L’Uaar, la Chiesa e il tradizionalismo degli italiani

Non è facile trovare qualcosa in grado di mettere d’accordo l’associazione degli atei e degli agnostici e le gerarchie ecclesiastiche. Forse soltanto perché accade contro le loro aspirazioni, ma c’è: entrambe le organizzazioni devono prendere atto del dilagante tradizionalismo degli italiani. E agire di conseguenza.

Il sondaggio Doxa commissionato dall’Uaar ha evidenziato un pluralismo mai visto: sono tre su quattro i connazionali che si dichiarano cattolici; uno su dieci si dichiara non credente, uno su dieci è credente ma si dichiara estraneo a qualunque religione. La crescente voglia di libertà degli italiani ha trovato un’ulteriore conferma nella diffusa esigenza di un’associazione di atei e agnostici che si batta per la laicità dello Stato. Lo stesso sondaggio ha però mostrato anche un lato oscuro: la propensione a battezzare i figli. Il 61% dei non cattolici si è dichiarato d’accordo nell’impartirlo ai propri figli. Un dato altissimo, e inaspettatamente alto anche tra atei e agnostici.

È un fenomeno che si nota anche nelle discussioni e nei sondaggi sul crocifisso. Un’anomalia che ha una spiegazione: battesimo e crocifisso sono due ambiti (l’iniziazione, l’appartenenza) dall’alta valenza simbolica. Non è un caso che le campagne Uaar per lo sbattezzo e per edifici pubblici non religiosamente connotati, benché di minoranza (se non di nicchia), siano anche le campagne che hanno riscosso più visibilità: fanno notizia proprio per questo, perché vanno contro convinzioni profondamente radicate, ritenute pressoché immutabili.

Altre istanze laiche sono invece più universali e riscuotono ampio consenso, persino tra gli stessi cattolici. Lo mostrano i primi risultati dei sondaggi che le conferenze episcopali hanno condotto presso le comunità locali di fedeli. L’apprezzamento dei cattolici per la pianificazione familiare, le unioni civili e la legittimità del divorzio è notevole, e anche il matrimonio omosessuale gode di un inaspettato sostegno. I vescovi hanno cominciato a prenderne atto. L’Instrumentum laboris per l’imminente sinodo della famiglia ha ribadito per l’ennesima volta, e in maniera dura, il “no” delle gerarchie ecclesiastiche al riconoscimento di diritti diversi da quelli (pochi) compatibili con la dottrina cattolica. Contiene soltanto una maggiore premura ed empatia per tutti gli irregolari.

È un cambiamento agevolmente derubricabile a esigenze di immagine, ma è comunque un cambiamento, come emerge dal passaggio dedicato ai “Non praticanti e non credenti che chiedono il matrimonio”, dove la Chiesa “s’interroga sull’azione pastorale da intraprendere nei confronti di quei battezzati che, sebbene non siano praticanti né credenti, chiedono di poter celebrare in chiesa il loro matrimonio”. L’eventualità è considerata oggi “assai remota”, mentre “più comune” è giudicata “la richiesta di celebrazione canonica tra due nubendi, di cui uno solo cattolico, e spesso non praticante”. Le ragioni? Il “fascino legato all’’estetica’ della celebrazione (atmosfera, suggestione, servizio fotografico, ecc.) e, parimenti, in un condizionamento proveniente dalla tradizione religiosa delle famiglie di appartenenza dei nubendi”.

processione

I vescovi — è forse la prima volta — ammettono dunque l’esistenza di un condizionamento sociale favorevole alla pratica religiosa cattolica. Da una parte ne sono felici: “L’unanimità delle risposte indica questa opportunità come una occasione propizia per l’evangelizzazione della coppia”. Dall’altra ne sono preoccupati: “Molte volte la festa e gli aspetti esteriori tradizionali prevalgono sulla liturgia e sull’essenza cristiana di quanto viene celebrato”. Vantaggi e svantaggi: difficile, anche per i vescovi, capire se il bilancio si chiuderà in attivo. E stiamo parlando di un rito, il matrimonio, in cui esiste ormai una concorrenza reale, come emerge dagli ultimi dati Istat, che danno la percentuale dei matrimoni civili ormai al 43%. E senza dimenticare l’altra concorrenza de facto esistente, le convivenze.

Se prendiamo un rito più tradizionale, il battesimo, i vescovi confermano che l’attaccamento alla tradizione è ancora maggiore: “vi sono genitori che desiderano sinceramente trasmettere la fede ai figli”, ma “moltissimi di questi genitori chiedono per i figli l’iniziazione ai sacramenti per non venire meno ad un’abitudine, a un costume tipico della società. Il sacramento rappresenta ancora per molti una festa tradizionale, che essi chiedono più per conformazione ad una consuetudine familiare e sociale, che per convinzione”. Come emerso anche dal sondaggio Uaar. E come i sociologi confermano da tempo. L’inchiesta Eurisko citata da Franco Garelli in Religione all’italiana ha individuato in un terzo coloro che si definiscono cattolici “per traduzione ed educazione”: un dato enorme. Che spiega perché in Italia — salvo le eccezioni di cui sopra — la larga maggioranza della popolazione è favorevole alle istanze laiche.

È un fenomeno di cui anche il mondo laico dovrebbe una buona volta prendere atto. Tanti polemisti atei insistono cocciutamente a cercare di scalfire il predominio culturale cattolico con argomenti controcatechetici, o di demolizione delle Sacre scritture: le quali, come la dottrina, sono perfettamente sconosciute alla quasi totalità dei (di fatto sedicenti) cattolici. La Chiesa non ha nulla da temere da questa pubblicistica. Ha invece molto da temere da una battaglia che combatte con un nemico invisibile e su un campo che non è (o non dovrebbe essere) il suo: assai più che la fede può la consuetudine, più che l’evangelizzazione può il condizionamento sociale. Se la tradizione fossero i sacrifici umani o il satanismo funzionerebbe quasi allo stesso modo. Si capisce dunque molto bene che il mantenimento dello status quo (di una società che quasi a una sola voce, a scuola in politica e nei media recita il mantra dell’Italia cattolica) è indispensabile. La dottrina viene dopo.

A favore della Chiesa cattolica gioca spesso l’assenza di alternative: laddove vi sono e sono visibili, come nei confronti del matrimonio, i dati evidenziano la sua incapacità di fronteggiare il cambiamento. L’Uaar si batte affinché ognuno (credente o non credente che sia) possa liberamente condurre la propria vita come egli stesso vuole. Ma i suoi soci devono anche rendersi conto che — a loro modo, e anche se ci appaiono incoerenti — gli italiani, a grande maggioranza, sono come si vogliono. Sono infatti estremamente coerenti con una delle leggi non scritte più antiche del mondo: “si è sempre fatto così, tutti fanno così, e continuerò a fare così finché molti altri non faranno diversamente”. Il ricorso alla tradizione è un noto errore argomentativo. Ma è anche il più diffuso…

La redazione

Archiviato in: Generale, Notizie

53 commenti

Beatrice

«gli italiani, a grande maggioranza, sono come si vogliono.»

Non ci resta che l’emigrazione 🙁

DucaLamberti74

Oppure come palliativo puoi venire ogni tanto qui sul forum dell’UAAR e raccontare le prodezze degli italiani che conosci chiamandoli italioti 🙂

Tranne qualche rara eccezione qui gli italioti sono molto pochi.

DucaLamberti74

Engy

ehh sì, signora mia, che schifo l’Italia, che bello tutto l’estero!
Peccato che quelli che minacciano di espatriare a ogni piè sospinto e in molti casi potendolo pure fare, poi rimangano qua a rompere le palle con ste lagne di un estero (mai meglio precisato) più bello, più equo, più tollerante, più aperto, più solidale … più laico ostia, stavo per dimenticarmene!

Gerard

Oggi, per puro caso, ho ritrovato una persona che ho conosciuto per il fatto che ha lavorato per parecchi anni in un noto ristorante vicino a casa mia .
Alcuni anni fa, ha deciso di emigrare in un paese europeo dove pensava di vivere la sua ” diversita ” in una maniera piu libera .
Mi ha detto che la sua decisione di emigrare fu la cosa la piu giusta che abbia fatto in vita sua . Adesso vive in coppia in una piccola citta, apertamente areligioso e gay…
E ovvio che questo non rappresenta tutti quanti sono emigrati ma ho trovato interessante racontartelo, visto che leggo adesso il Tuo post e che questo incontro di stamattina si adisce proprio a quanto hai scritto .
( Questo signore è venuto per alcuni giorni da amici ..)

Engy

certo caro Gerard,
ma magari nel mitico e non meglio precisato estero (si parla solo di Europa, di quale poi, o di quali altri mondi fantastici?) trovi chessò, un sistema sanitario molto ma molto peggiore del nostro (che pure, da più di vent’anni, dall’aziendalizzazione in poi, è peggiorato di brutto).
Perchè ribadisco che la vita in generale non è fatta solo di questioni legate alla fede o all’ateismo …
E’ che questo ritornello lagnoso su quanto sia bello l’estero e quanto facciamo schifo noi mi diventa sempre più insopportabile, soprattutto perchè se ne appropria e lo va ripetendo, anche chi all’estero non è neanche mai andato (sempre di qualche tipo di conformismo si parla, gira e rigira) !!!

Gérard

Il paese non precisato è la Francia . Non ho voluto nominarla perchè avresti pensato che facevo propaganda per il mio paese d’ origine . E giustamente mi avrei aspettato una risposta del tipo : ” Perchè non ci torni ? ” .
Ho vissuto in diversi paesi diversi, fra l’ altro Francia e Germania ( un po in Inghilterra e anche in Svizzera ) . Non sono abitato da nessuna nostalgia per nessun paese ma devo insistere sul fatto che non tutto il mondo è paese e che ci sono paesi ( si parla di paesi europei sviluppati ) dove
a) esiste un assistenza sociale molto migliore
b) dove gli interessi degli cittadini e dello stato passano prima di quelli della religione .
Pero oggi ho la nostalgia dei paesi nordici perchè fa un caldo bestiale e soffocante nella zona di Firenze ( e non ho mai sopportato temperature calde sopra i 25° !! )
Ahaahaa

Francesco s.

Io invece non emigro, voglio migliorare la MIA Italia, i paesi come la Francia o i paesi scandinavi mi sono di ispirazione, ma io voglio la versione italiana della Francia e della Scandinavia.

Io non la consegno la mia Italia a quelli che il simpatico utente Duca chiama italioti.

gmd85

@E.n,g.y

Si emigra perché, evidentemente, non si può più stare nel proprio paese per un motivo X. Stai a vedere se chi è discriminato fa una ricerca sui sistemi ospedalieri.

E perché l’hai deviata sul sistema sanitario? Dalle mie parti si chiama fallacia dello spaventapasseri.
Si parlava di tradizionalismo degli italiani. Il sistema sanitario non c’entra una mazza. Che interessi a te, in questa sede e in questa news è irrilevante.
Ti secca che facciamo (fanno) schifo gli italiani? Ti passa per la mente che contribuisci a dare agio a questa storia?
Hai mai parlato con qualcuno all’estero per sapere cosa ne pensano del paese? Vuoi qualche parere?
Non è questione di conformarsi, è questione di dati di fatto.

Comunque, sono pochi i paesi messi peggio di noi in quanto a SSN:

http://www.corritalia.de/Dettaglio.46+M5d0f7467d3c.0.html

Engy

la tua nostalgia del freddo per me è voglia di freddo, dato che non sono mai andata nel nord Europa purtroppo.
Figurati che io fatico a sopportare le temperature superiori ai 15 gradi.
L’ideale per me sarebbe la Groenlandia, proprio l’altra sera ho visto quel tale Pif proprio là, e sopporterei bene (almeno credo, dovrei poterci provare …) i lunghi mesi di buio…
ma nessuno mi crede 🙂

DucaLamberti74

@Francesco s:

Grazie per il simpatico 🙂 … e soprattutto auguri per la tua battaglia contro gli italioti costoro rimangono sempre in numero costante e non cambiano mai costituendo sempre così la maggioranza relativa degli abitanti dell’italietta.

Caratteristica degli italioti è avere il didietro largo flessibile e dinamico per cui anche all’aumentare delle condizioni sfavorevoli loro sono lo stesso felici beoti e contenti.

Auguri sinceri per la tua lotta…io per il momento rimango nel mio bunker isolato e grido agli italioti (inascoltato visto che qui di italioti ce ne sono ben pochi 🙂 ) dal forum dell’UAAR quanto sono italioti…è rilassante e divertente e il fatto di sapere che gli italioti sono italioti non ti fa inc@@@@re per nulla….

Quando senti di centinaia di migliaia di italioti che vanno a sentire il papa tu dici…e che ci vuoi fare sono italioti…e la rabbia non ti viene.

Purtroppo abitando nell’italietta degli italioti un pochino italioti lo siamo tutti…l’importante è tenere sotto controllo l’italiota che è dentro di noi e cercare di dare il meglio giorno dopo giorno.

DucaLamberti74

Gérard

Engy
Ciao

La Groenlandia ? Ma non esageriamo !! La Groenlandia fu chiamata cosi dai primi viking che ci misero piedi . Significa Paese Verde . Perchè ? Con questa mensogna volevano attirarsi popolazione vikinghe per colonizzare questo paese di ghiaccio !
Ti consiglierei la Bretagnia oppure la Normandia . Le temperature vanno attorno i 20° d’ estate . Mai di più !
Per parlare della situazione sanitaria in Francia ? Potrei racontarti come fu curata la mia madre morta 27 anni fa ( era giovane ) alla clinica Universitaria di Nancy in Lorena ma questo non è tema . Posso dirti che l’ ho racontato a miei colleghi di ufficio e mi hanno detto che qui in Italia, non se lo sogna nemmeno ….

Engy

lo so bene @Gerard che la Francia ha un ottimo sistema sanitario, molto meglio del nostro (che pure, non fa schifissimo, pur se peggiorato nei decenni e sopratutto con le ultime revisioni di spesa).
La mia polemica (che non riguardava te) era riferita a questa esterofilia cronica dell’italiano medio che di solito e oltretutto all’estero non è neanche mai andato, però ne parla bene da contratto, parla bene dell’estero in generale senza mai ovviamente preoccuparsi di precisare chi e come e dove, e parla male di sè e del proprio paese.
E così vive più sereno, del pensiero altrui il più delle volte, dicendo le cose (luoghi comuni e generalizzazioni ridicole) che gli altri si aspettano, senza la fatica di troppe riflessioni.

gmd85

@E.n.g.y

E tu che ne sai della basi che hanno le persone per parlare dell’estero. basta informarsi, sai. Vedere qualche speciale. Leggere siti esteri. Quando si mette a confronto la situazione escrementizia di questo paese con quelle degli altri (non tutti, certo) ci vuole poco a fare 2+2.
Ti secca che si definisca l’Italia per quello che è? Problema tuo.

DucaLamberti74

Ma vogliamo mettere un bel matrimonio italiota in chiesa rispetto ad una genuina e sincera convivenza ?

Poter fare vedere a tutti i parenti italioti (che magari non vedi da anni e che non te ne importa nulla) come si è felici e contenti (e magari pieni di debiti e rate da pagare per i prossimi 10 anni per il rinfresco ed il viaggio di nozze alle maldive), che bell’abito da sposa (pagato almeno 5000 EUR), che bel rinfresco, che bella chiesa e che dio benedica questa coppia e possano nascere dei piccoli italioti che diventeranno dei bamboccioni.

E poi dopo il matrimonio c’è il bollo arcivescovile che permette di sc@@@@re senza peccato…vuoi mettere che bel vantaggio italiota se dio ti vede mentre fai sesso tu hai le carte in regola.

DucaLamberti74

francesco s.

Non la vedrei in maniera così rigida, la convivenza non è l’opposto del matrimonio, alle volte dopo una convivenza si arriva a un matrimonio, e non è detto che sia in chiesa, esiste anche il rito civile, non scordiamolo mai.

DucaLamberti74

Un matrimonio dopo una convivenza vuol dire un passo ragionato, ben motivato e un sincero atto d’amore di una coppia che si vuole bene e lo vuole dimostrare anche con un (secondo alcuni avvocati IL) contratto.

Invece sono ancora molti gli italioti che fanno i bamboccioni nelle case dei genitori e vanno a vivere insieme dopo un bel matrimonio italiota da me descritto.

Non l’ho messo nel mio post di prima ma di solito prima del matrimonio italiota può esserci l’altrettanto italiota addio al celibato/nubilato con altrettante belle italiottate (danzatrici spogliarelliste/danzatori strip-tease , ubriacature, scherzi scemi, mangiate di carne di cavallo e coniglio, coca-party) prima della cerimonia in chiesa (dove poi con una bella confessione ci si pulisce di tutti i peccati commessi).

DucaLamberti74

paniscus

…e assicuro che la scenografia con il vestito da sposa sontuoso, il viaggio di nozze di lusso e il ricevimento da centinaia di ospiti ESISTONO anche in caso di matrimoni civili, io stessa ne ho visto qualcuno (come ho visto anche dei matrimoni in chiesa molto semplici e per nulla pretenziosi)… il livello di sfarzo e di ostentazione, nonché il livello di cattivo gusto dei medesimi, dipende da ben altri fattori della mentalità degli interessati, non dal tipo di cerimonia.

Non mi spiego per quale motivo debba persistere questo mito secondo cui il matrimonio religioso implica una vera “grande festa”, mentre quello civile sarebbe un semplice atto burocratico che si deve necessariamente celebrare sotto tono (magari solo perché non si ha voglia di spendere, o amenità del genere).

L’unica correlazione logica che ci vedo, semmai, sarebbe che chi sceglie di sposarsi in comune (oltre a essere mediamente meno giovane di chi si sposa in chiesa, e quindi meno legati all’esigenza della grande festa romantica e divertente) è più facile che abbia una mentalità meno legata alle apparenze delle tradizioni, e non SOLO a quelle religiose… e quindi è più probabile che non abbia voglia di troppi orpelli scenografici.

Ma magari sarebbe quel tipo di persona che preferirebbe comunque una festa semplice e frugale anche se si sposasse in chiesa.

DucaLamberti74

@paniscus:

Ed allora facciamo un bel distinguo tra:

A) matrimonio italiota in chiesa
B) matrimonio italiota in comune

Forse sarà differente il luogo ma l’aggettivo italiota rimane :-).
Così come sono pronto a credere (quando sarà consentito per lo stesso sesso) ci saranno nel futuro anche:

* * * matrimoni italioti (omosessuali) in comune.

Secondo mio parere l’insieme dei matrimoni italioti è al 70% su A).

DucaLamberti74

Gianfranco

Gli italiani sono per lo più pecore, e anche quando la pensano diversamente difficilmente si sganciano dal gregge e questo è evidente anche dal punto di vista politico.

bruno gualerzi

“Ma i suoi soci (di UAAR) devono anche rendersi conto che — a loro modo, e anche se ci appaiono incoerenti — gli italiani, a grande maggioranza, sono come si vogliono. Sono infatti estremamente coerenti con una delle leggi non scritte più antiche del mondo: “si è sempre fatto così, tutti fanno così, e continuerò a fare così finché molti altri non faranno diversamente”. Il ricorso alla tradizione è un noto errore argomentativo. Ma è anche il più diffuso…”

I sondaggi di Vescovi e UAAR concordano – ovviamente da posizioni opposte -nel considerare la tradizione l’elemento preponderante per quanto riguarda certe pratiche religiose ritenute, appunto, tradizionali. Fermo restando che i sondaggi fotografano una situazione reale che può sempre trovare riscontro nelle esperienze quotidiane proprie di quanti si sono qualche volta interessati della questione… è proprio questo riscontro che può indurre molti, come il sottoscritto, a ritenere che i sondaggi non rivelano niente di nuovo. Ma, come più volte sostenuto, servono, e come!, per quantificare un fenomeno altrimenti destinato a restare nel campo delle sensazioni per quanto radicate siano… e questa è la funzione, preziosa, della sociologia.
E però credo che i soci UAAR debbano rendersi conto anche di un altro aspetto del fenomeno, non rilevato, per forza di cose, dai sondaggi. La tradizione, certo… ma questa tradizione è dovuta solo a conformismo, pigrizia, arretratezza culturale, cioè poi all’ossequio ad una ‘delle leggi non scritte più antiche del mondo”… oppure c’è qualcos’altro, che non contraddice questi caratteri, ma che forse permette di andare più a fondo per comprendere l’origine di questa ‘legge non scritta’? E che ha un particolare rilievo proprio perché in ballo c’è la religione: parlo della superstizione, considerata non tanto nei suoi aspetti più o meno folcloristici, quanto proprio in quel modo di vivere la condizione umana che ha dato origine alle religioni, quale che siano la forma che hanno assunto.
Non voglio andare oltre in questa tesi che meriterebbe ben altri approfondimenti, e vengo a quanto rilevato dai sondaggi: siamo sicuri che la pratica del battesimo, dei matrimoni in chiesa, dei funerali col prete ecc. richiesti anche da chi si dichiara del tutto indifferente alla religione, o addirittura ateo, sia dovuto solo alla suggestione operata dalla tradizione, e non anche a qualcosa di più profondo dovuto al timore (ovviamente inconscio) di una trasgressione a qualcosa di ancestrale, di ‘sacro’, dalla conseguenze imprevedibili? Questo aspetto l’ho personalmente verificato quando ha preso piede la pratica dello sbattezzo, oltre che in qualche modo anche in me stesso, in quanti famigliari e conoscenti, si sono comunque orientati a sbattezzarsi. C’era una dimensione simbolica nel battesimo a rimuovere la quale subentrava una certa resistenza. Per il peso della tradizione, certo (“si è sempre fatto così”), ma una tradizione che a sua volta è diventata tale in quanto rispondente ad un’esigenza… a ‘sfruttare’ la quale ha sicuramente (direi ovviamente) provveduto l’istituzione religiosa, ma che esigenza resta.
Ora, sia la chiesa che UAAR si trovano paradossalmente concordi nel considerare negativamente questo permanere della tradizione: la chiesa perché vede il rischio che questa ‘paura’ sulla quale – in buona o mala fede – ha sempre costruito il suo potere sulle coscienze si riduca a pura esteriorità… che va sempre bene, ma, appunto, è rischiosa; UAAR perché deve registrare una resistenza a liberarsi di una tradizione che mantiene un legame con la chiesa pur sempre di ostacolo ad una vera secolarizzazione.
Credo sia interesse di UAAR prendere in considerazione la dimensione superstiziosa (‘religiosa’) che alimenta la tradizione, per non lasciare alla chiesa l’opportunità di sfruttarla.

Diocleziano

Come hai detto è un tema che richiede ampie analisi quindi non
facilmente risolvibile in un’unica soluzione. Da una parte è vero
che ”si è sempre fatto così” ma è anche vero che questo modo
di tramandare un’abitudine ci ha fatto passare dagli dei egizi a
quelli greci e poi latini, infine, con i dovuti sincretismi, giudaici.
Ne faccio un problema di cultura, nel senso più povero,
di unica cultura di masse spesso analfabete;
oggi è solo cambiato il genere di analfabetismo.
A parte l’ipertrofica informazione eruttata ogni giorno dai mezzi
di comunicazione, quel poco di spirituale a cui può attingere
l’anonimo e precario abitante di questa terra è la religione
e i romanzi fantasy…
Certamente la chiesa è vecchia e il suo prodotto non tira più;
credo che abbia raggiunto il punto critico di non ritorno.
Ci aspetta un futuro di predicatori televisivi di tipo americano?

Marco Tullio

“Ci aspetta un futuro di predicatori televisivi di tipo americano”?
Per quanto mi riguarda … meglio che nulla …

Diocleziano

Marco Tullio Vetus…
Come disse Bruce Willis affondando col Titanic: «Chi si accontenta, god»
Sua Banalità non è che sia molto diverso, però.

gmd85

@Marco Tullio

Io non andrei fiero di questo parossistico bisogno di prediche…

Diocleziano

La chiesa prenderà atto che gli italiani sono religiosi anche senza dio: ingloberà tutte quelle fastidiose frange contestatrici e si chiamerà CCAR… Chiesa Cattolica Atea Razionalista. Tutti i dogmi saranno facoltativi e incasserà il 100% dell’8×1000 senza nemmeno firmare. Abolirà il tristo crocefisso che sarà rimpiazzato da un bouquet di viole e papaveri.

Gianluca

Diocleziano

Tu ci scherzi, ma ho l’impressione che questi qui pur di continuare a contare qualcosa davvero arriveranno a sovvertire l’impensabile.

Diocleziano

In effetti è già in atto da un pezzo: se si confronta la chiesa trionfante, dagli artigli di acciaio e dai roghi facili, con l’attuale dio cremoso e spalmabile di Sua Banalità, ci accorgiamo di quanto sia adattabile a ogni situazione. Il vero, unico miracolo della chiesa è il riuscire a mantenere la diritta via a furia di continue sterzate.

Giorgio Pozzo

l’attuale dio cremoso e spalmabile di Sua Banalità, ci accorgiamo di quanto sia adattabile a ogni situazione

Insomma, un dio Pongo… :mrgreen:

Filippo D'Ambrogi

“Gli italiani, a grande maggioranza, sono come si vogliono. Sono infatti estremamente coerenti con una delle leggi non scritte più antiche del mondo: “si è sempre fatto così, tutti fanno così, e continuerò a fare così finché molti altri non faranno diversamente”.

Domanda: e quand’ è che molti altri inizieranno a fare diversamente?
Risposta: quando troveranno imbarazzante conformarsi alla consuetudine perchè qualche “polemista ateo cocciuto” sarà riuscito a illustrare le sorprendenti imposture, “perfettamente sconosciute”, che sono a fondamento dei riti religiosi praticati per tradizione dai sedicenti cattolici e da molti non credenti.

Raffaele

Veramente una risposta è già contenuta nell’articolo: quando troveranno alternative. E con tutta la buona volontà, non capisco proprio come – per restare sull’esempio del matrimonio – il cambio di atteggiamento sul matrimonio sia da ascrivere agli argomenti convincenti di qualche polemista ateo. Non ci credo proprio :-)…

Gérard

Il giorno dove il PACS sarà autorizzato in Italia, vedremo se questo ” matrimonio-evento mondano ” andra sempre di moda …
Per questo motivo, credo, la Chiesa cattolica sia contraria…

gianni rosso

Ho conosciuto diverse coppie sposate civilmente e atee che hanno ugualmente fatto battezzare i propri figli. A tanto arrivano i condizionamenti secolari della CCAR, ma credo che per ora possiamo compiacerci dei progressi qui evidenziati e dobbiamo ricordarci da che punto siamo partiti:una volta, a dichiararsi atei o a convivere senza essere sposati, si finiva al rogo!

DucaLamberti74

Si finiva sul rogo tutto questo per la gloria del dio che piace tanto ad Enrico.

paniscus

Ho conosciuto diverse coppie sposate civilmente e atee che hanno ugualmente fatto battezzare i propri figli. A tanto arrivano i condizionamenti secolari della CCAR,

Io non ho fatto nessuna delle due cose, né sposarmi in chiesa, né battezzare i figli.

Ma devo ammettere di aver vagamente ricevuto qualche commento negativo o qualche manifestazione di stupore (ma comunque molto blanda e senza nessuna recriminazione grave), solo per il secondo punto…

…ma assolutamente MAI per il primo, nemmeno dalla nonna ultranovantenne o dalla prozia più chiesaiola, che si sono rivelate perefettamente in grado di reggere tale “trauma” con un aplomb e una signorilità di tutto rispetto.

Si parla di gente che 30 o 40 anni prima non avrebbe MAI accettato un figlio convivente senza matrimonio, o sposato solo civilmente, e tantomeno un nipotino non battezzato, ma che in età molto avanzata non ha avuto alcun problema ad accettarlo dalla generazione successiva.

Sia chiaro che parlo di persone molto anziane, sì, ma ancora perfettamente lucide, con cui si poteva tranquillamente parlare.

Il che vuol dire che le persone intelligenti sono perfettamente capaci di imparare cose nuove e di riflettere su informazioni nuove, anche a 80 o 90 anni, basta spiegargliele serenamente e senza ipocrisie.

L.

faidate

Il problema di certe tradizioni non è solo italiano. A chi (Beatrice) suggerisce l’emigrazione consiglio di non scegliere il Pakistan, dove, per rispettare le regole della propria religione, i parenti hanno decapitato due sposi che non le avevano seguite. L’indottrinamento (la manipolazione) è sempre esistito quasi dovunque e spesso è fatto passare per tradizione. La pubblicità è un esempio di come si possa trasformare un’ informazione in un condizionamento: quando esso è precoce può diventare inconsapevolmente parte del nostro modo di pensare. Naturalmente la pubblicità della Chiesa non è fatta solo per portare più anime in paradiso. Forse c’è sotto anche qualche piccolo interesse materiale: certo lo sanno anche gli atei che fanno battezzare i figli, ma la coerenza ha l’elasticità della pelle delle palpebre.

G.B.

Lasciando perdere il Pakistan e passando a paesi decisamente più civili e secolarizzati come la Svezia e la Danimarca, si può constatare che anche qui la Chiesa (in questo caso luterana) è ancora in larga misura accettata per attaccamento alla tradizione, sebbene quasi nessuno ne prenda sul serio i dogmi e la maggior parte dei cittadini ritenga che solo dei pazzi potrebbero prendere delle decisioni politiche sulla base di considerazioni religiose. Sull’argomento vedi il bel libro di Phil Zuckerman, “Patria senza Dio” ed. Malcor D’. Evidentemente la forza delle tradizioni si fa sentire in tutte le latitudini, le religioni sono come la pizza per i napoletani e il risotto allo zafferano per i milanesi; è ovvio che i preti cerchino di trarre vantaggio da questa situazione, anche se nello stesso tempo si pongono tutta una serie di interrogativi…

Lorenzo Galoppini

In sintesi: conformismo e ipocrisia italici, uniti ad un basso livello culturale medio.

gmd85

Ma tu con la Nappi sei fissata. C’entrasse qualcosa con la news. E che caxxo…

Engy

non sono fissata, mi incuriosisce molto questa ragazza.
e c’entra con il post, se l’hai letta.

firestarter

Oltretutto non capisco quale sia il problema se Valentina Nappi vuole vivere la propria sessualità in una certa maniera. Quella di Engy mi pare invidia mal celata da acidume, o forse è semplicemente rimasta traumatizzata da certo materiale.

gmd85

@E.n.g.y

La sfera strettamente sessuale non è presa in considerazione da questa news.
Non è che se ti censurano da una parte devi sfogarti qui.

Forse quel viaggetto in Groenlandia è più necessario di quel che credi.

DucaLamberti74

Valentina Nappi decisamente ha un’approccio alla vita ed al sesso all’opposto della tipica donna italiota.

Per una volta ogni tanto sono d’accordo con quanto scritto dall’imperatore dei mugugnanti.

DucaLamberti74

Engy

firestarter,
ho detto che è un problema il modo di vivere la sessualità della Nappi?
Ho detto che mi incuriosisce e la proponevo a titolo di spunto di conversazione.
Acidume? Mah, a volte sì, pure io sono acida.
Non per motivi legati al sesso comunque, quello lo escluderei.
E “certo materiale” non mi ha mai traumatizzato sinceramente, fatta eccezione – devo ammetterlo, non sono così avanti come te – per quel tipo di pornografia che mostra rapporti sessuali tra donne e cavalli o cani …

Gérard

Quello che tutte queste cosidette stars televisive e soubrettes etc ” confidono ” in TV o su riviste destinate a massaie é quello che viene consigliato di dire .
Avendo a che fare ad un pubblico ” molto-conservatore ” come quello che si parla su questo articolo .. queste ” Soubrettes” sparerano quello che si aspetta questo pubblico : amo gli spaghetti, sono devota al Padre Pio, vorrei 10 bambini etc etc . E fa niente se due pagine piu avanti fanno vedere seni gonfiati con silicone, mele esagerate, labbre rifatte etc..
Sanno bene che se non ” curano ” il loro pubblico-massaie, non faranno piu servizi sulla rivista o non andranno piu in TV.
Queste donne non hanno nessun talento e il loro personnaggio riposa soltanto su loro corpo giovanile e attraente .
Poi, volevo dirti che nei paesi del terzo mondo ( che conosco abbastanza bene ) piu la gente è educata, meno figli fa …
In Marocco, le famiglie con uno o due bambini non sono piu una rarita…

DucaLamberti74

@Gerard:

Queste soubrettes, donnette della tv italiota assecondano i desiderata del pubblico italiota….è la legge della domanda ed offerta che “purtroppo” (tra alti e bassi) regola il dinamisco del pianeta Terra.

Ad esempio se il pubblico televisivo (io non ho la televisione) invece di essere fatto da massaie popolane italiote e vecchiacci popolanacci italioti ma da simpatici duchi-lambertoidi questo potrebbe essere quello che si vedrebbe in televisione (e gradito al pubblico 🙂 )

http://www.startrekcontinues.com/

DucaLamberti74

Gerard

Ho pensate farVi leggere quanto segue :
In Francia, secondo le ciffre ufficiale della chiesa cattolica i battesimi sono diminuiti fra il 1990 e il 2010 di 36% e questa tendenza si accentua .
Il numero delle nascite invece è aumentato di 5%
Il numero di prime comunione è sceso di 49% in meno .
Stesso numero per i matrimoni cattolici ( meno 49% )
I matrimoni secondo il rito cattolico sono diminuiti di 59%
I francesi dichiarandosi cattolici sono passati da 87% in 1972 a 64% in 2009 .
Oggi la ciffra dovrebbe agirarsi attorno a 51% .
Questi cattolici si sono fatto notare gli ultimi anni, visto la presenza sempre piu grande di altre religioni , per una agressivita che non si era visto nel passato .

Gerard

Scusate ma ho fatto uno sbaglio …
Intendevo
I matrimoni secondo il rito cattolico sono diminuiti di 49%
I matrimoni secondo il rito laico ( al comune ) sono aumentati di 59%

Alla barba di chi mi raconta sempre che tutto il mondo è paese ( il detto il piu sbagliato che ci sia …) .

DucaLamberti74

Evvai…e fuori dalel p@@@e la chiesa cattocolica dalla francia !!!

Scommetto che semmai sarò nonno i miei nipoti mi diranno…

* * * ma perchè qui se io non vado a messa a pregare la madonna impestata addolorata mi guardano male…mentre questa estate io ho detto al mio amico tedesco che la madonna è bionda con gli occhi azzurri e vergine e dio è fatto di tre parti uno e trino …e mi ridono dietro ? * * *

Anno 2080. La chiesa cattocolica resiste soltanto nell’italietta degli italioti.

DucaLamberti74

P.S.: Come sempre allarme giallo (e non più arancione o rosso) sull’invasione dei barbitti multietnici e multiculturali che invece vorrebbero importare i comunistoidi a pacchi di milioni per flussi migratori programmatici annuali.

Gérard

Ciao Duca Lamberti

Posso dirti che i cattolici rimasti in Francia prendono modello sugli musulmani religiosi emigrati in Francia e che danno molto filo da torcere !!!!
Figurati che l’ arcivescovo di Lione, che si chiama Barbarin ha osato dire che ” Grazie all’ Islam, si riparla di Dio in Francia …”
I vescovi che hanno sostenuto apertamente ” la Manif’ pour tous ” avevano studiato in Italia ( alcuni alievi e amici del cardinale Siri di Genova, ultra-conservatore ) e che furono espressamente nominato poi da G.P. II come vescovi di diocesi francesi ( Di solito è il Primato delle Gallie che li nomina, dopo accordo del Presidente della Repubblica che puo rifiutarne la nomina ) .

Commenti chiusi.