Testi scritti: il 71% sotto il livello minimo di comprensione

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Secondo me la grammatica deve essere al servizio del linguaggio, ad esso conformarsi, e non viceversa. Una grammatica che serve solo a mettere in luce gli errori invece di aiutare ad evitarli, una grammatica piena di eccezioni alle regole, andrebbe rivista. Del resto già così pensava Francesco De Sanctis nel cap. XVII della Storia della letteratura italiana - http://it.wikisource.org/wiki/Storia_della_letteratura_italiana/XVII "… Onde nacque una ortografia in molte parti campata in aria e tentennante, una sintassi complicata e incerta, un guazzabuglio di particelle, pronomi, generi, casi, alterazioni e costruzioni, una grammatica che anche oggi è una delle meno precise e semplici... ". Per questo ho apprezzato le parole di Tullio De Mauro, che riferisce quanto sia difficile per molti italiani, padroneggiare un testo scritto: "Il 71% della popolazione - ha detto De Mauro - si trova al di sotto del livello minimo di lettura e comprensione di un testo scritto in italiano di media difficoltà" - http://bit.ly/vuOTns - Mi sorge il dubbio che lo stesso accada per il linguaggio verbale. Di solito gli articoli dei giornali si soffermano più sugli errori grammaticali degli studenti che sulle capacità di comprendere un testo (dando spesso per scontata questa abilità), mentre nella cultura anglosassone è il contrario come ben si evidenzia nei test PISA Ocse. È ora che anche la scuola ne prenda atto, e che magari snobbi meno i test che consentono rapidamente di verificare, se e quanto, un allievo abbia capito un testo appena letto. Ma se De Sanctis ha già denunciato allora questo andazzo senza riuscire a cambiare niente, dubito che possa accadere qualcosa di diverso adesso.

Cristina Fossati ,

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