Pasta, l’indicazione dell’origine e il potere di scelta del consumatore

Un vecchio e conosciuto proverbio diceva che “una noce nel sacco non fa rumore” ed è vero, anche due o tre noci non fanno gran che rumore, ma quando s’incomincia a sentire un rumore di fondo che cresce sempre di più, allora ciò sta a significare che il sacco si deve essere riempito a sufficienza. In questi ultimi mesi le “noci nel sacco” si sono moltiplicate sempre più numerose e il rumore che si produce si sta rinforzando sempre più.

Il grano è l’unico ingrediente della pasta che è, da sempre, una delle icone del made in Italy e fare pasta con grano made in Italy non potrebbe che aumentare la qualità di un prodotto apprezzato nel mondo dove il mercato è già pronto a riceverlo in misura anche maggiore.

Se sul mercato sono presenti svariati prodotti con 100% grano italiano e commercializzati da marchi leader di mercato senza per questo essere in contraddizione con la criticità del basso contenuto di proteine che ne impedirebbe la pastificazione come viene da sempre ricordato, se in taluni casi si usano delle varietà di grano di origine nord americana che, coltivate in Italia con agrotecniche dedicate, assicurano una semola di alta qualità tecnologica e nutrizionale e danno un contenuto di proteine del 14%;

se il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e quelle dello Sviluppo economico hanno firmato il decreto che comporta l’obbligo, sia pure a partire dal prossimo anno, ad una etichettatura che per riso e pasta ne indichi la loro provenienza geografica;

se il ministero dell’Agricoltura di Ottawa è preoccupato per le sorti delle esportazioni di grano duro verso il nostro paese adducendo una serie di ricadute economiche sui rapporti italo-canadesi;

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ecco, queste sono tutte noci che forse da sole avrebbero avuto poco seguito, ma che oggi risuonano in maniera amplificata tanto da far rivedere certe posizioni, a volte di principio, che non possono non coincidere con i concetti di qualità e di sicurezza dei prodotti “Born in Italy”, in cui viene rappresentata l’intera filiera italiana.

Con l’olio di palma, con il glifosato e con altri casi simili, si sta verificando il rovesciamento del processo decisionale che ora vede promotori e decisivi i consumatori e la loro visione che porta a modificare i processi o gli ingredienti presenti in prodotti anche molto comuni ed economici. Il grano duro, e la pasta per riflesso, si stanno proponendo come l’autentica palestra dei consumatori per potere decidere per se stessi e per le prossime generazioni.