La Grande Mela, amore a prima vista

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Finalmente si parte per New York, la Grande Mela! La meta è affascinante, sempre davanti ai nostri occhi in tv, al cinema, ma forse non era mai stata davvero nella lista dei miei viaggi dei sogni…inutile dire che la città mi ha entusiasmata ben oltre le aspettative e non vedo l’ora di tornare!!!
Saremo un gruppo numeroso e abbiamo deciso di affittare due appartamenti a Manhattan, sia per contenere i costi sia per vivere ancor di più l’esperienza newyorkese!
Partenza direttamente da Londra Gatwick (raggiunta con volo EasyJet) con volo della Delta. E’un’opzione da considerare nel caso decidiate in ritardo e i voli dall’Italia siano già troppo costosi dal momento che i voli da Londra sono molto numerosi. La Delta si è rivelata una buona compagnia, in particolare all’andata, con buon intrattenimento a bordo, con diversi film e giochi a disposizioni sui monitor personali (non presenti al ritorno). Il disbrigo delle pratiche doganali una volta atterrati all’aeroporto JFK è piuttosto veloce e dopo aver lasciato foto e impronte digitali nell’archivio dello zio Sam, recupero bagagli e procedo nella hall arrivi, dove con i telefoni di cortesia contatto la compagnia Supershuttle con cui avevo prenotato il trasferimento a Manhattan il giorno precedente. Ciascuna navetta raccoglie diversi passeggeri (fino a 11) che vengono portati fino al proprio indirizzo di destinazione a Manhattan per la cifra di 21$ (+ mancia). E’anche disponibile la possibilità per i gruppi numerosi di dividere un intero pulmino per la cifra totale di 115$ (10$ aggiuntivi nel caso di diverso indirizzo).Alla fine occorrerà circa un’ora e trenta per arrivare a destinazione perchè sono una delle ultime persone ad essere lasciata ma ne approfitto per dare una prima occhiata …Times Square, Central Park, Park Avenue…Sono davvero a New York!
Arrivata a destinazione e trovati i miei futuri coinquilini, attendiamo l’arrivo del nostro proprietario di casa. L’appartamento si trova a Midtown/Kitchen Hell mentre l’altro gruppo si sta contemporaneamente sistemando in un altro appartamento vicino al Village/Soho. Abbiamo affittato i due appartamenti per il periodo di soggiorno attraverso il sito di annunci Craiglist, sito pare molto utilizzato negli Stati Uniti. Nonostante qualche patema d’animo, l’affitto è andato per il meglio, e tutto corrispondeva a quanto pattuito via mail. Il pagamento è avvenuto via paypal, così come la restituzione del deposito cauzionale (per un appartamento abbiamo dovuto attendere e sollecitare un po’ la restituzione del deposito).
Il nostro appartamento è piuttosto funzionale anche se ad una prima occhiata ci pare un po’ polveroso. Le scale sono molto strette e ripide e man mano che si sale sempre più pendenti. Sistemiamo velocemente i bagagli e rinfrescati dopo le lunghe ore di viaggio (nonché per la notte volontariamente trascorsa in aeroporto a Gatwick), e decidiamo di muoverci a piedi verso uno dei cuori pulsanti di NYC, Times Square, che possiamo raggiungere a piedi da casa. Arriviamo in questo crocevia illuminato quasi a giorno dalle famose insegne pubblicitarie attraverso la 50esima strada e incontriamo già i primi teatri, quello di Chicago, di Wicked, di Mamma Mia, iniziano i mille cartelloni pubblicitari, M&M, spettacoli di Broadway, Nasdaq, BBC…Insomma si sta con il naso all’insù da subito, facendo attenzione al caos che invece ci circonda, tra i tanti taxi gialli in coda, i fiumi di persone, gli artisti di strada, il vapore che anche in questa stagione esce dai tombini. Ci spingiamo fino alla Quinta Strada ma decidiamo di cenare giusto per iniziare a prendere il ritmo del nuovo fuso orario per poi rientrare presto, a piedi fino alla nostra 11esima Avenue.

La mattina successiva neanche a dirlo alle 6 iniziamo ad svegliarci e da lì a poco decidiamo di alzarci e iniziare la vera esplorazione della Grande Mela. Dopo una prima colazione da Starbucks, decidiamo di prendere la metropolitana dalla 51esima Strada ( linea blu) e iniziare dalla zona sud di Manhattan, Ground Zero e il Financial District. Acquistiamo l’abbonamento settimanale alla metropolitana e bus che costa 25$ ed è molto conveniente dal momento che consente di viaggiare senza limite sia sulla metro che con i mezzi in superficie per sette giorni. La metropolitana di New York non è poi così semplice da interpretare, ed è diversa dalle metro di altre città che ho visitato (direi di tutte le altre…). Infatti, in primo luogo bisogna decidere la direzione di marcia ancora prima di scendere nel sottosuolo. Dato che le linee della metropolitana attraversano Manhattan da nord a sud, bisogna decidere: Uptown o Downtown. Inoltre alla stessa fermata possono passare diverse linee dello stesso colore, ma denominate con lettere diverse perché si dividono verso capolinea diversi, per cui bisogna stare attenti a salire sul treno corretto scegliendo la banchina giusta. Inoltre non tutte le linee fermano a tutte le stazioni, a seconda se il treno è local o express. A tutto questo si deve aggiunge che spesso la notte e nei weekend, vengono modificate le linee in funzione e laddove ti aspetteresti una linea gialla magari passa una linea blu. Devo ammettere di averci messo un po’ a districarmi…
Ma tornando a noi, arriviamo attorno alle 10.30 a Ground Zero, il luogo che ormai conosciamo tutti, sempre di fronte ai nostri occhi quando ripensiamo a quel terribile 11 settembre di sette anni fa, e ancora dopo sette anni il grande vuoto lasciato dal crollo delle due Torri Gemelle è ancora lì. Guardandosi intorno è chiaro che non crollarono solo le torri ma molte altre costruzioni dovettero essere abbattute successivamente, perché ormai insicure. La zona è ancora cantiere aperto, in questi anni i progetti per la ricostruzione si sono susseguiti, ma la costruzione che dovrebbe essere terminata nel 2011 è appena iniziata. Gironzoliamo attorno al sito passando davanti al famoso department store Century21 e a Brooks Brothers e finiamo alla chiesetta di Saint Paul, che si affaccia su Ground Zero con il suo piccolo cimitero settecentesco. La chiesa è stato un centro di soccorso e ristoro per i vigili del fuoco durante i terribili giorni che hanno seguito il crollo delle due torri, dove i vigili del fuoco potevano trovare un po’ di riposo portati da volontari. Le testimonianze all’interno della Chiesa sono ancora molte. Ci infiliamo sulla Broadway verso Wall Street. Il naso è all’insù per ammirare i primi grattacieli di New York, il Woolworth Building, l’Equitable Building. In mezzo a questi giganti (non sono i più alti certamente) c’è la piccola Trinity Church che è proprio di fronte a Wall Street. Percorriamo la via finanziaria più famosa del mondo e arriviamo al palazzo della Borsa, un vero peccato non poterla visitare dal momento che dopo l’11 settembre non è più possibile effettuare visite all’interno durante le sedute per motivi di sicurezza. Visitiamo la Federal Hall, luogo dove George Washington ha giurato come primo presidente degli Stati Uniti d’America. Gironzoliamo ancora per Wall Street e tra i palazzi delle maggiori banche e istituzioni finanziarie mondiali. Si è fatta quasi l’ora di pranzo e il profumo dei chioschetti di hot dog, donuts, e kebab inizia a diffondersi nell’aria e sulla Broadway iniziano a vedersi i primi impiegati uscire e mettersi in coda anche ai banchetti di frutta. Noi riprendiamo Broadway e scendiamo verso Bowling Green, dove troviamo, circondato da orde di turisti, quello che è diventato uno dei simboli della borsa il Charging Bull di Antonio Di Modica, una statua di bronzo di 3,200 kg che ritrae il toro che carica simbolo di prosperità e ottimismo per i mercati finanziari, che pare essere comparso su questo spartitraffico notte tempo la notte del 15 dicembre 1989 come simbolo ben augurante dopo la crisi finanziaria del 1987. Scattare una foto senza turisti indesiderati è un’impresa, ma, mentre la mia amica è scelta come fotografa ufficiale dai turisti di tutto il mondo, ad un certo punto riesco ad approfittare di un attimo di incertezza e scattare! Continuiamo la nostra “discesa” verso Battery Park e all’ingresso del parco scorgiamo il globo di bronzo che si trovava nel piazzale tra le Torri Gemelli e che con le sue ammaccature è testimonianza della tragedia del 11 settembre. Passeggiamo per Battery Park e raggiungiamo il East Coast Memorial, memoriale della Seconda Guerra Mondiale. Ne approfittiamo per informarci su per i pass per la Statua della Libertà che sono disponibili tutti i giorni di buon mattino (la biglietteria apre alle 8) fino ad esaurimento dei posti, consentono di accedere al basamento della statua. Pranziamo e risaliamo Broadway fino al City Hall. La passeggiata prosegue per Broadway che taglia Manhattan da nord a sud, attraversando così TribeCa (Triangle below Canal Street), i margini di Chinatown, Soho (South of Houston Street) e Noho (North of Houston Street). Questi quartieri danno un’immagine un po’ diversa della New York dei grattacieli, con le loro case in mattoni e le scale antincendio, fino ad arrivare alle case in ghisa, tipiche di Soho. Arriviamo fino alla New York University e approfittiamo di un po’ di riposo a Washington Square. Questo è davvero un angolo di pace, dopo aver trascorso il pomeriggio in un affascinante caos di traffico, sirene e clacson. In Washington Square Park, troviamo il famoso arco, che appare anche in Harry ti presento Sally. Risaliamo per University Street, fino a Union Square, piazza vivace, ritrovo di artisti di ogni genere che qui trovano una discreta folla ad applaudirli. Ma ancora non stanchi, continuiamo verso nord e in poco tempo arriviamo Madison Square Park, all’altezza della 23esima Strada e dove nell’Ottocento sorgeva il primo Madison Square Garden, e troviamo uno dei primi grattacieli di New York, il Flatiron con i suoi 29 piani costruito agli inizi del XX secolo e la caratteristica forma a triangolo. Inizia ad imbrunire e decidiamo di passare da casa per cambiarci (sarà l’ultima volta…). La serata prevede una cena allo Smoke, un famoso Jazz club (tanto per cambiare) sulla Broadway tra la 105esima e la 106esima strada. La cena ha un costo minimo di 20 dollari per assistere anche al concerto, la prenotazione direi che è necessaria date le piccole dimensioni del locale e la puntualità molto raccomandata. Peccato per la grande stanchezza, e forse del fuso orario, che non ci permette di godere a pieno della serata! Ma davvero ne vale la pena.

Il giorno dopo ricominciamo dal punto in cui abbiamo chiuso il giorno precedente. Il punto di ritrovo è Madison Square Park, dove girovaghiamo in attesa che il gruppo si ricompatti, gironzolando tra i grattacieli Insurance Company e Met Life Tower con un occhio al Flatiron alle nostre spalle e l’Empire State Building davanti a noi. Siamo all’incrocio tra la Quinta Avenue e Madison Avenue e nel piccolo parco tanti bimbi biondissimi giocano liberi …mi ci va un attimo a realizzare che sono tutti con le loro tate di colore che chiacchierano in piccoli capannelli non perdendo di vista i piccoli. Finalmente il gruppo si mette in moto e passeggiamo sulla 5th Avenue e ci avviciniamo ad uno dei simboli di New York: l’Empire State Building, al momento il grattacielo più alto della città., ripromettendoci di tornare più tardi. Proseguiamo la nostra passeggiata con una piccola deviazione verso la Morgan Library (Madison Ave-36th street), una biblioteca (visita gratuita martedì dalle 15 alle 17, venerdi dalle 19 alle 21, domenica dalle 4 alle 6 altrimenti ingresso 12$), che raccoglie una collezione che ripercorre la storia dall’antico Egitto in avanti e tra gli altri si trova qui conservata la prima opera stampata della storia, la famosa Bibbia di Gutenberg e alcuni spartiti originali di Mozart. Decidiamo però di non fermarci per la visita ma di proseguire verso nord, dove l’obiettivo del pomeriggio sarà il Salomon Guggenheim Museum. Intanto proseguiamo e all’altezza della New York Public Library, edificio in stile Beux Art del XX secolo, svoltiamo sulla 40th strada verso il west side per andare a vedere il nuovo palazzo di Renzo Piano (per la verità sull’Ottava Strada, non una deviazione da poco …), nuova sede del New York Times e terminato nel 2007. Risaliamo lungo la 41esima strada e incrociamo il teatro di Rent, approfittiamo per capire le modalità di acquisto dei biglietti e se in generale ci fossero problemi di disponibilità. (lo spettacolo ha chiuso il 9 settembre 2008). Ritorniamo a Bryant Park, alle spalle della NY Public Library, uno dei piccoli parchi cittadini, una piccola oasi di pace molto vivace dove gli impiegati della zona, gli avventori della biblioteca e i turisti come noi trovano un po’ di relax nella pausa pranzo (consigliato in settimana, la domenica è deserto e non ne assaporereste l’atmosfera…), dove riposare leggendo una rivista o un libro lasciati a disposizione o pranzare nel bel ristorante sul lato est del parco, o direttamente nel comprando nei chioschi sul lato ovest, o nei numerosissimi locali che lo circondano, dove è possibile avere una vastissima scelta di cibi take-away, dal panino, alle insalate, ai piatti pronti fino al sushi per cifre ragionevoli. Molte le iniziative in questo giardino pubblico, restaurato negli anni ’90, dall’accesso internet wifi, ai corsi di yoga al knitting (i corsi di maglia che pare siano molto di moda a NY), dal thai chi a concerti che accompagnano durante l’ora di pranzo.. Dopo aver pranzato, ci dirigiamo al Guggenheim Museum, prendendo la metropolitana su Park Avenue alla Grand Central Station e scendendo nell’Upper East side. Con una passeggiata in queste vie eleganti, dove vediamo i classici condomini dei film,con la tenda che ripara l’ingresso e il portiere all’ingresso, arriviamo al Guggenheim, il famoso museo con la classica forma a spirale disegnato da Frank Lloyd Wright, che come la maggior parte dei musei, si trova nel Museums Mile, sulla 5th Avenue all’altezza dell’89 strada. Approfittando della poca coda, acquistiamo anche il City Pass, che include le maggiori attrazioni della città (Statua della Libertà o Circe Line, Metropolitam Museum, Museum of Modern Art, Museo Guggenheim, salita all’Empire State Building, Museo di Scienze Naturali (non imperdibile …) a 74$ dollari, valido per 9 giorni e garantisce corsie prioritarie nelle code che, in alcuni casi (es. Empire State Building), sono molto utili! Il museo accoglie nel periodo della nostra vista, oltre alla collezione permanente anche una mostra temporanea di Louise Bourgeoise. Il pomeriggio trascorre velocemente e verso le 17.45 ora di chiusura, ci dirigiamo verso l’Empire State Building, approfittando della giornata particolarmente tersa per ammirare il bel tramonto. Prendiamo un bus di superficie nonostante il traffico molto intenso in modo da poter osservare la bella Quinta Avenue. Superato Central Park e già nella zona con maggiori negozi, decidiamo di scendere e procedere a piedi dal momento che la situazione traffico non migliora. I negozi in questa parte della 5th Avenue sono molto eleganti, quasi da sogno. Arriviamo velocemente alla NY Public Library, dove entriamo un po’ per curiosità e un po’ per ripercorrere le gesta di Carrie, la protagonista di Sex and The City, che in questa location ha organizzato il suo matrimonio (le fan del telefilm ovviamente sapranno anche il resto…). Proseguiamo verso sud e arriviamo all’Empire, dove ringraziamo di avere diritto ad una corsia preferenziale, dato che la coda è decisamente lunga. In una mezz’ora riusciamo a salire ed ammirare ancora il panorama con la luce del giorno anche se il tramonto arriva in fretta. La vista dall’86 piano è mozzafiato e permette di rendersi conto della grandezza del’Isola di Manhattan e perdersi con lo sguardo da oltre Harlem alla Statua della Libertà fino al New Jersey. Incredibile notare come la vita scorra frenetica giù in basso e come anche il cielo sia trafficato tra aerei e elicotteri. Peccato non essere soli qui in cima, la folla a tratti è fastidiosa. Anche qui il tempo davvero vola e ci accorgiamo che sono le 21 passate con la fame che ci attanaglia! Appena scendiamo (coda anche a scendere ovviamente…), decidiamo che il primo fast food farà a caso nostro (senza far caso all’amena saletta sotterranea con vista metropolitana degna dei Guerrieri dell Notte).

Il giorno dopo il ritrovo con parte del gruppo è a Battery Park per andare a visitare la Statua della Libertà ed Ellis Island. Ritiriamo i biglietti per il traghetto e ci mettiamo in coda ( piuttosto veloce anche grazie alla coda privilegiata per i possessori del City Pass) e, una volta superata i rigidi controlli di sicurezza, ci imbarchiamo sul primo traghetto. In circa 10 minuti siamo sulla piccola isola che ospita la signora di New York che vigila sulla baia e sulla città. Girovagare su questo piccolo fazzoletto di terra è piacevole ed offre una vista davvero suggestiva di Manhattan. E’certamente un luogo molto turistico ma non si può mancare uno dei simboli della città. I pass per salire sul basamento erano esauriti per quel giorno, ma devo credo che non sia nulla di impedibile, a confronto con la salita fino alla corona della statua, non più consentita dopo gli attentati dell’11 settembre. Dopo circa un’oretta (ma basterebbe anche meno, se non fosse che parte del gruppo si disperde nel kitchissimo negozio di souvenir…), prendiamo il battello che ci porta ad Ellis Island, il luogo dove venivano accolti gli immigranti tra i 1892 e il 1954. Circa 12 milioni di persone sono sbarcate ad Ellis Island, e qui esaminate e visitate, eventualmente messe in quarantena e curate, e previa accertamento che avessero almeno 20 dollari in tasca per iniziare la nuova vita (ma spesso questi soldi venivano perduti al gioco a bordo delle navi dall’Europa prima ancora di sbarcare sul nuovo continente, facendo così nascere il racket dei prestasoldi) potevano scendere a terra in città. Le donne sole non potevano scendere se non accompagnate da genitori o mariti, motivo per cui molti matrimoni venivano celebrati proprio durante le lunghe file della Sala del Registro. Superata la trafila che poteva richiedere poche ore o giorni, i più fortunati potevano finalmente sbarcare sul Nuovo Continente (magari taglieggiate dal cartello delle compagnie di traghetti o dai cambi usurari applicati sull’isola, contro i quali anche il presidente Franklin tentò di battersi…), i più sfortunati si vedano negato l’accesso e dovevano tornare nella terra di origine. I passeggeri di prima e seconda classe non dovevano sottostare a questa trafila burocratica, ma venivano ispezionati a bordo e inviati ad Ellis Island solo se ulteriori approfondimenti erano necessari. Negli anni, lo screening veniva effettuato in pochissimi secondi per passeggero (solo 6 secondi!) . In ogni modo, pare che le condizioni in cui gli immigrati venivano trattati fossero sempre molto umane, in particolare i bambini e con gli anni si fossero create organizzazioni di beneficenza che aiutavano gli immigrati all’integrazione o cercavano di allietare i periodi di quarantena sull’isola. La visita è interessante e ci porta via un paio d’ore, per cui occorre considerare almeno mezza giornata alla visita di entrambi i siti. Tornati sulla terraferma, ci dirigiamo verso Greenwich Village, dove gli amici ci aspettano per un pranzo a base di sushi da Sushi Samba, un ristorante che incrocia cucina giapponese e brasiliana in un contesto davvero molto modaiolo (anche questo locale è citato nella serie Sex and the City, e la sera ci emozioneremo quando in tv vedremo per caso la puntata ambientata qui!), dove mangiamo ottimo sushi in abbondanza per 37 dollari. Il pomeriggio è dedicato alla visita delle via tranquille del Village a partire da Sheridan Square, teatro della rivolta di un gruppo di travestiti negli anni ’60 e oggi simbolo dell’amore omosessuale. Le vie sono anche un po’trasgressive, tra bandiere arcobaleno e vetrine dei sexy shop, dove, neanche fossero uscite dai video dei Village People, le divise della polizia sembrano essere uno dei travestimenti più apprezzati. Passeggiamo tra le piccole vie con le case in stile italiano, percorriamo Grove Street e Bedford street (troviamo anche la casa dei protagonisti di Friends), tra piccoli caffè d’atmosfera e negozi originali, tra i quali un carinissimo knitting coffe, dove sorseggiare un buon caffè in scegliendo lane e discutendo dei propri ultimi lavori a maglia. Percorriamo le vie che hanno fatto la storia del rock, dove ad esempio Bob Dylan ha composto Blowin’ in the Wind, in Minetta Lane e arriviamo a Washington Square Park. Risaliamo affiancando le Washinghton Mews e risaliamo verso la Broadway, facendo una tappa all’affascinante libreria Strand vicino a Union Square. Da qui, ci dirigiamo verso il ponte di Brooklyn. Iniziamo a percorrerlo un po’ con la testa fra le nuvole ad ammirarne la struttura, un po’ con un occhio alle spalle ad osservare il profilo di Manhattan che piano piano si illumina dietro di noi mano che imbrunisce, un po’ curiosando tra questa folla che ci circonda, tra sportivi che lo percorrono di corsa, facendo attenzione di non invadere la pista ciclabile (davvero un rischio!) con biciclette che sfrecciano velocissime, classi di fitness con i personal trainer che lo usano come palestra a cielo aperto, turisti, newyorkesi che l’attraversano di buon passo e anche una coppia di sposi cinesi, che immortalano il giorno più bello della loro vita in uno scenario da film (poco importa che la sposa indossi le infradito per percorrere il Ponte). Una volta attraversato il ponte, scendiamo verso DuMBO, un altro acronimo che indica l’area Down Under Manhattan Bridge Overpass, un’altra zona piuttosto alla moda, ricca di negozietti curati e costosi di abbigliamento, arredamento e gallerie d’arte. Scendiamo poi verso la famosa promenade, dove (oltre a ritrovare la nostra sposa cinese) si goda di una vista spettacolare e mozzafiato sulla città (si proprio quella della famosa pubblicità del chewing-gum che andava di moda negli anni 80!). Andiamo poi a cena in un piccolo ristorante davvero grazioso, il Five Front, dove ceniamo nel delizioso giardino, circondato dalle alte mura in mattoni scuri delle case circostanti che sembrano ritagliarlo dalla città, e gli concedono un angolo di tranquillità nonostante sia proprio sotto il Brooklyn Bridge. Dopo cena, quasi mezzanotte, affrontiamo il rientro a casa in metro, dove dobbiamo districarci tra i cambiamenti notturni delle linee della metro ma il personale della subway si dimostra davvero gentile a fornirci indicazioni.

E siamo a venerdi, il giorno dedicato alla visita del Museum of Modern Art (MoMA), situato sulla Quinta Avenue sulla 53esima strada, da casa arriviamo a piedi (bè lunghetta, in effetti). Anche l’ingresso al MoMa è incluso nel City Pass. Inoltre il venerdi dopo le 16 è anche gratuito ma la coda da affrontare però per l’ingresso gratuito era decisamente imponente per cui è da valutare a seconda del tempo a disposizione. Il MoMA è un capolavoro sia di architettura che per la stupefacente collezione che ospita. Partiamo dal sesto piano dove si trova una piccola mostra di architettura, incentrata sui prefabbricati da Le Courbusier in avanti e una bella mostra temporanea di pittura e cinema di Salvador Dalì. Il quinto e il quarto piano sono ricchissimi di capolavori a partire dall’impressionismo con Monet, Manet Renoir, Post Impressionismo da Cezanne a Van Gogh) passando per Espressionismo, Pointenisme, Cubismo con Picasso, Simbolismo con Munch. L’elenco può perseguire con le opere di Kandinsky, Klimt, Matisse, Chagall, Mondrian, Modiglioni, Klee, il futurismo di Boccioni, fino alla pop art di Warhol, e a Lichestein, Mirò Hopper, Pollock…l’elenco è davvero infinito, ma anche chi non è appassionato d’arte trova davvero alcuni tra i capolavori più noti dell’arte moderna. Inoltre è davvero bello sbirciare New York dalle vetrate del museo, i grattacieli McGann&Hill, la Quinta Strada e la pace del bel Giardino delle Sculture, dove spesso scendiamo a fare una piccola pausa sia per scaldarci dall’aria condizionata eccessivamente bassa sia per riposarci. Dopo una breve pausa siamo pronti a ripartire ed affrontare gli ultimi piani, ricchi di schizzi e disegni, statue, una mostra di design e una mostra temporanea di Kirkner e gli anni di Berlino. Usciamo dal museo che attorno alle quattro. Raccogliamo le forze davanti alla vetrina di Manolo Blanik sulla 54esima, celebrato in una famosa serie televisiva, con le sue scarpe eccentrice e costosissime e in effetti abbiamo un tracollo quando vediamo uscire una ragazza con ben due scatole di scarpe nuove…da almeno 500 dollari il paio e sarà per questo che dimentichiamo uno degli amici all’interno del museo…
Andiamo poi alla Columbia University per trovare un’amica che sta finendo un dottorato e ne approfittiamo per visitare il campus, ancora deserto per le vacanze estive ma dall’interessante passato con il suoi ruolo nelle lotte studentesche durante la guerra del Vietnam. Dopo un piacevole giro per il campus, prendiamo la metro e torniamo a Brooklyn per trascorrere la serata a Williamsburg (altrimenti detta Willyburg), una zona piuttosto vivace che da una decina d’anni è stata riqualificata con gallerie d’arte e locali. Il nostro obiettivo, dopo esserci riposati e rifocillati con un bagel nel parco vista Manhattan, sono alcuni negozi vintage (o semplicemente usato?) del quartiere, uno dei quali si trova proprio proprio di fronte alla Brooklyn Brewery, la fabbrica di birra locale. Con grande pazienza, dopo circa un’ora (ma qualcuno tornerà nei giorni successivi) quasi tutti trovano dei buoni affari. Trascorriamo la sera al concerto che si tiene al Williamsburg Music City Hall. La musica ci piace e nonostante la stanchezza immensa balliamo pure! Notiamo le differenze con l’Italia dove per fumare una sigaretta è consentito uscire con il bicchiere fuori dal locale, seil bicchiere è di plastica, ma qui non è consentito, così come non si può fumare troppo vicini al locale (che tra l’altro è pure un po’ sgaruppato, niente di snob, non si può sedersi sul marciapiede, né sullo scalino del locale, si devono esibire i documenti per attestare la maggior età (questo mi inorgoglisce…). Insomma che fatica! Ma una bella serata, in un quartiere vivace, pieno di locali e ristoranti in un’atmosfera davvero diversa da quella di Manhattan. Stanchi ma molto contenti rientriamo a casa.
La mattina dopo, ci dedichiamo alla zona “centrale” di Manhattan: Soho, Nolita, Tribeca e Little Italy. Il primo appuntamento dei molti che ci daremo oggi è al negozio del MoMA, in Spring Street, dove iniziamo a curiosare tra i begli oggetti di design e le stampe delle opere che abbiamo potuto ammirare ieri. Il negozio è proprio di fronte a Balthazar, un noto locale alla moda della zona, pare meta di vip e star…per un attimo accarezziamo l’idea di fare lì il brunch (un misto di colazione e pranzo) ma i prezzi ci riportano alla realtà. La mattinata trascorre passeggiando tra belle vie del quartiere, attraversando Broadway, dove ci sono succursali dei negozi e grandi magazzini che si trovano anche sulla Quinta Avenue tra cui Blomingdale’s, e poi su e giù per Prince Street e Spring Street, Broome Street, tra i negozi di design di Apple (molto meno affollato di quello sulla Quinta, consiglio di venire qui per gli acquisti), Prada osservando i palazzi di ghisa. Scendiamo verso Canal Street ed, esasperati dalla continua dispersione del gruppo, ci dividiamo per darci un nuovo appuntamento da lì ad un ora e mezza per il brunch. Il nostro piccolo gruppo si dirige verso Chinatown… ma non ci arriviamo, deviamo prima verso Little Italy, un tempo quartiere ad immigrazione italiana, oggi sempre più soffocato da Chinatown che si estende da Bewery Street, lasciando solo una piccola oasi in Mulberry Street e in poche altre vie. Little Italy quindi è poco più di una via piena di locali e ristoranti italiani (o pseudo tali) che si intervallano con negozi di souvenir a tema mafia, of course, e locali di prodotti di importazione. E’carino passeggiare per queste vie, anche per l’atmosfera festosa della via che per oggi è pedonale, con i suoi festoni e bandiere tricolori, con i suoi profumi di casa…ma che non ci distolgono dall’idea di essere in una zona non più autentica. Ma il tempo corre ed è ora di tornare sui nostri passi e tornare su Prince Street tra Mott e Elisabeth Street, nel cuore di NoLITA (North of Little Itay), un quartiere davvero vivacissimo, un susseguirsi di negozi dagli allestimenti originali, con abbigliamento vintage, localini curati e d’atmosfera, dove abbiamo spesso trascorso le serate. Finito di pranzare decidiamo di andare verso la Quinta e la 50eima ed iniziare a fare un piccolo giro di perlustrazione per i negozi in cui cercheremo di fare acquisti, la Apple, Fao Scwharz, luogo da sogno per i bambini, le gioiellerie di lusso, Tiffany &Co, il più avvicinabile Abercrombie&Fitch. La stanchezza per le camminate inizia a farsi sentire e ma continuiamo nel nostro girovagare e andiamo a Central Park nell’area dove si trovano le giostre per i bambini, a riposarci e distendere i nervi dopo la giornata tra la folla e anche per lo stress che girare in un gruppo numeroso comporta, per quanto sia di amici. Ci ritroviamo quindi verso le 18 in Columbus Circle, davanti al Time Warner Bros Center, per prepararci e andare a teatro, dopo aver consumto una velocissima cena (diventiamo quasi newyorkesi e finiamo la macedonia in metropolitana) per dirigerci a Broadway per assistere al musical Mary Poppins. La metropolitana è proprio di fianco al centro commerciale e la fermata della 42 esima strada proprio affianco al New Amsterdam Theatre, così che in un batter d’occhio entriamo in questo teatro del 1930, in stile liberty. Sperimentiamo la perfetta organizzazione americana, che distribuisce una grande quantità di spettatori a grande velocità nonostante l’accesso avvenga attraverso piccoli ascensori d’epoca che portano al mezzanino e in galleria. I nostri posti da 60 dollari, acquistati al botteghino del teatro la mattina precedente, sono buoni, seconda fila in galleria. Lo spettacolo è davvero strabiliante e riporta in teatro la magia della Mary Poppins cinematografica con trucchi che lasciano senza fiato, i piccoli fratelli Banks’ interpretati da due piccoli grandi attori che cantano e ballano come degli adulti, un Bert che ricorda davvero molto l’originale, una scenografia molto curata che riproduce la casa di Cherry Trees Lane, musiche coinvolgenti e un gran finale che lascia grandi (forse non del tutto cresciuti ) e bambini davvero stupefatti. Usciamo entusiasti per la bella serata. Brodway è magica e merita una serata, c’è solo l’imbarazzo della scelta tra gli spettacoli proposti, da scelte più tradizionali alle più recenti creazioni. E’sabato sera e Times Square è davvero brulicante di gente, luci e rumori. Anche oggi stremati raggiungiamo casa, in una New York by night quanto mai vivace.

La mattina successiva ci si deve svegliare piuttosto presto, l’appuntamento è per le 10 alla fermata della 135esima strada ad Harlem per andare ad assistere ad un gospel. Prima di tutto non è necessario affidarsi ad alcuna agenzia per vedere i canti gospel, basta arrivare con la metro ad Harlem ed entrare in una qualche chiesa che ispiri (magari seguire una vecchina dall’abito sgargiante che va a Messa). Volevamo assistere alla funzione delle 11 e ci siamo diretti alla Abyssinian Baptiste Church. Mai avrei pensato di trovare così tanta coda…faceva quasi il giro dell’edificio! Ovviamente non c’era speranza di entrare. Ci siamo allora diretti alla Mother AME Zion Church alle sue spalle, dove c’era posto e siamo entrati…e con noi quasi tutti i turisti in coda nell’Abyssinian Baptiste Church. Risultato: una decina di sparuti parrocchiani locali e 300 turisti armati di fotocamere digitali con superzoom e videocamere pronti ad immortalare il servizio…dopo un quarto d’ora e la prima canzone siamo usciti. Non era quello che volevamo vedere. I poveri fedeli locali si lasciavano anche trasportare dalla messa, ma sinceramente mi sembrava di non cogliere l’atmosfera che speravo di assaporare. Abbiamo iniziato a fare il percorso alla scoperta di Harlem indicato dalla Lonely Planet e sulla strada abbiamo incontrato tantissime chiesette. In una sulla Quinta Avenue quasi all’angolo con la 125 strada ne ho vista una che mi ispirava e sono entrata. Tutt’altra storia. Pochissimi turisti (10?) e fedeli locali che ci danno una calorosa accoglienza. Il mio consiglio quindi è piuttosto di iniziare la mattina a visitare Harlem ed entrare in una chiesetta che piaccia. Addirittura siamo stati presentati alla comunità locale e conosciuto il prete. Dopo questa sosta, il tour del quartiere prosegue arrivando fino al leggendario Apollo Theatre, dove star della musica nera come Ella Fitgerald, James Brown, Stenie Wonder hanno calcato il palcoscenico. E infine concludiamo la mattinata con un brunch da Kitchenette, un graziosissimo locale in Amsterdam Avenue between 122-123 streets (con altra sede a Tribeca, 156 Chambers St) dove si possono gustare ottime specialità di pasticceria fatta al forno. Il locale è un po’ modaiolo, e lo testimonia l’inflessibile direttrice di sala, ma comunque piuttosto economico. Il pomeriggio poi trascorre nella tranquillità di Central Park, riusciamo a fare una bella passeggiata, dopo aver fatto tappa al Dakota Building sulla 73esima, il paazzo dove fu assassinato John Lennon. Entriamo nel parco proprio nella zona chiamata Strawberry Fields, dove un mosaico bianco e nero ricorda dell’autore di Imagine. Passeggiamo tra biciclette, carrozze, pattinatori nei tranquilli viali del parco, costeggiando il bel lago punteggiato dalle barche a remi a noleggio. Scendiamo fino al piccolo laghetto pieno di imbarcazioni telecomandate, vicino alla statua dedicata ad Andersen e accompagnati dalla vivace musica di un concerto di musica portoricana, ci concediamo un meritatissimo riposo all’ombra su uno dei grandi prati del parco. Proseguiamo la passeggiata tornando verso la quinta strada, e arriviamo ad uno degli scorci più famosi del parco: uno dei 10 ponticelli che si affacciano sul Plaza e i palazzi della Quinta Avenue. Riposati dopo un’oretta di relax, decidiamo di fare una breve passeggiata su Madison Avenue, con i suoi elegantissimi negozi di alta moda. Se dovete rifarvi gli occhi, è qui che dovete venire. La giornata è di pieno relax e troviamo il tempo di fermarci per un caffè con velleità italiane al Nespresso Cafè, per poi ricongiungerci con un gruppo di amici di fronte al Metropolitan Museum. I programmi della serata prevedono di andare alla scoperta della zona al confine tra quartiere Chelsea e Meatpacking, la vecchia zona delle macellerie e oggi uno degli ultimi quartieri rinnovati e oramai di moda,costituito nella maggior parte da loft e showroom, occupato da stilisti, designer, gallerie d’arte e locali alla moda, con i locali ridisegnati all’interno di vecchi fabbricati, lungo 9th avenue a partire dall’angolo con la 14esima strada (dove si trova anche un altro punto vendita della Apple, dagli interessanti interni), intorno al Pastis, altro locale di moda fra le celebrità e l’hotel Gasenvoort, un hotel boutique nel cuore del quartiere. Ovviamente noi finiamo a cenare in un diner molto più modesto, ma giusto il tempo di un’ultima passeggiata serale rientriamo alla base.

La mattina successiva decidiamo di vistare Il Museo di Scienze Naturali sull’83sima strada (incluso anch’esso nel nostro city pass). Il museo non ci stupisce nonostante la grande esposizione di dinosauri (ricostruzioni) e le ambientazioni di numerosissimi animali (imbalsamati). Insomma ci pare decisamente un museo più adatto ai bambini. Assistiamo ad uno spettacolo nel planetario e decidiamo di concludere velocemente la visita per tornare in centro. Dedichiamo il resto della mattinata a concludere la visita alla zona di Midtown che ancora ci mancava. Ritorniamo sulla Quinta Avenue e andiamo a vistare la Cattedrale di St. Patrick, costruita nel 19 secolo in stile neogotico, proseguiamo, il Rockfeller Center dove, data la stagione non troviamo la tradizionale pista di pattinaggio, ma dei deliziosi caffè all’aperto, andiamo al Grand Central Terminal , la stazione costruita negli anni ’20 in stile Beux Art, molto ben conservata, molto ordinata e con graziosissimi ristoranti sul mezzanino. Dopo aver pranzato a Bryant Park che ci è rimasto nel cuore, proseguiamo in direzione dell’East River e andiamo a vedere da vicino il Crysler Building, in stile Art Decò, con la sua guglia di acciaio lucente, che durante la sfida in corso negli anni venti per la costruzione del grattacielo più alto, venne aggiunta in poche ore, strappando il primato ad un altro grattacielo di Wall Street. Il primato comunque durò solo un anno fino al completamento dell’Empire State Building. Proseguiamo la camminata vero il palazzo dell’ONU e ci imbattiamo in diversi palazzi interessanti, quali la Ford Foundation e il suo piacevole e tranquillissimo giardino d’inverno. Arrivati all’ONU rimaniamo un po’ delusi, sarà la giornata un po’ grigia, l’assenza delle bandiere, e la zona transennata per cantiere ma mi aspettavo un po’ di più. Siamo arrivati nel primo pomeriggio e le visite guidate erano esaurite. Proseguiamo il programma giornaliero e passeremo il pomeriggio a zonzo per le vie dell’East village, fino a Tompkins Square fino a risalire fino ai margini di Soho per riposarci un po’ al Cafè Colonial su Houston Street. La cena è fissata con il gruppo da Katz Deli, una delle più famose tavole calde di New York, dove è stata girata la famosa scena del film Harry ti presento Sally che si trova al 205 di Houston Street. Ma all’appuntamento mancano ancora un paio d’ore e non volendo perdere nulla decidiamo di avventurarci verso Chinatown, che si trova a pochi isolati di distanza (si fa per dire…non è chiaro quanti chilometri possiamo aver percorso in questi giorni). Il quartiere sbalordisce per i colori, le insegne in cinese (così come i nomi delle vie e le indicazioni della metropolitana), i prodotti esposti nei negozi ed in particolare gli ortaggi misteriosi che sono esposti. Torniamo verso Katz Delicatessen, dal momento che si è fatta l’ora prestabilita. Il locale è un po’ particolare, molto semplice è una delle tavole calde più antiche di New York, specializzato in cucina kosher. All’ingresso vengono consegnati dei cartoncini su cui i cuochi al bancone annotano che cosa si è ordinato e vanno riconsegnati alla cassa. Dopo cena, ancora qualche chiacchiera a casa di amici e poi a casa in taxi, dato che ormai è scaduto l’abbonamento alla metro.
Il giorno dopo dedichiamo la vista al Metropolitan Museum sulla Quinta Avenue, anche questo è un museo decisamente interessante con bellissime collezioni permanenti. Concludiamo la visita sul terrazzo del museo, dove si trova una mostra temporanea di Kootz, ma il panorama del museo affacciato su Central Park e la vista sui Palazzi di Central Park West fino a Columbus Circle è davvero imperdibile mozzafiato (oltre che il sole del terrazzo ci riscalda dopo il gelo patito nelle sale del museo). Pranziamo a Central Park dove osserviamo un po’ come i newyorkesi si intrattengono con sport diversi dal nostro calcio, dal baseball al freesbee al rugby. Il pomeriggio sarà dedicato allo shopping sulla Quinta Strada, visitando Fao Schwarz, Tiffany, Abercrombie, Nike Town….torniamo verso casa giusto il tempo di lasciare i sacchetti e riposarci con una birra fresca per poi unirci con il resto del gruppo a NoLIta. Ormai sentiamo la mancanza di casa…e allora decidiamo per una buona pizza da Lombardi’s all’angolo tra Spring e Mott Street. Non ci avventuriamo con pizze strane e prendiamo una classica margherita che viene servita in stile americano a centro tavola sul supporto metallico, ma non è niente male davvero.
Ultimo giorno intero a disposizione. Decidiamo di andare a Coney Island, il quartiere di Brooklyn che sia affaccia sull’oceano, che ha avuto il suo sviluppo proprio quando la metropolitana è arrivata fin laggiù. La passeggiata sul lungomare è piacevole (per quanto breve) e il contrasto con i palazzi anni settanta e le spiagge è notevole. Ora il quartiere è principalmente popolato da immigrati russi e dell’est Europa. Alle spalle del lungomare si estende il vecchio lunapark, degli anni 20. ancora funzionante, con la bella ruota panoramica e le montagne russe Cyclones, con la struttura e il trenino ancora in legno. Davvero emozionante. Concludiamo la mezza giornata a Coney Island, con un hotdog da Nathan’s, il più vecchio produttore di New York, dove ogni anno si svolge la competizione dei più voraci mangiatori di hot dog del mondo…nonostante i dubbi verso questo tipo di alimentazione, devo ammettere che non è piuttosto buono, così come le patatine fritte. Insomma Coney Island e i suoi dintorni offrono lo spunto per una godibile mezza giornata di decompressione. Rientriamo a Manhattan con la metropolitana con circa un’oretta di viaggio e ci fermiamo a Soho, dove passeggiamo ancora per le vie di questa parte della città. Ceniamo in zona per l’ultima cena newyorkese. Stasera rientriamo presto, ci sono le valigie da fare e la casa da rimettere allo stato originario, dal momento che la mattina successiva alle 10 dovremo lasciare l’appartamento. L’agenzia ci ha dato disponibilità per lasciare i bagagli in ufficio fino all’ora della partenza per l’aeroporto JFK, il trasporto pubblico è piuttosto comodo. E’ sufficiente prendere la metropolitana fino a Jamaica, incluso nel biglietto settimanale, e infine andare a prendere l’Amtrack Airtrain con un biglietto separato di 5$ porta a tutti i terminal dell’aeroporto con un percorso ad anello. Il mio terminal della Delta, è vecchiotto, le procedure per il check in un po’ lenta, ma niente di drammatico soprattutto i tanto temuti controlli di sicurezza. Una volta transitati, ho il tempo per pranzare finalmente, ma la scelta non è davvero ampia e per far passare il tempo c’è davvero poco, solo qualche giornalaio, con pochi articoli…nessun faraonico duty free! Attendo il volo che mi riporta nel vecchio continente, guardando negli schermi della sala d’attesa la convention democratica di Obama.

Mai avrei pensato che la Grande Mela mi avrebbe conquistata a questo modo, una città che è bello vivere, esplorare, una città in cui mi sono sentita subito a casa, come fosse la mia città da sempre.


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Commenti 7

  1. Scattare una foto senza turisti indesiderati è un’impresa, ma, mentre la mia amica è scelta come fotografa ufficiale dai turisti di tutto il mondo, ad un certo punto riesco ad approfittare di un attimo di incertezza e scattare!

    :D:D:D inihihihihi brava! non c’è nemmano un turista nella foto, solo il toro!

    bellissimo diario Saretta, complimenti, mi piace sempre leggerti e la tua Grande Mela è davvero ben raccontata

    5 stelline meritate

    g

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