Milano, 13 febbraio 2017 - 09:30

Investire 30 mila euro (senza tasse):
la carica dei Pir, piani di risparmio individuali

Con il nuovo strumento finanziario fino a 150 mila euro in cinque anni esentasse se si accetta per un certo numero di anni il rischio e la volatilità delle Pmi italiane. I primi sono già partiti. Entro il primo trimestre l’offerta si arricchirà. Il confronto con l’estero

di Pier Emilio Gadda

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Una scommessa (esentasse) sul made in Italy

I piani individuali di risparmio faranno bene al sistema e ai privati cittadini, disposti a correre un rischio Italia in cambio di un azzeramento delle tasse? In Piazza Affari l’effetto Pir si vede già con un andamento più vivace della media delle piccole e medie aziende che sono il «cuore» dei Pir. Lo strumento istituito con la Legge di Stabilità 2017 per promuovere l’investimento a lungo termine attraverso incentivi fiscali, convogliando nuovi flussi di capitale a favore dell’economia reale della Penisola, ha alcuni meriti indiscutibili. Offre alle imprese tricolori un canale di finanziamento alternativo a quello bancario, ingessato dallo smaltimento dei crediti deteriorati. Richiama l’attenzione su un comparto azionario e obbligazionario — quello delle società a piccola e media capitalizzazione — trascurato dai risparmiatori. E concede in cambio, a determinate condizioni, il risparmio delle tasse. Cento euro di rendimento lordo dopo cinque anni restano cento, mentre per gli altri strumenti finanziari 26 se ne vanno in tasse. Rimangono, però, alcuni nodi: le piccole imprese meno strutturate saranno di fatto escluse. Inoltre, dato che i Pir saranno declinati in proposte commerciali dall’industria del risparmio, gli investitori dovranno prestare attenzione al costo dei prodotti, per evitare che i benefici fiscali vengano prosciugati dalle commissioni. In ogni caso, non sono adatti a tutte le tasche: con una forte concentrazione di rischio sull’Italia, possono infatti trovare spazio solo in portafogli sufficientemente diversificati. Ogni risparmiatore possa sottoscrivere un solo Pir, e ciascun piano debba avere un unico intestatario.

Ma non si sa se sarà possibile fare operazioni di switch (trasferimento) tra fondi e comparti. In molti casi gli intermediari non sono ancora pronti a distribuirli perché devono prima fare alcuni aggiustamenti al loro sistema per adeguarlo alle nuove regole sulla fiscalità. Alcuni Pir, però, sono già in vetrina. E, nei prossimi mesi, almeno 20 operatori lanceranno una proposta ad hoc. Le previsioni contenute nella relazione tecnica al provvedimento legislativo indicano un obiettivo di raccolta crescente, da 1,8 miliardi nel 2017, a 5,4 miliardi nel 2021: si calcola un totale di 18 miliardi di euro e 1,2 milioni di sottoscrittori in cinque anni, con un importo medio di 15.000 euro a persona. «Sono stime molto prudenti — osserva Enrico Filippi, analista di Banca Akros —. Ipotizzando un ulteriore investimento di 5.000 euro l’anno per ogni sottoscrittore e una performance lorda annua del 2,2%, si ottiene una cifra complessiva superiore ai 22 miliardi». Insomma le premesse sono interessanti. Ma occorre essere preparati. Ecco cosa bisogna sapere prima di sottoscrivere un Pir.

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