19 dicembre 2014

Il punto sul cambiamento climatico nell'Artico

L'aumento delle temperature medie nella regione artica si conferma decisamente più marcato rispetto al resto del pianeta. In Alaska si sono registrate temperature invernali anche di dieci gradi superiori alla norma e anche se la riduzione estiva dei ghiacci marini non è stata da record, quella del 2014 è stata la sesta più marcata dal 1979(red)

Nella regione artica la temperatura annuale media continua ad aumentare, e tutto questo avviene a un tasso più che doppio rispetto a quello misurato a latitudini più basse. A dispetto del fatto che, rispetto ad alcuni parametri climatologici, il 2014 non sia stato un anno da record (negativo), l'Arctic Report Card - frutto del lavoro di 63 ricercatori di numerose università ed enti di ricerca di 13 paesi – conferma che la tendenza al cambiamento di tutto il sistema artico continua senza tregua.

L'aumento delle temperature medie artiche è stato causato innanzitutto da un periodo di eccezionale calore durante l'inverno, quando il vortice atmosferico polare si è spostato sugli Stati Uniti continentali, consentendo all'aria calda di infiltrarsi nella regione artica. In gennaio, in Alaska si è avuta una temperatura di dieci gradi Celsius superiore alla norma, mentre le anomalie nella parte orientale del Nord America e in Russia erano di cinque gradi sotto la media, a causa di infiltrazioni di aria fredda da nord.

Il punto sul cambiamento climatico nell'Artico
Lo scioglimentio del ghiacciaio Eqip Sermia in Groenlandia. (© Jenny E. Ross/Corbis)
Anche se nel 2014, si sono avuti modesti aumenti nello spessore del ghiaccio marino artico rispetto al 2013, in settembre si è registrata la sesta minore estensione di ghiaccio marino dal 1979, ossia da quando sono disponibili le rilevazioni da satellite. Inoltre le otto minori estensioni di ghiaccio marino si sono tutte verificate negli ultimi otto anni, cioè tra il 2007 e il 2014.

Una conseguenza diretta e ben visibile di questi cambiamenti è l'influenza negativa sulle possibilità di vita degli orsi polari. Così, per esempio, tra il 1987 e il 2011 nella Baia di Hudson occidentale, il numero di esemplari di orsi polari è diminuito da 1194 a 806, e nel Mare di Beaufort meridionale il loro numero è calato del 40 per cento fra il 2001 e il 2010, anno in cui sembra essersi stabilizzato
attorno ai 900.

Il punto sul cambiamento climatico nell'Artico
La stagione della fioritura nella tundra artica. (© Jenny E. Ross/Corbis)
Inoltre il ritiro del ghiaccio marino in estate espone alla radiazione solare e a un aumento delle temperature superficiali tutti i mari marginali del Mar Glaciale Artico. Questa tendenza è particolarmente marcata nel Mare dei Ciukci, dove la temperatura superficiale sta aumentando a una velocità di 0,5 gradi Celsius al decennio. Nell'estate appena trascorsa, la più grande anomalia si è registrata nel Mare di Barents e nelle aree circostanti allo Stretto di Bering dove la temperatura è stata di 4 gradi Celsius al di sopra della media 1982-2010.

Il calo estivo dei ghiacci marini sta anche portando in diverse aree marine a un aumento della produzione biologica primaria, ovvero il tasso con cui l'anidride carbonica è convertita in materiale organico da organismi autotrofi, anche se vi sono notevoli variazioni regionali, dato che la produzione primaria dipende fortemente anche dalla disponibilità di nutrienti nel strato d'acqua più superficiale. Particolarmente interessati al fenomeno sono stati il Mare della Siberia orientale(+ 112,7%), il Mare dei Ciukci (+ 57,2%) e il Mare di Laptev.

Ma i cambiamenti interessano anche la terraferma. I ghiacci terrestri, rappresentati in buona parte dalla calotta della Groenlandia, hanno subito un notevole fenomeno di fusione nel 2014. L'area interessata dalla fusione dello strato di ghiaccio ha raggiunto il 39,3 per cento della sua superficie e a giugno e luglio il numero di giorni di fusione su gran parte della calotta ha superato la media del periodo 1981-2010.

In Eurasia, nel mese di aprile è stato raggiunto un nuovo record negativo della copertura nevosa, a cui corrisponde un cambiamento nella produzione vegetale nella tundra che, come mostrano le osservazioni da satellite, ha registrato un aumento del 20 per cento circa nella biomassa della tundra rispetto alla media 1982-2013. Tuttavia, se si considera tutta la stagione primaverile ed estiva, la copertura verde della tundra è stata fra le più basse dal 1999.