SpaceX continua a fare grandi cose

La società di Elon Musk ieri ha portato in orbita i rifornimenti per la ISS ed è riuscita di nuovo a far tornare indietro intatto il suo razzo

(SpaceX)
(SpaceX)

Alle 9:39 di ieri (in Italia erano le 15:39) un razzo Falcon 9 della società spaziale privata SpaceX è partito per l’orbita terrestre, portando con sé la capsula da trasporto Dragon, che nelle prossime ore raggiungerà la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) con rifornimenti per gli astronauti che vivono intorno alla Terra a circa 400 chilometri dalle nostre teste. Il lancio è avvenuto dalla piattaforma 39A del Kennedy Space Center, la stessa utilizzata negli anni Sessanta per le missioni Apollo verso la Luna e in seguito per numerosi lanci degli Space Shuttle, ritirati nel 2011. SpaceX ha preso in affitto dalla NASA il complesso, che sarà utilizzato per buona parte dei suoi futuri lanci, compresi quelli con versioni potenziate del Falcon 9 per portare in orbita e un giorno verso Marte carichi più pesanti.

Il lancio della capsula Dragon era inizialmente previsto per sabato 18 febbraio, ma a causa di un’anomalia in una parte del razzo (il secondo stadio) SpaceX ha preferito interrompere la procedura di partenza ad appena 13 secondi dall’accensione dei motori. Nelle ore seguenti sono stati eseguiti test e verifiche, che hanno permesso di effettuare il lancio circa 24 ore dopo, nella giornata di domenica 19 febbraio. Dragon contiene al suo interno circa 2,5 tonnellate tra rifornimenti per gli astronauti (cibo, acqua, vestiti e altri generi di conforto) e materiale per effettuare esperimenti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Dragon è costituito da due parti: una troncoconica pressurizzata e con settori refrigerati, per i materiali più deperibili, e una cilindrica non pressurizzata per il resto. La capsula sarà agganciata dal braccio robotico della ISS mercoledì prossimo, dopodiché resterà ancorata per alcune settimane al modulo Harmony.

Ma SpaceX non ha solo portato in orbita Dragon: ha ottenuto un nuovo importante successo anche sulla Terra facendo atterrare intatto il primo stadio del Falcon 9. Semplificando molto, la maggior parte dei lanciatori spaziali (come quello di SpaceX) sono formati da alcuni cilindri uniti tra loro, i diversi “stadi”: ognuno è dotato di motori e carburante per spingere il razzo e fargli vincere la forza di gravità terrestre; quando il primo stadio termina il suo compito, si stacca e si attiva il secondo stadio e così via. Il primo stadio di solito precipita verso la Terra e si disintegra rientrando nell’atmosfera o subisce danni tali da non essere più riutilizzabile.

SpaceX

Nel caso del Falcon 9 ci sono due stadi: il primo è dotato di 9 motori Merlin e produce una spinta pari a quella di cinque Boeing 747 messi insieme; deve fare molta più fatica del secondo stadio, che si attiva quando ormai il razzo ha superato l’atmosfera terrestre e deve compiere le manovre per collocarsi nell’orbita stabilita (il secondo stadio ha un solo motore). I motori dei razzi sono molto costosi, per questo SpaceX ha messo a punto un sistema per controllare il rientro del primo stadio, evitando che diventi irrecuperabile. Dopo essersi staccato dal resto del razzo, effettua una manovra per tornare indietro e atterrare verticalmente su una piattaforma, in modo da potere essere riutilizzato.

Far tornare indietro intera la parte più ingombrante del razzo, alta più o meno quanto un palazzo di 13 piani, non è semplice e ha richiesto diversi anni di test e di costosi fallimenti per SpaceX. L’atterraggio di ieri, avvenuto perfettamente su una piattaforma di Cape Canaveral, ha però dimostrato i progressi ormai raggiunti dall’azienda, fondamentali per ridurre i costi dei suoi voli spaziali e renderli più frequenti. SpaceX ha fatto finora atterrare 8 stadi del suo Falcon 9, tre sulla terraferma e cinque su piattaforme galleggianti nell’oceano Atlantico e Pacifico, a seconda del luogo di lancio (SpaceX effettua alcuni lanci dalla California).

Il lancio di ieri ha anche dimostrato che le numerose modifiche effettuate alla storica piattaforma di lancio 39A sono state bene eseguite, e non è un dettaglio da poco perché SpaceX ha progetti ambiziosi per la sua nuova base. Il presidente dell’azienda, Gwynne Shotwell, di recente ha detto che nel 2017 SpaceX potrebbe arrivare a lanciare razzi spaziali con una frequenza di un lancio ogni due-tre settimane. Del resto, i ricavi dell’azienda derivano non solo dai contratti da svariati miliardi di dollari con la NASA per i rifornimenti verso la ISS, ma anche da quelli con i costruttori di satelliti, che devono fare affidamento sui Falcon 9 per portare i loro prodotti in orbita.

SpaceX ora ha a disposizione 8 stadi di Falcon 9 rientrati interi sulla Terra e ha avviato i primi test per riciclarli. Entro un anno, ha detto il suo CEO Elon Musk, la società proverà a effettuare un lancio spaziale con uno dei razzi riciclati. Sarà un nuovo progresso molto importante per dimostrare che si possono ridurre sensibilmente i costi per mandare cose, e un giorno persone, nello Spazio sui razzi prodotti da SpaceX.