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IL MONDO OGGI

Riassunto geopolitico della giornata, con analisi e link per approfondire e ricostruire il contesto.

Nuovi problemi per le nuove vie della seta

Le notizie geopolitiche del 21 febbraio, a cominciare dall'intoppo - burocratico solo all'apparenza - nella propaggine europea del progetto infrastrutturale e commerciale della Cina.
a cura di Niccolò Locatelli
Pubblicato il Aggiornato alle
Carta di Laura Canali
Carta di Laura Canali 

NUOVI PROBLEMI PER LE NUOVE VIE DELLA SETA [di Fabrizio Maronta]

Il progetto cinese "Una cintura una via" (One belt one road, Obor), anche noto come Nuove vie della seta, passa dalle parole ai fatti. E iniziano i problemi.

La notizia è che la Commissione Europea ha messo sotto esame un contratto, apparentemente siglato a novembre e non troppo pubblicizzato, tra il governo ungherese e quello cinese per la costruzione di una ferrovia ad alta velocità tra Belgrado (Serbia) e Budapest. Circa 350 chilometri di via ferrata strategici per connettere il porto greco del Pireo (già a maggioranza cinese e fulcro mediterraneo del progetto Obor) al mercato europeo, che Pechino ambisce a rifornire via terra.

Il casus belli è, come spesso succede nelle cose europee, burocratico: Bruxelles vuole capire se siano state violate le regole comunitarie, secondo cui progetti infrastrutturali di questa portata (l'importo sfiora i 3 miliardi di dollari) devono essere oggetto di gare d'appalto pubbliche.

Il cuore della disputa è però squisitamente geopolitico: l'Ungheria, paese Ue, si appresta a divenire il cavallo di Troia dei colossi cinesi a partecipazione statale (China Railway International Corp. ed Export-Import Bank of China, nella fattispecie) che ambiscono a penetrare il protetto mercato europeo e a dimostrare di poter costruire opere complesse con i nostri standard.

Sullo sfondo, la partita delle Nuove vie della seta, che non si arresterebbero dunque alle soglie del mercato comune ma vi si insinuerebbero con salde teste di ponte, infrastrutturali e societarie.

In questa vicenda, ancora in gran parte da scrivere, si intrecciano temi di portata sistemica: la fragile coesione comunitaria, l'ambiziosa e aggressiva strategia cinese, il futuro del commercio mondiale nell'era Trump.

Sintomatico, al riguardo, che la Cina sia tra i paesi con cui Bruxelles sta cercando di intavolare relazioni economico-commerciali "privilegiate" dopo il fallimento della Tpp (Trans-Pacific Partnership).

Nobile intento, che tuttavia si scontra con visioni divergenti sulla valenza geostrategica di siffatta relazione: prettamente difensiva per un'Europa timorosa di perdere la tutela americana (e ansiosa di non urtare oltremisura la Germania, che nella Cina ha un mercato di riferimento); fortemente espansiva (espansionista?) per Pechino, che ha nel parziale affrancamento dall'egemonia statunitense una priorità.


20170221-MAPPA
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McMASTER PER TRUMP E CONTRO LA RUSSIA [di Federico Petroni]

Donald Trump ha scelto Herbert Raymond McMaster come successore di Michael Flynn - dimessosi per lo scandalo sui suoi rapporti con la Russia - alla guida del Consiglio di sicurezza nazionale (Nsc).

La sua nomina rappresenta al tempo stesso una rottura e una continuità per l’amministrazione Usa.

La continuità consiste nella preferenza di Trump per il personale in divisa. Come lo stesso Flynn, il segretario alla Difesa Mattis e il capo dello staff dell’Nsc Keith Kellogg, McMaster è un generale dell’Esercito degli Stati Uniti. Ma, secondo voci della Casa Bianca, non dovrebbe ritirarsi per assumere l’incarico.

La rottura riguarda invece la posizione sulla Russia. La settimana scorsa, la campagna di pressione mediatico-burocratica su Trump e sui suoi legami con Mosca ha costretto la Casa Bianca a adottare un atteggiamento molto duro nei confronti del Cremlino. O, se vogliamo, molto meno conciliante di quanto suggeriva durante la transizione lo stesso presidente eletto.

La nomina di McMaster è volta a rassicurare il Congresso e gli apparati (Pentagono, intelligence, dipartimento di Stato) in aperta rivolta contro il presunto approccio filorusso di Trump. La Casa Bianca, sembra dire il tycoon, ha abbandonato i sogni di un riavvicinamento alla Russia.

McMaster ha infatti finora comandato l’Army Capabilities Integration Center, interno al potente Tradoc, il Comando dottrina e addestramento che plasma il modo in cui l’Esercito pensa e si prepara ai conflitti futuri. Una posizione chiave per influire sulla visione del mondo e dei nemici che emana dalle Forze armate e impatta sulla geopolitica statunitense.

Alla guida di questo organismo – di stanza a Fort Eustis, Virginia, culla di una delle principali caste patrizie e guerriere d’America – il generale ha promosso il Russia New Generation Warfare Study per analizzare quella che la vulgata definisce “guerra ibrida“, manifestatasi nel sostegno di Mosca agli insorti del Donbas in Ucraina.

Lo sforzo concettuale di McMaster è la punta dell’iceberg...

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LO STATO DI CRISI DELLO STATO ISLAMICO [di Alessandro Balduzzi]

Il modello di finanziamento del sedicente Stato Islamico (Is) è destinato al fallimento.

Questa la conclusione del rapporto Caliphate in Decline: An Estimate of Islamic State’s Financial Fortune, pubblicato dall’International Centre for the Study of Radicalisation (Icsr). Partendo da documenti segreti dello Stato Islamico, rapporti governativi e lavori di analisti e giornalisti, lo studio ha stimato un dimezzamento delle entrate dell’Is nel periodo compreso tra la proclamazione del Califfato nel 2014 e il 2016: da una stima massima di 1,9 miliardi a 870 milioni di dollari.

Nel medesimo periodo, le principali fonti di introito dei seguaci di al-Baghdaid secondo l’Icsr sono state l’esazione delle tasse, il settore petrolifero e le operazioni di saccheggio e confisca. Marginali il traffico di reperti e i sequestri con relativi riscatti; le donazioni dall’estero sono ritenute “insignificanti”.

Poiché la maggior parte dei ricavi deriva da attività strettamente legate al territorio, se ne può spiegare il drastico calo alla luce della ritirata jihadista: a novembre 2016 l’estensione delle aree sotto il controllo dello Stato Islamico era minore del 62% in Iraq e del 30% in Siria rispetto a metà 2014.

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LE PEN IN LIBANO [dalla puntata odierna de Lo Strillone di Beirut]

Le Pen ha usato il palcoscenico libanese per presentarsi come paladina della difesa dei cristiani e per affermare che il contestato presidente siriano Bashar al-Asad è l’alternativa “più rassicurante” allo Stato islamico.

Nei suoi vari incontri istituzionali, Le Pen è stata ricevuta dal premier Saad Hariri, figlio ed erede politico di Rafiq Hariri, che con la Francia (e col presidente Jacques Chirac) aveva un rapporto privilegiato. Hariri, che si presenta come il “musulmano moderato” tanto ricercato in Europa, ha ricordato alla leader del Front National di non confondere “l’Islam col terrorismo”.

Stamani, Le Pen ha invece rifiutato di incontrare il Gran Mufti libanese Abdellatif Daryan dopo che l’ufficio della più alta autorità dell’Islam sunnita libanese le ha ricordato di indossare un velo (hijab) per coprirsi il capo.


LA MORTE DI VITALY CHURKIN [di Pietro Figuera]

Ieri a New York è scomparso Vitaly Churkin, rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite.

L’ambasciatore, che oggi avrebbe compiuto 65 anni, è stato fin dal 2006 (anno in cui ha assunto l’incarico al Palazzo di vetro) al centro delle tensioni diplomatiche che hanno coinvolto la Russia e la sua rinnovata assertività negli affari internazionali. Nonostante ciò, la sua figura in queste ore è ricordata con grande rispetto da numerosi colleghi, sia amici che avversari.

La sua omologa statunitense Samantha Power si definisce “devastata” per la perdita di un “maestro”, nonostante i due rappresentanti si siano scontrati duramente più di una volta, in particolare sulla Crimea e su Aleppo. L’Ucraina non ha partecipato al cordoglio, bloccando l’adozione - richiesta da Mosca - di un comunicato del Consiglio di sicurezza diverso dallo standard.

Il Cremlino perde uno dei suoi diplomatici di punta proprio nel momento in cui il presunto disgelo con Washington inizia a subire qualche incrinatura, ma la scomparsa dell'ambasciatore non dovrebbe avere ulteriori conseguenze sul piano politico.

Churkin, entrato in attività negli ultimi anni dell’era Brezhnev, era balzato agli onori delle cronache per le sue dichiarazioni durante la crisi di Chernobyl, l’intervento della Nato in Kosovo e le guerre in Cecenia. La promozione al vertice della rappresentanza presso le Nazioni Unite è avvenuta a ridosso del famoso “discorso di Monaco” di Putin e del conseguente cambio di rotta nelle relazioni internazionali della Federazione Russa.

Da quel momento, Churkin è stato il parafulmine delle accuse rivolte a Mosca, in particolare riguardo all'Ucraina e alla Siria.


LIMES BONUS

Visite annullate: Angela Merkel in Algeria (Bouteflika sta male), il ministro delle Finanze australiano in Cina (perché?).


PdVsa (compagnia petrolifera statale del Venezuela) ha pagato gli interessi sulle obbligazioni.


Annunciata la prima carestia dal 2011 a oggi. Colpisce il Sud Sudan.


IN CALENDARIO: Vertice Francia-Germania-Spagna-Italia, il 6 marzo a Versailles.


Anniversari geopolitici del 21 febbraio

Giornata internazionale della lingua madre.

In Brasile, Giornata dell'immigrato italiano

1848 - Pubblicato il "Manifesto del Partito Comunista" di Karl Marx e Friedrich Engels.

1916 - Comincia la battaglia di Verdun.

1924 - Nasce il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe.

1965 - Ucciso Malcom X.

1972 - Richard Nixon inizia il suo viaggio in Cina.


Ha collaborato Marco Terzoni.