Strano che non ci avesse ancora pensato nessuno. Perlomeno non in queste dimensioni. Il Museum of the Bible, Museo della Bibbia, aprirà a Washington DC a novembre. La Stampa ha visitato in anteprima il cantiere. Ecco dove e come sarà.

IL LUOGO

Costruire un museo là dove c’è una delle più alte concentrazioni di musei del mondo non è cosa da poco. Devono averlo avuto ben presente i fondatori del Museo della Bibbia che sorgerà a due isolati dal Campidoglio e, soprattutto, proprio a fianco dell’impressionante sfilata di star espositive del Mall. Così il nuovo edificio si affiancherà, tra gli altri, alla National Gallery of Arts, al National Air and Space Museum (secondo museo più visitato al mondo), all’American Indian Museum e al nuovissimo Museum of African American History and Culture. Certo, con simili vicini si punta anche a sfruttarne il “traino” ma, se non si è all’altezza, si rischia di venire stritolati e di restare a secco di visitatori anche se si ha una comoda fermata del metro proprio all’angolo dell’edificio.

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IL MUSEO

Già, l’edificio. L’operazione — che ha complessivamente richiesto lo strabiliante investimento di 500 milioni di dollari — è partita nel 2011 con l’acquisto per 50 milioni di un enorme ex magazzino refrigerato che, in parte demolito e in parte modificato, sta diventando la sede del Museo. Ma il vero e proprio start era avvenuto l’anno prima con la presentazione organizzata presso l’Ambasciata della Santa Sede nella capitale americana da parte del board del Museo. Alla guida del quale c’è Steve Green, cui va senza dubbio il titolo di “founder”, fondatore.

Quella di Green è una storia tipicamente americana: inizia la sua attività con la moglie e con un prestito di 600 dollari nel 1970 e oggi è il presidente di Hobby Lobby, un gigante del commercio di oggettistica con 750 punti vendita e 32mila dipendenti.

Il background religioso di Green è “evangelical” ma Jeremy Burton, il capo della comunicazione che mi accompagna in cantiere, tiene molto a che si scriva che il museo si rivolge ai fedeli di tutte le fedi e anche, naturalmente, a chi non ne ha nessuna. Inoltre, il comitato scientifico e lo staff annoverano esperti di alto livello di religione ebraica e di confessione protestante e cattolica. Risultato auspicato: il museo non “tiferà” per nessuna confessione particolare, pur restando ovviamente centrato su quel particolare libro sacro che è la Bibbia.

I rendering che pubblichiamo forniscono un’efficace anteprima di ciò che vedranno i primi visitatori che, appena superata la facciata su cui campeggiano i primi versetti della Genesi e entrati nella lobby, verranno accolti da un gigantesco “tappeto visivo” posizionato sul soffitto e sul quale scorreranno immagini tratte dalle collezioni.

Secondo, terzo e quarto piano saranno il cuore del museo, rispettivamente dedicati all’impatto della Bibbia sulla storia dell’umanità, sulla storia del Libro sacro e sulla sua struttura narrativa. Al quinto piano si sta ultimando la grande sala conferenze con schermo a 360° e lo spazio per le mostre temporanee mentre sul rooftop un “giardino biblico” e un più prosaico — ma sempre a tema — ristorante garantiranno la vista verso la bianca cupola del Campidoglio.

Totale: 40mila metri quadrati aperti al pubblico.

La visita al cantiere — in cui stanno lavorando circa 600 persone tra tecnici e operai — ci ha permesso di constatare che l’uso di tecnologie digitali ed immersive sarà massiccio: vi sono stati investiti ben 42 milioni di dollari. Ad esempio, ogni visitatore sarà dotato di un tablet con cui interagirà con gli allestimenti e con gli ambienti ricostruiti. Ma sbaglierebbe chi credesse di essere di fronte a un’“americanata”. Il già citato board di esperti che vigilerà sul rigore scientifico di tutto il museo è assai nutrito e sono stati da tempo stipulati accordi di collaborazione con la prestigiosa Israel Antiquities Authority e con l’Archivio di Stato di Roma.

Da quest’ultima intesa scaturiranno ben tre mostre: la prima, nel 2018, verterà sulle opere di carità a Roma tra il 13° e il 19° secolo; la seconda avrà per tema la lettura biblica dei cataclismi naturali; la terza, nel 2020, sarà centrata sulla tradizione tutta romana del pellegrinaggio alle sette basiliche.

La creazione delle collezioni ha portato in dotazione al Museo vere e proprie “chicche” come la prima Bibbia stampata in America ad uso degli indiani e quella che per prima fu portata sulla Luna, la seconda più grande collezione di frammenti dei Rotoli del Mar Morto, edizioni medievali, testi, lettere e documenti di tutte le epoche. A novembre si inaugura e sono già disponibili i biglietti per il musical made in Broadway “Amazing Grace”, che sarà rappresentato nel teatro del museo sino a gennaio 2018.

Info generali: www.museumofthebible.org

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