Trattare il cancro col sistema immunitario

Un gruppo di ricercatori ha definito "straordinari" i risultati ottenuti con una nuova terapia sperimentale contro un tipo di leucemia

Cellule di un paziente affetto da leucemia linfoblastica acuta (Wikimedia)
Cellule di un paziente affetto da leucemia linfoblastica acuta (Wikimedia)

Una terapia per trattare un tipo di tumore delle cellule del sangue (leucemia) sfruttando il sistema immunitario umano sta dando risultati molto incoraggianti nei primi test clinici, e potrebbe portare a nuovi sistemi per fermare la moltiplicazione delle cellule tumorali nell’organismo. La notizia è stata data a Washington, DC, da tre ricercatori nel corso dell’incontro annuale dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS), l’organizzazione internazionale che si occupa di promuovere lo sviluppo della scienza e che tra le altre cose pubblica Science, una delle più famose riviste scientifiche al mondo. I risultati della nuova terapia sono stati definiti “straordinari” e hanno permesso di trattare alcuni casi gravi, con pazienti che con i trattamenti tradizionali avrebbero avuto invece pochi mesi da vivere. I progressi sono stati ottenuti da Stanley Riddell del Fred Hutchinson Cancer Research Center dell’Univeristà di Washington (Stati Uniti), Chiara Bonini dell’Istituto San Raffaele di Milano e da Dirk Busch dell’Uninversità tecnica di Monaco (Germania).

I ricercatori sono riusciti a perfezionare una strada già tentata in passato, ma che finora non aveva portato a grandi risultati. Semplificando molto, la terapia prevede che siano prelevati dal paziente i linfociti T, il gruppo di globuli bianchi molto importante per il funzionamento del sistema immunitario e che conserva memoria delle sostanze che costituiscono una minaccia per l’organismo. I linfociti T vengono trattati in modo che imparino a riconoscere le cellule con uno specifico tipo di tumore, imitando il principio con il quale i globuli bianchi imparano a riconoscere un virus e a contrastarne la moltiplicazione. Le cellule trattate sono in seguito infuse nuovamente nel paziente, in modo che possano raggiungere e riconoscere il tumore per fermarlo.

Il sistema è stato perfezionato dai ricercatori per trattare la leucemia linfoblastica acuta (LLA), un tipo di tumore del sangue progressivo che può essere mortale in tempi piuttosto rapidi, soprattutto se interessa persone con un’età superiore ai 50 anni. In uno studio, il 94 per cento dei pazienti con LLA ha segnalato la scomparsa di tutti i sintomi dopo la terapia con linfociti T modificati. La terapia è stata poi sperimentata con altri tipi di leucemia e ha permesso a oltre la metà dei pazienti di andare in remissione (cioè la recessione dei sintomi).

Durante la conferenza organizzata dall’AAAS, Bonini ha detto di non avere visto tassi di remissione così alti in altri test clinici simili condotti negli ultimi 15 anni. Ha spiegato che il sistema offre importanti opportunità perché i linfociti T possono potenzialmente “rimanere nel nostro organismo per tutta la vita”, quindi con la capacità di contrastare eventuali ricadute. Durante la loro presentazione, i ricercatori hanno comunque ricordato che saranno necessari nuovi studi e ricerche per confermare i risultati e soprattutto per verificare effetti collaterali e implicazioni di altro tipo per i pazienti. Il sistema immunitario è molto complesso e i vari tipi di cellule che lo costituiscono regolano un delicato equilibrio: qualsiasi modifica può portare a conseguenze impreviste e non necessariamente nel breve periodo. Per questo i ricercatori stanno lavorando a un approccio meno invasivo, che preveda l’utilizzo di un minor numero di linfociti T.

Inoltre, la terapia sperimentale per ora ha funzionato su un numero limitato e specifico di tumori, mentre non è chiaro se potrà essere sfruttata per altri. Le cellule tumorali talvolta si nascondono e non vengono riconosciute per molto tempo dalle difese dell’organismo: non è ancora chiaro perché avvenga e quale possa essere l’approccio più efficace per stanare le cellule tumorali prima che riprendano a fare danni dopo un periodo di remissione.

I risultati sul trattamento della LLA saranno presentati in modo più esteso e dettagliato in un articolo scientifico, ora in fase di revisione e che dovrebbe essere pubblicato tra qualche mese. Sarà necessario ancora del tempo prima che una terapia di questo tipo possa essere messa a disposizione dei pazienti, molto dipenderà dall’esito di altri test e dall’analisi dei rischi che comportano le terapie legate alla modifica del sistema immunitario. Questi ultimi progressi confermano comunque l’importanza delle terapie altamente mirate contro i tumori, rispetto a quelle più generiche e invasive usate finora.