Philae è sulla cometa, ma con qualche guaio

Il lander della missione Rosetta è "stabile" sulla superficie dopo una turbolenta serie di atterraggi e rimbalzi, ma riceve meno luce del previsto e si sta scaricando in fretta

di Emanuele Menietti – @emenietti

Il lander Philae è da mercoledì pomeriggio sulla superficie di 67P/Churyumov-Gerasimenko (67P/C–G), una cometa a 510 milioni di chilometri della Terra, dopo avere compiuto un lungo e tortuoso viaggio durato 10 anni e che ha richiesto spostamenti di miliardi di chilometri a bordo della sonda spaziale Rosetta, grazie a una missione organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). In queste ore i team di ricerca dell’ESA stanno analizzando i dati che Philae, attraverso Rosetta, sta inviando sulla Terra con informazioni sul suo stato e fotografie del panorama che ha intorno. L’atterraggio è stato più complicato del previsto e per il lander – un cubo di un metro per lato e con una massa di 100 chilogrammi – ci sono notizie molto buone e altre meno incoraggianti.

La guida alla missione Rosetta

Tre atterraggi
Dopo essersi staccato da Rosetta, Philae ha eseguito regolarmente la discesa verso la cometa come nei piani, ma alcuni dei suoi sistemi per assicurare il lander alla superficie ed evitare che potesse rimbalzare dopo l’impatto non hanno funzionato. I due arpioni posti sulla parte inferiore di Philae non sono scattati e non ha funzionato nemmeno il piccolo propulsore a gas freddo posto sulla sommità del lander, che si sarebbe dovuto attivate per spingerlo contro la superficie per controbilanciare eventuali spinte dovute al rimbalzo e al rinculo del colpo per sparare gli arpioni.

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Stando ai dati analizzati fino a ora dall’ESA, Philae sarebbe rimasto senza risorse sufficienti per evitare di rimbalzare dopo l’atterraggio. Dopo il primo contatto sulla superficie avvenuto alle 16:34 (ora italiana) il lander è rimbalzato di alcune centinaia di metri ed è poi tornato a scendere lentamente verso la superficie, impiegando circa due ore per farlo: il secondo atterraggio è stato alle 18:25. E, di nuovo, senza la possibilità di arpionare la cometa, ha compiuto un nuovo rimbalzo più piccolo, stabilizzandosi infine verso le 18:32.

Stabile
I ricercatori ESA hanno impiegato diverse ore per interpretare i dati e arrivare a questa conclusione, del resto nessuno finora era aveva mai tentato di atterrare su una cometa e ci sono molte cose da imparare sul campo. Philae si trova quindi sulla cometa ed è “stabile”, ma non è chiaro se resterà nella sua attuale posizione e per quanto tempo. Ognuno dei suoi tre piedi è dotato di una vite, che penetrando nel terreno di qualche centimetro dovrebbe permettere al lander di restare aggrappato. Ma senza l’ancoraggio che avrebbero offerto gli arpioni, studiati per andare più in profondità nella cometa, i ricercatori non sanno se le viti resisteranno nei prossimi giorni.

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Tra le possibilità per rendere più stabile Philae ci potrebbe essere quella di riprovare a fare scattare gli arpioni, con un comando inviato dalla Terra, ma per ora ci sono molte cautele su questa ipotesi. Potrebbe rivelarsi una soluzione per assicurare meglio il lander, ma il rinculo dovuto al rilascio degli arpioni potrebbe spostare ulteriormente Philae, sprovvisto di un propulsore funzionante per controbilanciare il colpo, e compromettere la missione.

Dov’è Philae
Questa mattina Francesco Topputo del Politecnico di Milano, uno dei ricercatori che si occupano di alcuni sistemi e strumenti di Philae, ha anticipato al Post che il lander ha fatto due rimbalzi e tre atterraggi. Anche a causa del suo turbolento arrivo sulla cometa, Philae con molta probabilità si trova a 1-2 chilometri di distanza dal punto scelto in origine per il suo atterraggio. I ricercatori ESA analizzeranno dati e immagini forniti dalla sonda Rosetta per capire dove si trova Philae.

In rosso il punto in cui sarebbe dovuto atterrare Philae, in blu l’area stimata del suo ultimo atterraggio dopo i due rimbalzi.
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Secondo i dati, ha spiegato Topputo, non è escluso che il lander non sia in piano sulla superficie, e che sia quindi atterrato storto (rispetto al suo asse verticale) forse a causa della conformazione del suolo nel punto di contatto. Nel corso di una conferenza stampa pomeridiana organizzata dall’ESA, è stato annunciato che in effetti Philae si trova quasi in posizione verticale e che una delle sue tre “zampe” è sollevata nel vuoto e quindi non in contatto con la superficie. La posizione è precaria, e questo influenzerà le prossime decisioni dei ricercatori, soprattutto per quanto riguarda i test che il lander sarà in grado di eseguire: alcuni prevedono l’utilizzo di strumenti come un trapano, le cui vibrazioni potrebbero complicare la stabilità.

L’immagine s’ingrandisce con un clic
Superficie cometa vista da Philae

Nella mattina di giovedì l’ESA ha pubblicato per la prima volta una foto scattata da Philae direttamente sulla superficie della cometa. L’immagine conferma che il lander è comunque atterrato ma non dà molte altre indicazioni sulla sua posizione e sul suo orientamento rispetto al resto della cometa. I ricercatori dell’ESA hanno anche pubblicato una breve animazione che mostra Philae visto dalla sonda Rosetta, mentre si allontana per scendere sulla cometa. Altre immagini saranno pubblicate nelle prossime ore, man mano che saranno analizzate dall’ESA.

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Un’altra immagine pubblicata dall’ESA mostra una panoramica di ciò che ha intorno a sé Philae, per comprendere meglio la sua posizione, al centro è stata aggiunta un’elaborazione al computer del lander (l’immagine s’ingrandisce con un clic).
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Poca luce
Philae nelle prossime ore potrebbe avere problemi anche per quanto riguarda l’autonomia della sua batteria. Topputo, che tra le altre cose si occupa di studiare i dati sull’orientamento dei pannelli solari, ci ha spiegato che le ore di luce sono molte meno del previsto, perché una giornata in quel punto della cometa dura un’ora invece di sei. Meno luce significa una ridotta possibilità di ricaricare le batterie di Philae tramite i pannelli solari, e questo potrebbe complicare molto la missione per quanto riguarda gli esperimenti che il lander avrebbe dovuto compiere sulla superficie: analizzare campioni di suolo, scattare fotografie, rilevare dati sulla composizione della cometa e sul suo nucleo.

Rispondendo ad alcune domande dopo la conferenza stampa ESA, Stephan Ulamec, responsabile della parte della missione Rosetta che riguarda Philae, ha ricordato che nel caso in cui si scarichino le batterie il lander può entrare in una fase di ibernazione per risparmiare l’energia residua che può durare mesi. Philae potrebbe in questo modo attendere che la cometa si avvicini di più al Sole, trovandosi in una posizione tale da permettere una maggiore illuminazione dei pannelli solari. A questo punto i sistemi si riattiverebbero, caricando in primo luogo le batterie per rendere nuovamente operativo il lander. Ulamec ha comunque spiegato che per qualcosa del genere “bisognerebbe essere molto fortunati” e che per ora ci si sta concentrando sull’ottenere il massimo da Philae nelle sue attuali condizioni.