Gli avversari del Golden Rice, da Greenpeace al Sierra Club, dovrebbero essere chiamati a rispondere delle morti e delle disabilità - soprattutto tra i bambini - di cui si sono resi responsabili combattendo una battaglia priva di basi scientifiche contro un alimento in grado di salvare milioni di vite e prevenire decine di milioni di casi di cecità fra le persone che in tutto il mondo soffrono di carenza di vitamina Adi David Ropeik
Nel 2002, il Golden Rice era tecnicamente pronto per la coltivazione. I test sugli animali non avevano rilevato rischi per la salute. La Syngenta, che aveva trovato il modo per inserire nel riso il gene che produce la vitamina A delle carote, aveva ceduto tutti gli interessi finanziari a un'organizzazione no profit, così questa tecnologia salvavita non avrebbe incontrato le resistenze degli anti OGM che si oppongono alle modificazioni genetiche perché le grandi aziende biotech ne traggono profitto.
A parte il processo di approvazione previsto dalle normative, il Golden Rice era pronto a iniziare a salvare milioni di vite e a prevenire decine di milioni di casi di cecità fra le persone che in tutto il mondo soffrono di carenza di vitamina A.
E invece, per colpa dell'opposizione alla tecnologia GM, ancora non è in uso da nessuna parte. Due economisti tedeschi ora hanno quantificato il costo di questa opposizione in termini di salute umana, e i numeri sono davvero spaventosi.
Il loro studio stima infatti che, a partire dal 2002, il ritardo nell'uso del Golden Rice sia costato 1.424.000 anni di vita nella sola India. Questa metrica (il cui nome completo è Disability Adjusted Life Years, o DALY) che non parla di “vite”, ma di “anni di vita”, non tiene conto solo dei morti, ma quantifica la cecità e le altre disabilità causate dalla carenza di vitamina A. La maggior parte di coloro che sono diventati ciechi o sono morti perché non hanno avuto accesso al Golden Rice erano bambini.
Confronto fra una ciotola di Golden Rice (a sinistra) e una di riso ordinario. (Cortesia IRRI via Flickr)Queste sono morti reali, disabilità vere, vera sofferenza, non i timori fantasma sugli effetti per la salute del Golden Rice agitati dai suoi avversari, nessuna delle quali ha retto a un esame scientifico oggettivo. E' assolutamente giusto accusare l'opposizione a questa particolare applicazione degli alimenti geneticamente modificati di aver contribuito alla morte e alla disabilità di milioni di persone. Gli avversari del Golden Rice che hanno causato questi danni dovrebbero essere chiamati a risponderne.
Tra di loro c'è Greenpeace, che nella sua dichiarazione di valori afferma: “ci impegniamo alla non violenza”. Eppure la sua opposizione non violenta al Golden Rice contribuisce direttamente a morti e sofferenze reali. C'è anche l'European Network of Scientists for Social and Environmental Responsibility che, prima rivendica il valore delle competenze scientifiche e poi nega o distorce le prove scientifiche per opporsi agli OGM. Ci sono l'U.S. Center for Food Safety e il Sierra Club e diversi gruppi ambientalisti che negano e distorcono l'evidenza scientifica sugli alimenti geneticamente modificati quanto i negazionisti del cambiamento climatico di cui si lamentano. E c'è il Non-GMO Project, varato da venditori di alimenti naturali che si oppongono a una tecnologia che, guarda caso, ne minaccia i profitti.
La società ha bisogno di gruppi come Greenpeace e altre organizzazioni ambientaliste per mettere le grandi aziende di fronte alle loro responsabilità quando antepongono i loro profitti alla nostra salute, come troppo spesso accade. Ma la società ha anche il diritto di chiedere conto a questi gruppi quando si lasciano accecare sui fatti dalle loro passioni e, per perseguire i loro valori, mettono tutti in pericolo. E' bene essere assolutamente chiari: questo è esattamente ciò che sta facendo l'opposizione agli OGM, come evidenzia tristemente l'analisi del ritardo del Golden Rice in India.
Tutta la questione degli OGM in effetti è solo un esempio di una minaccia ben più grave alla vostra e alla mia salute. La percezione del rischio è inevitabilmente soggettiva, non riguarda solamente i fatti, ma anche come li percepiamo. Come ha detto un pioniere della psicologia della percezione Paul Slovic, “il rischio è una sensazione”.
Il dibattito sociale intorno a questioni che hanno a che fare con il rischio - come il Golden Rice e gli OGM, o le armi da fuoco o il cambiamento climatico o i vaccini - in gran parte non ha a nulla a che vedere con i fatti, anche se li usiamo come armi. Riguardano soprattutto i nostri sentimenti, i nostri valori, e i valori di quale gruppo avranno la meglio, e non quello che oggettivamente porterà maggiori vantaggi alla maggioranza delle persone. Questo è un modo stupido e pericoloso di prendere decisioni sulla gestione pubblica del rischio.
- Il ritardo su come affrontare il cambiamento del clima ci espone a un rischio molto maggiore. E parte di quel rischio è responsabilità di chi nega ideologicamente il cambiamento climatico, e dovremmo chiedergliene conto.
- Negli Stati Uniti, la resistenza a qualunque iniziativa che possa complicare l'accesso alle armi dei malintenzionani mette in pericolo tutti. La società dovrebbe chiederne conto all'arciconservatorismo paranoico che ha resistito a qualsiasi cauto controllo delle armi, contribuendo a quel pericolo.
- I genitori che rifiutano di vaccinare i figli mettono a rischio quelli degli altri. Dovrebbero senz'altro essere ritenuti responsabili per questo, e in alcuni posti sta iniziando a essere così. Diversi Stati stanno cercando di far passare leggi che rendono più difficile ai genitori la scelta di non vaccinare i figli.
Una stampa più scettica potrebbe contestare a questi gruppi il danno che può essere causato da alcune delle loro posizioni. Gli scienziati possono offire prove concrete sugli impatti negativi delle posizioni di questi gruppi, come il nuovo studio economico che ho citato all'inizio.
I governi possono intervenire se stanno minacciando la salute pubblica. Il governo australiano ha appena revocato il diritto all'esenzione fiscale a un gruppo anti-vaccino perché la sua disinformazione stava mettendo a rischio i bambini. (Un intervento governativo come questo è tuttavia una china pericolosa, che richiede prudenza. Inoltre, la vaccinazione infantile è un esempio relativamente semplice. Gli OGM, le armi da fuoco e la maggior parte delle altre questioni sono più complesse.)
Gli scienziati possono anche chiedere un dibattito ragionato in forum pubblici, come hanno fatto di recente in Gran Bretagna i ricercatori OGM. Quando i gruppi anti-OGM hanno minacciato di devastare i campi di grano GM, i ricercatori li hanno invitati a discutere la questione in pubblico, sfidandoli così sul piano dell'apertura mentale: “Avete descritto le colture geneticamente modificate come 'non adeguatamente testate'. Eppure, quando si fanno i test avete intenzione di distruggerli prima che siano state ottenute tutte le informazioni utili. Non capiamo in quale modo impedire l'acquisizione di conoscenze sia una posizione difendibile nell'età della ragione."
Gli anti-OGM, che sostenevano di star solo cercando di "riprendersi la farina", hanno prima accettato e poi rifiutato l'incontro. La stampa britannica e molti nell'opinione pubblica ne hanno criticato l'atteggiamento, rifiutandone la chiusura mentale.
Questa strategia deve andare avanti ed espandersi, sugli OGM e su qualsiasi altra questione emotiva relativa al rischio. I nostri valori devono sempre avere un posto in quei dibattiti. Ma quando questi valori inducono ad assumere una mentalità così chiusa e rigida da negare o snaturare le prove, rifiutando di riconoscere le conseguenze dannose che i nostri valori possono a volte produrre, è giusto che la società chieda conto a quegli attivisti che si spingono troppo in là, facendo correre alla comunità nel suo complesso un pericolo ancora maggiore.
-------- David Ropeik insegna alla Harvard Extension School ed è autore di How Risky Is It, Really? Why Our Fears Don’t Always Match the Facts. (Qui una biografia più completa dell'autore)
Dichiarazione di trasparenza: ho tenuto conferenze sulla psicologia della percezione del rischio, concentrandomi almeno in parte sulle questioni agricole, per la Bayer Crop Science e la European Crop Protection Association. Ho presentato lo stesso materiale, dietro compenso, all'EPA in Kansas, e alla Society of Toxicology and Food and Agriculture Organization (FAO) delle Nazioni Unite. Prima di diventare consulente, nel corso del mio lavoro alla Harvard School of Public Health ho illustrato presentazioni simili alla DuPont e alla Dow.
(La versione originale di questo articolo è disponibile qui; una precedente versione è stata pubblicata sul sito di Scientific American. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)