La nostra avventura in Nuova Caledonia

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PREMESSA
Questo viaggio è stato per me e Filippo una vera e propria avventura in tutti i sensi: fin dagli albori quando abbiamo iniziato a fantasticarci su anni e anni fa, quando nella mia testa la Nuova Caledonia era una meta talmente irraggiungibile che non pensavo ci sarei mai andata veramente. Poi a
ll’inizio del 2011, quando finalmente abbiamo preso la decisione di partire, è iniziata l’organizzazione vera e propria.. il nostro sogno iniziava a concretizzarsi! :yeah:

L’organizzazione del viaggio è stata curata in maniera autonoma interamente da noi, e anche quella è stata un’avventura: mesi e mesi a contattare gli hotel e cercare di far coincidere gli spostamenti tra un’isola e l’altra nella maniera più razionale possibile, possibilmente cercando anche di fare in modo di godersi il viaggio stesso, tra una corsa e l’altra all’aeroporto!
Infatti, dato che la Nuova Caledonia è un arcipelago composto da diverse isole, e pur avendo a disposizione ben 22 giorni effettivi, era impensabile che noi riuscissimo a vedere “tutto”, e così le nostre scelte sono ricadute sulle isole di Ouvea, Lifou e Isola dei Pini, oltre che una visita della città di Noumea ed un breve giro dell’isola principale, la Grande Terre, senza addentrarci troppo a nord.

Questo è stato il nostro itinerario:

[LIST]
[*]viaggio di andata via Parigi CDG e Osaka, con stopover di una notte ad Osaka;
[*]i primi 4 giorni a Noumea, la capitale;
[*]le seguenti 4 notti all’Isola dei Pini;
[*]poi 5 notti a Lifou, la più grande delle isole della Lealtà,
[*]3 notti ad Ouvea,
[*]una notte di passaggio a Noumea,
[*]infine, giro della Grande Terre con auto a noleggio, per 4 notti;
[*]ultima notte prima della partenza in un hotel vicino all’aeroporto di Noumea;
[*]viaggio di ritorno via Tokyo e Parigi, con stopover di una notte a Tokyo.
[/LIST]

[MAPPA]http://maps.google.it/maps/ms?msid=218382316746684188298.0004a3a40dd026fa484f0&msa=0&ll=-21.309846,165.882568&spn=3.668844,4.729614[/MAPPA]

PERCHÉ ANDARE IN NUOVA CALEDONIA.
La Nuova Caledonia è un arcipelago del Pacifico situato tra l’Australia e la Nuova Zelanda, che si trova ancora al di fuori dei tradizionali circuiti turistici; è frequentato principalmente dai connazionali francesi (si tratta di un territorio d’Oltremare della Francia) e dai i più “vicini” australiani e neozelandesi. Il suo primo motivo d’attrazione quindi, almeno per me che cerco sempre di andare alla scoperta di luoghi di questo genere, sta proprio nel fatto di non avere nulla di costruito su misura per il turista.
Il secondo, e validissimo, motivo per andarci sta nella straordinaria bellezza della sua natura e del mare: molti tratti della grande laguna che circonda la Grande Terre e l’Isola dei Pini, e l’intera laguna dell’isola di Ouvea, sono stati dichiarati Patrimonio dell’Unesco. Paradiso per i sub, quindi, ma anche soltanto facendo snorkeling si possono ammirare coralli dai colori e dimensioni stupefacenti e tantissimi pesci e creature marine anche vicino a riva. Noi abbiamo avvistato uno squalo, tartarughe e una manta, tutti molto vicini alla riva, oltre ad un’infinità di pesci colorati durante lo snorkeling.

Paesaggisticamente parlando, in Nuova Caledonia s’incontrano panorami completamente diversi tra loro a seconda se ci si trova sulle isole più piccole oppure sulla Grande Terre: le isole della Lealtà sono essenzialmente pianeggianti con una rigogliosissima ed intatta vegetazione, mentre i pochi centri abitati si trovano sulle coste, sul cui profilo si alternano spiagge di sabbia bianchissima a ripide falesie e scogliere. La barriera corallina in molti casi arriva fino a riva ed è possibile ammirare coralli ed una grande moltitudine di pesci semplicemente mettendo piede in acqua dalla spiaggia. L’isola principale invece presenta panorami collinari con una montagna, il Mont Panié, che arriva fino a 1600 metri e terreni che assumono intense colorazioni rossastre, soprattutto nell sud, a causa dell’alta concentrazione di metalli nel terreno.
La vegetazione è splendida ed alquanto inconsueta per un paese subtropicale: palme da cocco, bambù e flamboyant crescono qui assieme ai magnifici pini colonnari, presenti soprattutto sull’Isola dei Pini: l’accostamento di questi ultimi ai paesaggi marini conferisce ad alcuni scenari naturali un’atmosfera quasi surreale.

…E QUANDO ANDARCI.
Il periodo migliore, climaticamente parlando, dovrebbe essere tra ottobre e novembre; tra gennaio e marzo e le piogge sono più frequenti. I mesi estivi tra maggio e settembre sono gradevoli come temperature e poco piovosi, ma il mare non è caldo come nei mesi invernali. Noi abbiamo fatto 3 settimane di soggiorno tra dicembre e gennaio, approfittando delle vacanze di Natale. Sfortunatamente abbiamo avuto parecchio maltempo, la coda di un ciclone che stava passato sull’Australia ha provocato nei giorni di Natale forti piogge ed anche alluvioni nel sud della Grande Terre. Questo ha limitato le attività e le escursioni in mare che avremmo voluto fare, ma non ha tolto nulla alla bellezza del viaggio.
Per andare in Nuova Caledonia è necessario il passaporto, la lingua ufficiale è il francese e la moneta il Franco del Pacifico, che ha una quotazione fissa rispetto all’euro.

IL TESSUTO SOCIALE E L’OSPITALITA’.
Una della cose fondamentali da sottolineare per capire un poco come funzionano le cose in questo lontano angolo di mondo, è sapere che il tessuto sociale si articola intorno a tre nuclei di abitanti: ci sono gli europei o comunque bianchi che abitano a Noumea e spesso giungono qui per lavorare per la filiale di qualche impresa o per un’ente statale (la Nuova Caledonia è un territorio d’Oltremare della Francia); i caldoche, che invece sono i discendenti dei primi bianchi arrivati qui circa un secolo e mezzo fa a seguito delle deportazioni nelle colonie penali francesi, essi abitano sulla Grande Terre, sono allevatori di bestiame e gestiscono ranch e fattorie; ed infine i kanak, gli abitanti originari di queste isole, di origine melanesiana.
I kanak vivono suddivisi in clan e tribù, all’interno delle loro abitazioni tradizionali; cercano di preservare le proprie tradizioni e stili di vita e non sembrano molto interessati a quello occidentale, di stile di vita, spesso perseguono un’economia di pura sussistenza, lavorando soltanto quando ne hanno bisogno.

casa tipica kanak

Le possibilità di alloggio in Nuova Caledonia come visitatore sono poche ed il numero di strutture è limitato: si può scegliere tra campeggi, gîte ed alloggi presso gli abitanti offerti dalle tribù, oppure i classici hotel; il divario tra questi due tipi di sistemazioni è spesso notevole: il lusso per gli hotel, e l’estrema rusticità per gli altri alloggi. Molti gite hanno anche un’area attrezzata per il campeggio ed i servizi igienici sono in comune, l’ospite dorme all’interno di piccole capanne, a volte attrezzate con un letto, altre volte con dei semplici materassi stesi a terra.
Le persone sono gentili ma vivono chiuse in strette cerchie, perciò se si vuole capire un poco di più del loro stile di vita, usi e costumi, può essere molto interessante soggiornare presso le tribù, almeno per qualche notte. La stessa cosa vale quando ci si trova sulla Grande Terre: ranch e fattorie offrono ospitalità ed in certi periodi dell’anno è possibile assistere a manifestazioni di rodei e fiere di campagna.

..fatte queste dovute premesse… si parte!!! DIARIO DI VIAGGIO

11 DICEMBRE 2011: SI PARTE.
E’ la mattina del giorno della partenza, e nonostante l’ansia da viaggio, siamo in ottima forma. Il nostro volo decolla alle 10,15 dall’aeroporto di Bologna, e dopo aver salutato il solito micio che ci guardava come dire: e adesso, dov’è che state andando?? Ci chiudiamo la porta di casa alle spalle ed inizia la nostra avventura.
Il volo AirFrance è puntuale, con la classe Premium Voyageur abbiamo il check-in prioritario nella stessa fila della business, non male come inizio, nessuna coda e si procede spediti. Arrivati all’aeroporto CDG di Parigi, ci dirigiamo verso il cambio di terminal per raggiungere il gate del volo intercontinentale che in 11 ore e mezza circa ci porterà in Giappone, seconda tappa del lunghissimo viaggio. un’area tranquilla e silenziosa a bordo del boeing 777 è dedicata alla classe Premium Voyageur, si tratta di solamente 24 posti. Le sedute non s’inclinano molto di più dell’economy, ma sono comode, si possono sollevare le gambe, c’è molto spazio in più.

Alle 9,20 del mattino, ora di Osaka, finalmente atterriamo in Giappone con le prime 8 ore di fuso orario da smaltire. Passiamo i controlli dell’immigrazione, che sono maniacali, ma nonostante tutto abbastanza scorrevoli: scansione della temperatura corporea, foto, impronte digitali e dogana… ammazza!! Una volta all’esterno, cerchiamo il nostro hotel Nikko Kansai, prenotato per una notte (e un giorno), e che dovrebbe essere proprio lì da qualche parte. Un gentile signore giapponese ce lo indica ed attraversata una galleria sopraelevata ci troviamo all’entrata, sono solo pochi minuti a piedi e non c’è nemmeno bisogno di una navetta. Crolliamo sul letto con l’intenzione di dormire un po’, ma non tanto, per cercare di abituarci il più presto possibile al fuso orario ed invece.. ci svegliamo 8 ore dopo!
Ormai è sera, dobbiamo ingannare il tempo per far arrivare l’indomani mattina, gironzoliamo per i negozi e ristoranti dell’aeroporto, ceniamo, completamente rimbambiti. La mattina seguente il volo per Noumea è a mezzogiorno, ma la notte non riusciamo a dormire tanto, accidenti al fuso orario.

13 DICEMBRE 2011: ARRIVATI!!
Dopo altre 9 ore di volo, DUE GIORNI E MEZZO DI VIAGGIO e 10 ore di fuso orario, sconvolti come non mai, finalmente atterriamo all’aeroporto internazionale di Noumea, Nuova Caledonia. Sono le 22,30 ora locale, la navetta dell'hotel Le Lagon ci aspetta all’uscita dall’aeroporto; anche una ventata di aria caldissima ci aspetta all’uscita, che bello!! Ritirati tutti i bagagli, contatto la postazione dell’agenzia viaggio per ritirare i voucher dei voli interni già prenotati, e che dovremo utilizzare nei giorni seguenti. Una signora seduta dietro ad un banchetto ci consegna semplicemente la busta.. niente ricevuta, niente richiesta di documenti.. si fidano che siamo proprio noi, OK, controllo e mi sembra tutto a posto, possiamo partire per il centro città.. Fino ad ora è andato tutto alla perfezione, quando inizierò a mettermi tranquilla??

Durante il tragitto di circa un’ora guardiamo fuori dal finestrino per capire dove cavolo siamo capitati, c’è buio pesto e a questo punto la curiosita’ è veramente incommensurabile! Arriviamo all’hotel che è circa mezzanotte e mezza, e l’ambiente che ci accoglie ci rinfranca parecchio, un elegante ed accogliente appartamento, con tutti i confort. Crolliamo di nuovo sul letto. Dopo circa 4 ore mi sveglio in preda agli incubi perch è non so dove sono… decisamente c’è un po’ di stanchezza da smaltire e ancora non sono tranquilla! ci rendiamo conto che fuori è l’alba, sta sorgendo il sole sul nostro terrazzo a Noumea, la nostra prima alba nel Pacifico! Vista l’alba, ci ributtiamo sul letto a dormire, esausti.

14-17 dicembre: Noumea.
Trascorriamo i nostri primi giorni in Nuova Caledonia cercando di riprendere il fuso orario ed ambientarci. Cerchiamo di mollare gli ormeggi piano piano per entrare nella dimensione della vacanza, il clima è quanto di più piacevole ci si possa aspettare, le nuvole ogni tanto attenuano il caldo, altrimenti le temperature in pieno sole sarebbero molto elevate. Iniziamo con la protezione solare 50, poi si vedrà.

alla fermata dell’autobus a Noumea

Noumea è una città con diverse attrattive, in questi 4 giorni alterniamo la vita da spiaggia alla visita della città, girando con gli autobus locali e chiedendo indicazioni alla gente del posto. A pochi minuti a piedi dal nostro albergo ci sono il centro commerciale e la spiaggia cittadina di Anse Vata, una lunga spiaggia di sabbia con un mare turchese; siamo all’estremità sud della penisola su cui sorge Noumea, e la zona è molto tranquilla. Ad Anse Vata si può visitare il grande Acquario, che dicono sia molto bello, ma noi abbiamo preferito andare direttamente in acqua a vederli, i pesci, non siamo venuti fino a qua per vedere degli acquari!

Ile aux Canards – A proposito di vita sottomarina, la cosa migliore da fare a Noumea per iniziare subito a rendersi conto di quali meraviglie si celino in questo mare, è scegliere di fare un’escursione o un’uscita in barca in giornata. La più gettonata è quella verso l’atollo Amedèe, ma senza andare per forza fino al porto turistico, anche dalla spiaggia di Anse Vata è possibile raggiungere con pochi minuti di taxiboat due isolette al largo: l’Ile aux Canards e l’Ilot Maitre (quest’ultimo ospita anche un lussuoso hotel, l’unico in tutta la Nuova Caledonia che abbia anche i bungalow overwater).

ILE AUX CANARDS

Optiamo per l’Ile aux Canards, che dista appena pochi minuti di barca; alle 8 del mattino siamo gia’ alla partenza dei taxiboat, paghiamo direttamente alla partenza (non c’è bisogno di prenotare) e concordiamo un orario per il ritorno nel pomeriggio.
L’atollo offre tre “percorsi” da scoprire al visitatore: quello artistico, con una serie di grandi sculture e totem in legno di artisti caledoniani, allineati sulla spiaggia ed in vari punti dell’isoletta; quello naturalistico, con la possibilità di osservazione degli uccelli che nidificano sull’isola in una zona protetta; e quello sottomarino, con un percorso guidato di snorkeling, segnalato con delle boe, per ammirare le bellezze sottomarine. Quest’ultimo è quello che ci ha entusiasmato di più, a pochi metri da riva ci sono fondali meravigliosi, spugne enormi ed una gran moltitudine di pesci; ad ogni boa è fissato un cartello sott’acqua che illustra quello che si può ammirare in quel punto, ci è piaciuto un sacco, ed inoltre è un percorso abbastanza facile anche per due poco allenati come noi, anche se sotto la pioggia la visibilità del fondale non è al massimo.
Sull’isola sono presenti anche un bel ristorante posizionato sotto un farè in stile melanesiano, e lettini e parasole in affitto per la giornata.
Dopo il lauto pranzo a base di tonno alla griglia, ci posizioniamo sui lettini per riposare da cotanta fatica, il sole però proprio non ne vuol sapere di farsi vedere, anzi verso le 15, quando vediamo avvicinarsi il taxiboat, decidiamo di rientrare anticipatamente, perch è la pioggerella nel frattempo si è trasformata in diluvio, ed è inutile continuare a stare lì. Come noi anche la maggior parte degli altri avventori dell’isoletta decide di abbandonare il campo, soltanto un gruppo di ragazzi del posto si butta invece in acqua con tanto di vino e birra al seguito nell’allegria generale!

Il Centro Culturale Tjibaou e la cultura Kanak.
Per visitare Noumea non c’è niente di meglio che prendere un autobus ed iniziare a gironzolare; da nord a sud della città, diverse baie si susseguono le une alle altre, dalla Baie des Citrons, all’Anse Vata, con una bella promenade sul lungomare ed un porto turistico. Tappa obbligata una volta arrivati in centro, è la Place des Cocotiers, con il suo gazebo ottocentesco al centro di un’area verde in cui spesso vengono organizzati eventi e concerti. Essendo che tra un po’ è Natale, noi ci troviamo un enorme albero addobbato e bancarelle di ogni tipo, l’atmosfera festosa è un po’ smorzata dalla pioggia e dai grigi nuvoloni, ma almeno non fa tanto caldo.

A pochi passi dalla Place De Cocotiers si trova la stazione centrale degli autobus, prendiamo la linea che porta al Centro Culturale Tjibaou, che si trova in periferia, sulla penisola di Tina in riva al mare. Costruito tra il 1995 e il 1998 dall’architetto italiano Renzo Piano, è dedicato alla memoria dello scomparso leader indipendentista Jean Marie Tjibaou (considerato in Nuova Caledonia come una sorta di padre della patria) ed alla cultura kanak, di cui egli si era fatto portavoce negli anni difficili delle lotte indipendentiste contro la Francia, ormai più di vent’anni fa.
La Nuova Caledonia, infatti, è un territorio d’Oltremare della Francia, ma le popolazioni kanak di origine melanesiana, che da sempre abitano queste terre, con l’Europa hanno ben poco da spartire.
Essi difendono strenuamente le loro tradizioni, portate avanti al prezzo di un forte isolamento; vivono infatti in tribù e clan, praticamente delle grandi famiglie allargate, il capo costituisce un punto di riferimento sia come autorità morale che da un punto di vista amministrativo.
L’architettura dei grandi padiglioni costruiti da Renzo Piano richiamano proprio quella delle tipiche case kanak, costruite in legno, e con una struttura semielastica che vibra al soffio del vento. Ospita mostre permanenti e temporanee dedicate ad artisti caledoniani ed alla storia delle isole, e poi sono presenti una biblioteca ed una sala audiovisivi. Abbiamo visto l’interessante mostra dedicata alle opere dei pittori Roland e Paul Mascart, che vissero a lungo in Nuova Caledonia degli ann ’30 ritraendo le popolazioni locali e dando così una valida testimonianza dell’epoca. La Nuova Caledonia è stata colonizzata a partire da metà dell’ottocento, dai missionari cristiani prima, ed utilizzata come colonia penale dalla Francia, poi. Pensate che soltanto a partire dai primi del ‘900 si arrivò a decretare che le popolazioni locali avevano diritto allo staus di “essere umano“, incredibile a pensarci con la mentalità di oggi. Al bookstore si possono acquistare interessanti pubblicazioni sulla storia delle isole e valide guide turistiche.

All’esterno del Centro Culturale, all’aperto, ci sono le ricostruzioni di alcune abitazioni tipiche melanesiane, con i simboli delle tribù; si possono visitare e fotografare anche dall’interno a differenza dei padiglioni centrali, all’interno delle esposizioni non è consentita nessun tipo di foto o ripresa.
I primi giorni di vacanza trascorrono così piacevolmente ed in fretta; arriva sabato 17 dicembre e ci trasferiamo all’Isola dei Pini.

17-21 dicembre: Isola dei Pini… lo spettacolo ha inizio!

Noumea è una piacevole città, attrezzata per il turismo, molti addirittura vi trascorrono addirittura l’intera vacanza in Nuova Caledonia, ma chi non si sposta sulle isole minori si perde qualcosa di veramente indescrivibile.

la baia di Kanumera

L’Isola dei Pini credo che sia giustamente considerata come una delle isole più belle al mondo, non che io le abbia viste tutte ovviamente, ma non v’è dubbio che qui si percepisca un’atmosfera unica.
Arriviamo nel tardo pomeriggio con il penultimo volo AirCaledonie della giornata; la vista dall’alto del breve volo di 25 minuti è stata già di per sè uno spettacolo: una laguna sconfinata disseminata di atolli, lingue di sabbia e colori del mare indescrivibili. L’aeroporto è molto piccolo ma è uno dei più carini e curati che io abbia mai visto; mentre attendiamo la navetta del gîte, che tarda ad arrivare, qualcuno ci chiede chi stiamo aspettando e poi ci risponde di non preoccuparci perch è stanno arrivando… Difatti la signora che arriva col minibus aveva una nota sbagliata riguardo all’orario del nostro arrivo, perciò abbiamo aspettato quasi un’ora, ma fa lo stesso.

Il tragitto verso il gîte Nataiwatch dura appena 15 minuti, si sta facendo sera e le luci si allungano tra gli alti pini colonnari e la fitta vegetazione di quest’isoletta; imbocchiamo una stretta stradina con alberi che intrecciano i rami in alto come a formare una specie di galleria, ed improvvisamente sbuchiamo in una radura: da una parte c’ è la baia di Kanumera con il suo isolotto sacro al centro ed il sole che sta tramontando all’orizzonte, e dall’altra la baia di Kuto con la sua lunghissima spiaggia di sabbia bianca. L’atmosfera, le luci ed i colori.. è tutto completamente surreale, sembra di essere al centro di un palcoscenico o di una rappresentazione teatrale.. non sembra vero!! Giriamo la testa a destra e sinistra increduli ai nostri stessi occhi e siamo già emozionati nei nostri primi minuti di soggiorno su quest’isola. Sono seduta di fianco alla signora che guida il minivan, che si accorge della mia emozione e sorride.
Una volta arrivati al gîte, facciamo un velocissimo check-in, prenotiamo la cena, e ci precipitiamo in spiaggia: sulla baia di Kanumera ci sono soltanto poche persone che passeggiano, è ormai quasi buio e l’ultima luminosit? della giornata ci regala un’atmosfera da sogno. Abbiamo già capito di essere in un posto da favola.

Kanumera al tramonto al nostro arrivo

La mattina seguente ci svegliamo riposati e di ottimo umore, il sole splende alto nel cielo e di buon’ora ci rechiamo a fare colazione; i pasti qui al ristorante del gîtesono semplici ma gustosi, si mangia seduti ai tavolini di plastica o nelle tavolate con panche in legno, sotto una tettoia all’ombra e coi piedi nella sabbia. Il nostro bungalow è spartano ma accogliente, con una bella veranda all’aperto ed un fantastico Ipad in dotazione da cui navigare su internet gratuitamente ed utilizzare skype per telefonare a casa.
Le escursioni da fare in mare qua sarebbero parecchie: gli atolli nella laguna, la piroga tradizionale nella baia di Oro, però noi non abbiamo voglia di programmare nulla (bisogna sempre prenotare le escursioni con almeno 24 ore di anticipo) e dedicarci al relax total per i primi 2 giorni, per il terzo avremo una macchina a noleggio. Trascorriamo questi giorni gironzolando nei dintorni con le biciclette (ma quanto erano scomode però?! il sellino sembrava di legno), facendo snorkeling e oziando sulle magnifiche spiagge di Kanumera, che dista pochi minuti a piedi dal nostro bungalow immerso nel bosco, e Kuto, la più bella spiaggia che io abbia mai visto in vita miaaa!!

la baia di Kuto

La sabbia di un bianco accecante, il mare turchese e la vegetazione lussureggiante fatta di pini colonnari, flamboyant e palme da cocco, ci regalano le inquadrature perfette per i nostri scatti fotografici.
L’Isola dei Pini si gira tutta tranquillamente in una giornata con un’auto a noleggio, anche le strutture turistiche organizzano escursioni ma sono parecchio care, quindi secondo me è meglio essere autosufficienti. Una volta avuta la nostra vettura a noleggio (65 euro per un giorno) siamo partiti verso sud la mattina presto alla volta di Vao, il capoluogo dell’isola, dove una chiesetta costruita dai primi missionari, il municipio e l’ufficio postale sembrano essere gli unici edifici: ma la gente dove abita?

In effetti la popolazione qui è molto riservata e tranquilla, si scorgono ai lati della strada le tipiche abitazioni melanesiane, dette case, a volte costruite accanto a casette più moderne in cemento; la vita delle comunità ruota attorno alle chefferie (le case dei capi) e ad una serie di edifici per la vita in comune, con tettoie e tavoli per mangiare, giocare e stare insieme all’aperto. Mentre si guida bisogna prestare molta attenzione, le strade sono in buono stato, ma le persone camminano in mezzo alla strada, bambini, adulti ed animali tutti insieme, i cagnolini inseguono la tua macchina correndo fino a sfiatarsi, ed i ragazzini ti bloccano in mezzo alla strada solo per dire bonjour!, salvo poi essere aspramente rimproverati dalle mamme che prontamente accorrono alla vista delle bravate dei loro figlioli.

Mi hanno colpito molte le donne della Nuova Caledonia: il loro abbigliamento, portano quasi tutte le vesti tradizionali, grandi e larghi scamiciati di stoffe variopinte e colorate, che spesso nascondono una corporatura non proprio esile, un piglio deciso ed uno sguardo un po’ severo che poi però spesso si scioglie in un sorriso… Le persone in generale non amano troppo essere fotografate, e non è gradito nemmeno che si fotografino le case dei capi. In linea generale, bisognerebbe chiedere il permesso per un sacco di cose: passare su di un territorio, fotografare un monumento… ci sono una serie di regole non scritte impossibili da conoscere per un visitatore, bisogna farsi spiegare dagli abitanti ed in ogni caso comportarsi sempre in maniera rispettosa.

Dopo il paese di Vao e la sosta al memoriale della baia di Saint. Maurice che ricorda lo sbarco dei primi missionari sull’isola nel 1848, sfuggiamo appena in tempo ad un pulmino carico di giapponesi ed americani che scattano fotografie all’impazzata e proseguiamo verso la destinazione principale della nostra giornata: la piscina naturale di Oro.

la Piscina Naturale di Oro

Riprendiamo la strada del ritorno guadando la riviere sablée, un lungo corso d’acqua di mare che sfocia nella baia di Oro; è un percorso bellissimo, fatto anche questo nel silenzio più assoluto, questa volta però c’eravamo solo noi contornati dai pini colonnari e dalla falesie. Per ritornare al punto di partenza, infine, bisogna seguire il sentiero che scollina di nuovo sull’altro versante della baia, passando davanti ad un bel camping ed al ristorante Le Kou-gny, con i suoi tavoli sistemati nella sabbia bianchissima… che bel posto per un pranzetto, per la prossima volta è da tenere in conto!!


riviere sablèè e memoriale di St.Maurice

Lasciamo a malincuore la baia di Oro, e rientriamo verso Kanumera completando il giro dell’isola da nord, altre baie si susseguono come quella di Gadji e la baia des Corbeilles, tutte isolate e senza un’anima viva in giro; qui di spiaggia ce n’è poca ed è probabilmente questo il motivo per cui le strutture turistiche sono tutte concentrate da un’altra parte, la zona è comunque molto bella, adatta anche per andare a cavallo e fare passeggiate, c’è un maneggio proprio sulla baia di Gadji. In ogni baia in cui ci fermiamo io mi tuffo a fare il bagno, avrò fatto 10 bagni quel giornolì, non potevo perdermene neanche uno.

Prima di riconsegnare l’auto, riempiamo il serbatoio in quello che ci è sembrato essere l’unico distributore dell’isola, e compriamo qualcosa da mangiare nell’unica boulangerie dell’isola, e prima di concludere la giornata ci soffermiamo anche un attimo presso il cimitero dei deportati, dove una commovente targa ricorda quanti furono esiliati qui a seguito dei fatti sanguinosi della Comune di Parigi del 1871, e non rividero mai più la patria. Anche questa è l’Isola dei Pini.


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Commenti 23

  1. Adoro o o o o o!!
    La Nuova Caledonia è uno dei nostri sogni!
    Che spettacolo! Ormai siamo innamorati del Pacifico!
    I tanto famigerati mari del sud … solo dopo esserci stato puoi capire …
    Complimenti!

    Lola:rose:

  2. una sola parola…MERAVIGLIOSO :ok:!!!
    …l’ho letto un po qua e là..ma che dire…l’Isola dei Pini deve essere qualcosa di indescrivibile…l’altra Lifou, tutta verde, stupenda..e poi l’altra con la laguna, insomma, qualcosa di diverso e bellissimo in ognuna di esse…
    Certamente un viaggio costoso e lungo…con tanti spostamenti…ma di sicuro, è uno di quelli che rimane impresso per parecchio!!
    BRAVI:clap:
    PS. io prima di ora, non sapevo neanche che esistesse ‘sta Nuova Caledonia:oops:

  3. Claudia e Filippo :bacio: certo che ve la siete proprio goduta alla grande .
    e’ bello poter leggere di questi meravigliosi viaggi da favola …. e sognare un po’ :serenata:
    le foto sono strepitoseeee

  4. Aspettavo con curiosità di leggere il tuo diario e… wow, oltre ogni aspettativa, un viaggio meraviglioso!:serenata: Per non dire le foto, bravissima come sempre!:clap:
    Peccato solo gli ultimi giorni, tra maltempo e malessere (ci ha raccontato Filippo quanto era preoccupato per i controlli a Tokio:fear:), ma direi che nell’insieme è andato tutto splendidamente!

  5. Un racconto ricco di dettagli, scorrevole e piacevole.
    Molto equilibrato fra la descrizione paesaggistica, aiutata da bellissime foto, e quella relativa alla geografia “umana”, che personalmente a me interessa molto.
    :rose:

  6. Bellissimo Claudia!!!Il diario perfetto,ricco di info utili e tante emozioni,le foto stupende…e i posti sono di una bellezza incredibile!!!Un viaggio meraviglioso e sicuramente indimenticabile…in fatto di lontananza capisco benissimo quello che hai provato tra le ore di volo e le ore di fuso orario,a me e’successo con la Micronesia…ma una volta la’si viene ripagati di tutto!!!

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