo in cui vengono organizzati i significati è fondamentalmente simile perché il linguaggio umano ha una struttura semantica universale, indipendente dalla cultura e dalla collocazione ecologica e geografica dei parlanti. Questa struttura rifletterebbe dunque proprietà fondamentali della cognizione umana. A sostenerlo è uno studio di ricercatori dell'Università di Oxford, del Santa Fe Institute e dell'Università del New Mexico ad Albuquerque, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

Lo studio della semantica, ossia dell'insieme dei significati espressi attraverso il linguaggio, permette di accedere indirettamente al modo in cui sono organizzati i concetti nella nostra mente. Ma gli esperti discutono da tempo se questa organizzazione sia davvero universale e innata oppure legata alla cultura o all'ambiente, e trovare un accordo è complicato dal fatto che misurare i significati e procedere a una loro analisi comparativa nelle diverse lingue è tutt'altro che semplice.

Una struttura semantica comune a tutte le lingue del mondo
© ImageZoo/Corbis
Hyein Youn e colleghi  hanno cercato di fornire una misura empirica della prossimità semantica di diversi concetti usando i dizionari di 81 lingue rappresentative delle diversità culturali e ambientali del mondo.

In particolare, i ricercatori si sono concentrati sulle parole polisemiche, ossia le parole usate in una lingua per esprimere più concetti che in un'altra lingua sono invece rappresentati attraverso più parole: un esempio classico è la parola "piatto", che in italiano e in francese si riferisce sia alla stoviglia sia a una superficie piana, mentre in inglese i due concetti sono espressi rispettivamente con "dish" e "flat". La frequenza con cui due concetti
condividono una parola polisemica in un campione di lingue può essere usata come una misura della loro similarità semantica.

Youn e colleghi hanno così costruito delle reti di concetti per ogni lingua per poi confrontarle. L'analisi statistica delle polisemie osservate ha quindi mostrato che le proprietà strutturali delle reti sono simili anche tra gruppi linguistici molto diversi e in gran parte indipendenti anche della geografia (continente), dall'ambiente (costiero/interno, umido/secco) e dalla presenza o meno di una tradizione letteraria. Una somiglianza che, prescindendo da questi fattori, confermerebbe l'ipotesi che alle radici del linguaggio vi sia una struttura cognitiva universale e innata.