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Olio di palma: ci sono sostanze tossiche?

16 giugno 2016
olio di palma

Abbiamo trovato contaminanti tossici nel latte per bebè e anche potenzialmente cancerogeni nei biscotti, nelle merendine e nelle patatine con olio di palma più consumati dai ragazzi. Non dare alimenti con questo grasso tropicale ai tuoi bambini e firma la nostra petizione per chiedere insieme regole più rigide.

Su questo argomento abbiamo importanti aggiornamenti

 

Una macchia, ancora più scura, sporca la già traballante reputazione del grasso tropicale più amato dall’industria alimentare. La notizia, apparsa su tutti i giornali, della presenza di alti livelli di contaminanti tossici e potenzialmente cancerogeni nell’olio di palma raffinato si rivela reale. Ecco cosa abbiamo trovato all’interno delle merende più consumate dai nostri ragazzi e nel latte in formula per bebé contenenti il palma.

La nuova soglia viene facilmente superata

I risultati parlano chiaro: la nuova soglia di sicurezza stabilita dal gruppo di esperti sui contaminanti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare per il 3-MCPD, contaminante tossico per reni e testicoli, viene superata sempre nell’alimentazione dei lattanti nutriti esclusivamente con latti formulati. Rischia facilmente di essere superata anche nella dieta dei bambini e degli adolescenti che consumano in un giorno più di una merendina o una merendina abbinata a qualche biscotto o a un pacchetto di patatine. Non solo, in alcuni biscotti e merendine, e sempre nelle patatine, abbiamo trovato i contaminanti GE che l’Autorità europea classifica come potenzialmente cancerogeni.

Trova le merendine senza olio di palma

In questo momento di incertezza, il nostro consiglio è quello di non dare ai bambini prodotti che contengono olio di palma, prediligendo quelli che contengono grassi più salubri come l’olio extravergine d’oliva o il girasole. Come riconoscerli? Lo puoi fare anche grazie alla nostra app Merendiario e al comparatore online che classifica più di 450 merendine in base al loro profilo nutrizionale

Firma la nostra petizione per chiedere nuove regole sull’uso dell’olio di palma nei prodotti alimentari.

La petizione è momentaneamente sospesa. Presto tornerà disponibile.

Da parte nostra abbiamo già scritto al Ministero della Salute italiano e al Governo per chiedere da un lato di farsi promotore di una regolamentazione più rigida a livello eurpeo e dall'altro di effettuare controlli a tappeto sui prodotti a rischio.

Questi sono i prodotti analizzati 

Latte in formula

  • Nestlè Nidina 1 Optipro 
  • Humana 1 
  • Mellin 1 

Biscotti 

  • Mulino Bianco Macine 
  • Pavesi Gocciole 
  • Saiwa Orosaiwa

Merendine 

  • Mulino Bianco Tegolino
  • Kinder Panecioc 
  • Motta Buondì

Patatine 

  • San Carlo Classica 
  • Fonzies gli originali
  • Pai Patatina
Occhio ai valori nutrizionali

L'olio di palma è entrato nella composizione dei prodotti per sostituire i grassi idrogenati, prima molto usati nell'industria alimentare. Ma da qui a pensare che non presenti nessun rischio per la salute il passo è lungo. Ultimo, in ordine di tempo, il parere dell'Efsa che prende in considerazione i contaminanti da processo perocolosi per la nostra salute, di cui l'olio di palma è la principale, anche se non esclusiva, fonte di esposizione per l'uomo. Noto da più tempo, invece, è il discorso legato alla sua composizione in acidi grassi saturi. L'olio di palma non ha colesterolo, questo è vero ma, esattamente come il burro, contiene una quantità di acidi grassi saturi molto elevata rispetto ad altri oli: dei grassi presenti in 100 grammi di olio di palma, 47,1 grammi sono saturi, contro i 48,8 grammi del burro e gli appena 16,3 grammi dell'olio di oliva. I rischi per cuore e circolazione, quindi, ci sono eccome se si assume in grande quantità. E il rischio c'è, visto che l'olio di palma è praticamente dappertutto ed è facilmente accumulabile durante la giornata. A porre l’accento sul rischio di accumulo è anche l’Istituto Superiore di Sanità. “Il problema – afferma l’Iss – non è l’olio di palma in sé, ma il fatto che rappresenta una rilevante fonte di acidi grassi saturi, cui le evidenze scientifiche attribuiscono – quando in eccesso nella dieta - effetti negativi sulla salute, in particolare rispetto al rischio di patologie cardiovascolari”. A fare attenzione devono essere soprattutto i bambini (da 3 a 10 anni), anziani, obesi, ipertesi e persone che hanno avuto in passato problemi cardiovascolari.

Allora quanto se ne può assumere? Le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e le line guida nazionali consigliano un apporto di grassi saturi del 10% dell’apporto calorico quotidiano, circa 22 grammi per una dieta di 2000 kcal.

Alcuni marchi dicono addio all'olio di palma?

Ecco alcuni marchi che hanno firmato la petizione "Stop olio di palma" promettendo di eliminare questo grasso dai loro prodotti: Coop, Esselunga, Carrefour, Iper, Despar, Primia, Basko, Poli, Tigros e Iperal, Crai, Ikea, Ld Market, Picard, MD discount e U2.

I danni provocati ad ambiente e lavoratori

Da non sottovalutare i danni all'ambiente derivanti dalla coltivazione di olio di palma. Quando siamo stati in Indonesia con la nostra ultima inchiesta sul campo, nel 2012, abbiamo trovato una situazione pessima. Il 70% delle coltivazioni si trovava in aree prima occupate da foreste, che erano state distrutte o incendiate, causando la scomparsa dell'80-100% delle specie animali che le abitavano: un danno enorme alla biodiversità tipica di queste aree e un contributo pesantissimo all'impennata di gas serra nell'atmosfera. 

Un'organizzazione internazionale per garantire sostenibilità ambientale?

Senza contare le violazioni dei diritti territoriali delle comunità indigene, con espropriazioni delle terre dei contadini e deportazioni di interi villaggi. Eppure già dal 2004 esiste la Rspo (Roundtable on sustainable palm oil), un'organizzazione internazionale nata per garantire standard di sostenibilità ambientale e sociale da parte dei suoi membri. I criteri di certificazione che si leggono sul suo sito sono piuttosto generici e nessuna delle piantagioni Rspo ci ha permesso nel 2012 di visitarla. A peggiorare la credibilità di questa certificazione (che oltretutto riguarda solo il 18% dell'olio di palma prodotto nel mondo) sono arrivate inchieste, come quella di Greenpeace, che hanno denunciato come la deforestazione sia continuata per anni anche in aree "certificate". 

Il Wwf e il suo impegno

Per rafforzare regole e controlli, Wwf ha dato vita insieme ad altre associazioni a un nuovo gruppo di lavoro, il Poig (Palm oil innovation group), a cui hanno aderito aziende come Ferrero e Unilever: "Nasce per dare criteri aggiuntivi, con impegni molto vincolanti per i suoi membri - dice Eva Alessi, responsabile sostenibilità Wwf -  L'obiettivo è che diventino progressivamente degli standard di Rspo". In attesa di una sostenibilità vera, quello che possiamo fare, intanto,  è cercare sulle confezioni il bollino con la palma che identifica l'uso di olio certificato. Al momento è lo strumento migliore per sapere, quantomeno, che i produttori che lo utilizzano potrebbero avere una condotta migliore rispetto a chi non lo fa.