venerdì 20 gennaio 2017
Per decenni è stato il simbolo del capitalismo italiano. Per 25 anni alla Fiat con Gianni Agnelli, poi di Impregilo e Rcs. Il rimpianto: non conosco figli e nipoti
Cesare Romiti (Ansa)

Cesare Romiti (Ansa)

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Per decenni è stato il simbolo del capitalismo italiano. Cesare Romiti, amministratore delegato di Alitalia, della Fiat per 25 anni a fianco dell’avvocato Gianni Agnelli, poi di Impregilo e Rcs, oggi ha 93 anni. E ha accettato di parlare di sé a Soul, il programma-intervista di Tv2000 condotto da Monica Mondo in onda sabato 21 gennaio alle 12.20 e alle 20.45. Una sorta di racconto a cuore aperto. Ecco alcune anticipazioni.

“Aiuto 20 famiglie terremotate con sussidio mensile”

“Oggi mia missione è risolvere problemi dei terremotati”, dice Romiti a a Monica Mondo: “Sono andato diverse volte sul posto, ho visto e parlato con le persone, ho individuato 20 famiglie a cui do un sussidio mensile da novembre fino alla fine dell'anno prossimo”.

Con il terremoto del Centro Italia – ha aggiunto Romiti, che non ha perso il suo carattere decisionista - ho detto ‘voglio occuparmene io’ e me ne sono occupato di persona. Non voglio più politici, né parlare con i sindaci, voglio trovare persone che mi indicano in quelle zone quali sono le famiglie più bisognose, voglio decidere io vedendole una a una vedendo cosa posso fare. E così sto facendo”.

“Ogni tanto mi informo su queste persone – ha spiegato Romiti - gli telefono per sentire come va. Tra queste un ragazzo vittima del 24 agosto che è ancora ricoverato a Roma in convalescenza. Poi una bambina di 3 anni alla quale ho chiesto di raccontarmi: ‘io ero con la mia mamma sul letto – mi disse - e stavamo assieme sdraiate, ad un certo punto il letto è caduto. Il pavimento era
sprofondato ed era andato al piano inferiore. Avevo tutta la calce addosso, tutti i mattoni addosso’. Continuo a seguirli, a parlargli e sentirli. Oggi ho una seconda missione, piccola. Un grande dono di umanità che mi fa bene”.

Romiti in lacrime: grosso rimpianto non "conoscere" figli e nipoti

“Ho uno grosso rimpianto che mi riguarda personalmente. Ho
avuto un matrimonio felice, ho avuto figli e nipoti a cui sono molto attaccato”, ma “ho lavorato così tanto che non ho conosciuto né i miei figli né i miei nipoti - ha aggiunto Romiti -. Adesso è nata una pronipote da circa 3 anni e solo oggi mi sono accorto di cose che non sapevo esistessero, non sapevo come un bambino reagisce, com’è un bambino e come cresce: il primo bambino che veramente conosco è stata la mia pronipote”.

Tangentopoli, “Giudici di Torino invidiosi dei risultati di Milano”

“L’episodio dell’accusa di Tangentopoli per me – ha ricordato Romiti - si è
risolto con assoluzione completa. Io sono stato processato a Torino, perché avevo collaborato con i giudici di Milano che erano i più famosi, come Di Pietro, Borrelli e Davigo. Avevo scritto un articolo sul giornale invitando gli imprenditori che erano oppressi da richieste da parte del mondo politico ad uscire fuori e ribellarsi. Non fu un patteggiamento, fu spontaneo, mi ricordo la prima volta che mi telefonarono e li incontrai tutti e tre. Ci dovevamo incontrare in un posto per fare in modo che la stampa non lo sapesse, poi lo seppero tutti il giorno dopo: l’ufficio del questore di Milano. C’erano Di Pietro, Colombo e Davigo. Stemmo lì due ore e facemmo una conversazione molto tesa”.


“Essere capaci politicamente e corrompere – ha proseguito l'ex manager - sono anche cose che possono andare assieme, di per sé, anche se io non sono d’accordo. Allora c’era questa corruzione, ma tutta l’operazione ‘Mani Pulite’ non arrivò ai risultati che avrebbe potuto raggiungere, perché avrebbe dovuto indagare non solo sulla corruzione ma anche sulla concussione e su tutti quanti i partiti… Quell’operazione sembrava una svolta del modo di vivere, in Italia, ma non ebbe il risultato che ci si attendeva. Oggi c’è una corruzione latente. La corruzione per sé e non per il partito. E’ una corruzione diffusa. Chi è che non pagherebbe 100 euro per passare una fila? La corruzione è ridotta ai minimi termini. Io mi vanto di non essere mai stato corrotto”.

Fiat, “All’inizio Agnelli non era nessuno”

“Ho sempre detto che di Fiat non parlo, mi fa troppo
male vedere quello che capita oggi. Allora la Fiat era considerata quasi una compagnia di bandiera, ma all'inizio Agnelli non era nessuno”. Prosegue Romiti: “Mi fa male sentire oggi quello che si dice della Fiat. Io ce l'ho nel sangue, sono stato lì 25 anni, anche se ho attraversato momenti stupendi e altri terribili. Non so dire se il Paese debba di più alla Fiat o viceversa”.

“Quando ho lavorato con Giovanni Agnelli – ha ricordato Romiti - non ci siamo mai dati del tu, in tutti i 25 anni e ci vedevamo praticamente tutti i giorni. Un giorno ce lo siamo detti. In Fiat tutti si davano del lei era anomalo darsi del tu, a Torino. Mi disse ‘veda Romiti, lei se ne è accorto che continuiamo a darci del lei, io penso che sia più intimo e affettuoso del tu’. Volevo bene ad
Agnelli, eravamo amici ma non ce lo siamo mai detti”.

Calcio, “La Juve non si vende, è una tradizione”

“Tutte le squadre sono vendibili tranne la Juventus che è una
tradizione, infatti mi addolora che la Fiat che era una tradizione sia stata venduta. Quando ero a Torino – ha ricordato Romiti - ho conosciuto i ‘ragazzi’ della Juventus che ancora mi telefonano o li vedo. Romanista o Juventino? Me lo chiedevano tanto che ad un certo punto ho risposto che Roma era mia moglie per sempre e la Juventus la mia amante, che si ama moltissimo ma la si lascerà un giorno”.

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