16 luglio 2015

La plasticità dei circuiti cerebrali della visione

Il ripristino della funzionalità della retina porta al recupero delle vie cerebrali della visione anche se queste si erano fortemente indebolite a causa di un lungo periodo di cecità. Lo ha dimostrato uno studio su un gruppo di pazienti sottoposti a terapia genica per la ricostituzione della retina devastata da una grave malattia congenita(red)

La terapia genica della retina è in grado di stimolare la ricostituzione dei circuiti cerebrali della visione nei pazienti in cui si erano deteriorati perché ciechi o fortemente ipovedenti fin dalla nascita. A dimostrarlo è lo studio un gruppo di ricercatori dell'Università della Pennsylvania a Filadelfia e dell'University College di Londra su dieci pazienti affetti da  una malattia ereditaria rara, l'amaurosi congenita di Leber, che causa una progressiva atrofia della retina e spesso porta alla cecità completa.

La plasticità dei circuiti cerebrali della visione
Nei pazienti con amaurosi congenita le vie visive sono atrofizzate da entrambi i lati a causa della mancanza di input visivi. Dopo il ripristino visione, con il tempo le vie visive dalla zona trattata al cervello.(Cortesia Elena Nikonova/Nature/AAAS)
Da alcuni anni i pazienti affetti da questa patologia possono essere trattati con la terapia genica e spesso riescono a recuperare la capacità di muoversi agevolmente anche in ambienti non conosciuti. Tuttavia restava il dubbio sul livello di recupero raggiungibile perché, per quanto la funzionalità della retina fosse migliorata, le vie di elaborazione visiva del cervello avrebbero potuto non riprendersi dall'indebolimento conseguente ad anni di cecità quasi totale.

Nel nuovo studio  - descritto in un articolo su “Science Translational Medicine” - Manzar Ashtari e colleghi hanno preso in esame un gruppo di pazienti che per motivi di sicurezza aveva ricevuto la terapia genica in un occhio solo, quello già più compromesso, sottoponendoli a una tecnica avanzata di brain imaging che permette di visualizzare connessioni cerebrali profonde.

In questo modo i ricercatori hanno scoperto che la connettività della via visiva dell'occhio trattato con la terapia genica era sostanzialmente simile a quella dei soggetti di controllo normovedenti, mentre l'occhio non trattato mostrava solo una debole connettività residua. Il miglioramento dei dati  era inoltre tanto più marcato quanto maggiore era
il periodo trascorso dalla terapia genica della retina.

“Anche se il loro cervello ha impiegato, in media, circa due anni per riprendersi, abbiamo visto grandi differenze nella risposta registrata nelle parti del cervello collegate all'occhio curato e in quelle collegate all'occhio non trattato ", ha detto  Ashtari.

Il risultato dimostra inoltre un'inaspettata capacità plastica del sistema nervoso anche dell'adulto. Molti dei pazienti esaminati avevano un'età compresa fra i venti e i trent'anni e uno aveva addirittura 45 anni, un'età in cui si temeva che la capacità del sistema nervoso di ricablarsi fosse notevolmente ridotta.