08 settembre 2015

Esploratori o abitudinari: la mobilità umana secondo il GPS

Uno studio italiano sugli schemi di mobilità, effettuato seguendo gli spostamenti quotidiani di decine di migliaia di persone attraverso le chiamate cellulari e le tracce GPS, ha individuato due categorie di individui, gli abitudinari e gli esploratori, i cui comportamenti avrebbero un'influenza diversa in vari settori, a cominciare dalla diffusione di un'epidemia(red)

Esploratori (explorer) e abitudinari (returner): sono queste le due categorie di individui scoperte in uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Communications” da Luca Pappalardo dell'Institute of Information Science and Technology (ISTI) del CNR di Pisa e colleghi di una collaborazione internazionale, seguendo con il GPS gli spostamenti quotidiani di decine di migliaia di persone. Si tratta di una distinzione cruciale negli schemi di mobilità che non era mai stata individuata finora e che potrebbe avere numerose ricadute, per esempio in campo sanitario.

Il sistema di navigazione satellitare GPS, ormai onnipresente sui veicoli e sugli smartphone, consente di registrare e studiare un gran numero di dati sulle abitudini delle persone con un dettaglio impensabile fino a pochi anni fa. Questo “microscopio sociale” non poteva che stimolare le ricerche in numerosi campi, dalla fisica alla scienza delle reti, con significative ricadute per la sanità pubblica, l'ingegneria dei trasporti, la pianificazione urbana e la progettazione delle “città intelligenti”.

Tutti questi studi hanno documentato un'incredibile variabilità degli schemi della mobilità umana, che tuttavia coesiste con un elevato grado di prevedibilità: molti di noi hanno un proprio itinerario quotidiano, diverso da quello degli altri, ma molto ripetitivo. Questo però non  sempre vero, come hanno scoperto Pappalardo e colleghi.

Esploratori o abitudinari: la mobilità umana secondo il GPS
La localizzazione delle chiamate telefoniche e il GPS integrato negli smartphone hanno aumentato enormemente la possibilità di analizzare gli schemi di mobilità dei singoli individui (© Mareen Fischinger/Corbis)
Gli autori hanno analizzato i dati relativi alle localizzazioni delle chiamate con il cellulare di 67.000 persone per un periodo di tre mesi e le tracce GPS di 46.000 veicoli in viaggio nel centro Italia per un periodo di un mese. Per ogni persona tracciata, hanno confrontato la distanza complessiva percorsa con gli schemi degli spostamenti ricorrenti, ottenuti
dal dettaglio dei luoghi frequentati più spesso.

Hanno così scoperto che esiste una categoria di soggetti, battezzati esploratori, in cui gli schemi degli spostamenti abituali non sono una buona approssimazione della totalità degli spostamenti: ciò significa che in una percentuale rilevante dei casi, questi soggetti si recano in luoghi mai visitati prima, al contrario di ciò che avviene per gli abitudinari. Si tratta di due modalità di spostamento completamente diverse, che non erano mai state individuate finora.

La distinzione tra i due tipi di mobilità e la determinazione della loro importanza numerica è cruciale in campo sanitario, per esempio quando si tratta di simulare un'epidemia. Con una simulazione concentrata sugli schemi di mobilità della popolazione toscana, Pappalardo e colleghi hanno verificato infatti che con l'aumento della percentuale di esploratori aumentano anche le probabilità di diffusione delle malattie infettive.