Milano investe nella manifattura digitale: 10 milioni per fablab e makerspace

Il Comune vara il progetto "Manifattura Milano": spazi abbandonati saranno offerti a startup innovative per i loro programmi di industria 4.0

Milano vara un piano quinquennale per lo sviluppo della manifattura digitale. Con un investimento di dieci milioni di euro, la riapertura di spazi pubblici dismessi, programmi di formazione nelle scuole e l'incrocio con il programma nazionale industria 4.0, bandi regionali e fondi europei, il Comune punta ad aumentare il numero di startup manifatturiere, fablab, makerspace e laboratori artigianali avanzati e attirare nuovi talenti. Milano è già culla di piccole imprese che hanno fatto l'upload dei loro sistemi di produzione, integrando, ad esempio, le stampanti 3D o la robotica. “Nella provincia si trovano 67 delle 797 startup manifatturiere innovative d'Italia”, spiega Michele Angelo Verna, direttore generale di Assolombarda, la confindustria territoriale.

Anche se Milano, come tutte le metropoli del mondo, ha un'economia fortemente sbilanciata sul settore dei servizi, la manifattura è una voce ancora significativa nell'occupazione locale. I dati del Comune indicano che in città operano 36mila imprese e 350mila addetti del manifatturiero, a cui aggiungere 13mila artigiani. È un ingranaggio che contribuisce a un quarto del fatturato cittadino. Tuttavia la crisi degli anni scorsi e la trasformazione dell'industria ha lasciato segni. Se tra il 2015 e il 2016 “Milano ha registrato 43mila occupati in più – osserva Massimo Bonini, segretario della Cgil ambrosiana –, il manifatturiero è calato di 10mila unità”. Assolombarda stima che in tutta Europa la manifattura digitale potrebbe compromettere fino a 8 milioni di posti di lavoro.

Per questo Palazzo Marino ha adottato il programma Manifattura Milano, per accompagnare la città dentro la quarta rivoluzione industriale. L'obiettivo è migliorare l'attrattività della metropoli, sostenere la crescita di un settore consolidato e assicurare nuovi posti di lavoro. Altre città hanno già preso il toro per le corna. Attraverso il piano Ateliers de Paris la capitale francese ha sostenuto la nascita di incubatori di startup in centro e lo sviluppo di industrie avanzate nelle periferie. Barcellona si è messa in rete con altre metropoli come Boston, Tolosa, Shenzhen, Amsterdam, Santiago e Detroit per soluzioni di economia circolare. Londra ha varato la London Craft Week e New York promuove il recupero di insediamenti industriali dismessi.

Manifattura Milano si articola su più piani. Palazzo Marino ha iscritto a bilancio 10 milioni di euro che saranno destinati a progetti di innovazione delle imprese. “Potranno consistere nella rigenerazione di spazi per la manifattura digitale ma non solo”, spiegano dall'ufficio per lo sviluppo economico cittadino. I fondi saranno assegnati attraverso bandi, a partire dal prossimo autunno. Il piano milanese è complementare ad altri programmi, come quello nazionale per l'industria 4.0, i fondi europei 2014-2020 assegnati da Regione Lombardia o il sistema Horizon 2020.

Palazzo Marino, inoltre, sta censendo gli spazi abbandonati in città per renderli disponibili a chi voglia investire. L'idea è di replicare il modello di Base, uno spazio di coworking dove si sono insediate anche agenzie di comunicazione, società di produzione musicale e il laboratorio innovativo di Fondazione Cariplo. Base occupa circa duemila metri quadri, ma il Comune sta pensando anche a spazi più piccoli. “La prima idea sarebbe di lavorare su alcuni edifici municipali vicino alla stazione della metropolitana di Porto di Mare”, spiegano da Palazzo Marino.

A luglio, nel frattempo, si conta di inaugurare il fablab Mhuma, assegnato all'università Luiss, Italia Camp e Fondazione Giacomo Brodolini. È uno spazio di mille metri quadri, tra Corso Como e Brera, a disposizione per startup, makers e lavoratori alla ricerca di un ufficio di coworking. Nel 2018 arriverà in porto lo Smart City Lab, un futuro incubatore di imprese da tremila metri quadri. Lo sta costruendo per 5 milioni di euro Invitalia, società controllata dal ministero dello Sviluppo economico, che poi lo restituirà al Comune di Milano per la gestione. E pochi mesi più tardi a poca distanza aprirà i battenti anche il nuovo quartier generale di Fastweb. A nord, invece, il Politecnico di Milano entro fine anno aprirà uno spazio di Tus, il più grande incubatore di imprese della Cina, per attirare in città investimenti del Dragone.

Palazzo Marino si occuperà anche di censire fablab e makerspace cittadini, creerà un brand e un sito ad hoc del piano Manifattura Milano e firmerà accordi con il ministero dell'Istruzione per fare educazione nelle scuole su making, robotica e digitale. A giugno sarà pubblicato il primo bando per assegnare spazi dismessi in periferia e l'Agenzia metropolitana del lavoro sarà coinvolta per fare formazione specifica sulla nuova industria. “Un programma di manifattura non è così consueto, siamo abituati a vivere le città come flussi di servizi”, osserva l'Assessore a Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane, Cristina Tajani. Per il rilancio economico del capoluogo lombardo, tuttavia, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è convinto che si debba allargare il raggio delle politiche. Ad esempio per risolvere il nodo della casa. “Milano ha un problema residenziale – afferma -. Dobbiamo trovare una formula tale per cui se sei giovane e hai un reddito basso, puoi trovare una casa”.