17 marzo 2015

Il calo delle vaccinazioni e l'epidemia di morbillo negli USA

I dati epidemiologici confermano la responsabilità del calo delle vaccinazioni nella recrudescenza delle infezioni di morbillo negli Stati Uniti, dove il virus era praticamente debellato dal 2000 grazie alla diffusione del siero trivalente. In California, Arizona e Illinois, il tasso di vaccinazioni è tra il 50 e l'86 per cento, quindi ben al di sotto del 96-99 per cento necessario per proteggere l'intera comunità(red)

La copertura vaccinale inadeguata è stata un fattore determinante della recente epidemia di morbillo che ha colpito gli Stati Uniti, e in particolare California, Arizona e Illinois, a partire da dicembre dello scorso anno. È questa la conclusione di un'analisi dei dati epidemiologici pubblicata sulla rivista “JAMA Pediatrics” da un gruppo di ricercatori del Boston Children's Hospital.

Negli Stati Uniti, il morbillo era stato praticamente debellato fin dall'anno 2000, grazie alla diffusione del siero trivalente contro morbillo, orecchioni e rosolia: negli ultimi 15 anni i casi registrati sono stati solo un centinaio. Nel solo 2014 invece i contagi sono stati ben 644.

L'ultima epidemia,iniziata poco prima dello scorso Natale e protrattasi nei primi mesi del 2015, ha avuto come epicentro Disneyland. Il parco di divertimenti californiano è uno dei siti turistici più frequentati al mondo e quindi è un luogo ideale perché il tasso di contagi raggiunga i massimi livelli. Il virus, secondo quanto è stato possibile ricostruire, è arrivato con un turista tra il 17 e il 20 dicembre, e subito è riuscito a contagiare cinque lavoratori del parco e vari visitatori, al punto da costringere le autorità a impedire l'accesso alle persone non coperte dal vaccino.

Alcuni esperti avevano già ipotizzato che la recrudescenza del morbillo fosse dovuta al calo nel tasso di vaccinazione dei bambini americani. Anche negli Stati Uniti, come in altre parti del mondo, si è diffuso un clima di diffidenza nei confronti dei vaccini a causa delle voci - categoricamente smentite - secondo cui potrebbero causare malattie gravi e invalidanti, come alcune forme di autismo.

Il calo delle vaccinazioni e l'epidemia di morbillo negli USA
© AUBERT / BSIP/BSIP/Corbis
I ricercatori del Boston Hospital hanno ora analizzato i dati epidemiologici
disponibili, dimostrando per la prima volta in modo rigoroso che la ridotta copertura vaccinale nella popolazione ha avuto un effetto direttamente rilevabile nella diffusione del morbillo.

Il morbillo è una malattia altamente contagiosa: si calcola che un individuo infetto, in una popolazione pienamente esposta al rischio di contagio, cioè non vaccinata, trasmetta il virus a 11-18 altre persone. Dallo studio è emerso che il tasso di copertura vaccinale nei tre stati considerati, California, Arizona e Illinois, è compreso tra il 50 e l'86 per cento, quindi ben al di sotto del 96-99 per cento necessario per avere un effetto protettivo sull'intera comunità.

“I dati che abbiamo raccolto ci dicono una cosa molto semplice: il modo per fermare le future epidemie di morbillo è la vaccinazione”, ha sottolineato John Brownstein, autore senior dell'articolo. “La ragione fondamentale per cui vediamo questo numero elevato di casi è che non esisteva una copertura adeguata nella popolazione esposta”.

Utilizzando la stessa base di dati, il gruppo ha anche sviluppato un modello interattivo che illustra come i diversi tassi di copertura vaccinale influenzano la diffusione del morbillo. Il modello prevede, per esempio, che in una popolazione totalmente protetta dal contagio, si registrerebbero solo due casi di morbillo ogni 70 giorni, mentre se fosse vaccinato solo il 60 per cento della popolazione i casi sarebbero 2800.

“Speriamo che questi dati incoraggino le famiglie a collaborare perché la vaccinazione dei bambini ritorni ai massimi livelli, contribuendo a contenere l'epidemia”, ha concluso Brownstein.