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RENATO GIOVANNOLI LA SCIENZA DELLA FANTASCIENZA Nuova edizione SAGGI BOMPIANI Realizzazione editoriale Netphilo Srl © 2015 Bompiani / RCS Libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli, 8 – 20132 Milano ISBN 978-88-452-7833-4 Prima edizione Strumenti Bompiani marzo 1991 Prima edizione Saggi Bompiani gennaio 2015 Nota a questa nuova edizione Una primitiva edizione della Scienza della fantascienza fu pubblicata nel lontano 1982 nella collana “Espresso Strumenti”, diretta da Umberto Eco. Qualche anno dopo, Eco mi propose di ripubblicare il libro negli “Strumenti Bompiani” e ne preparai un’edizione ampliata e completamente rinnovata, che uscì nel 1991 e di cui fu fatta nel 2001 una ristampa corretta. Ho colto l’opportunità offertami dall’editore di pubblicarne una nuova edizione riscrivendolo ancora una volta, in parte ristrutturandolo, aggiornandolo in una certa misura – un vero aggiornamento sarebbe stato al di sopra delle mie forze – e soprattutto arricchendolo di alcuni approfondimenti storici e filosofici. Internet ha inoltre permesso di migliorarlo dal punto di vista documentario e bibliografico. Il libro che il lettore ha in mano è dunque ancora La scienza della fantascienza, ma nello stesso tempo è un nuovo libro rispetto al quale le precedenti edizioni vanno considerate superate. 5 Modo d’uso del libro e criteri delle citazioni bibliografiche Questo libro è stato scritto in modo da poter essere letto come un saggio, dalla prima all’ultima pagina, ma anche da poter essere consultato come un manuale. La suddivisione in capitoli, paragrafi, sottoparagrafi e talvolta sotto-sottoparagrafi (per non parlare delle dieci pagine di indice) potrà apparire pedante, ma è stata fatta proprio per facilitare questo secondo uso. Sempre a questo scopo ho spesso inserito rinvii ad altre parti del libro – il più delle volte indicando semplicemente tra parentesi il codice numerico dei paragrafi ai quali è fatto il rinvio – che permetteranno una migliore comprensione dei concetti e consentiranno collegamenti che altrimenti resterebbero impliciti. Le note sono date alla fine di ogni capitolo per facilitarne la consultazione. Delle opere già citate nei precedenti capitoli sono ripetuti i dati bibliografici completi, in modo che il lettore, imbattendosi nei vari “cit.”, “ivi” e “idem”, possa identificare con facilità l’opera o l’autore. Ho lavorato soprattutto su traduzioni italiane, e dei testi originali, su cui pure spesso ho effettuato controlli, quando non sono la mia fonte diretta ho dato solo il titolo e l’anno di pubblicazione. Per quanto riguarda le prime edizioni di racconti e romanzi in rivista sono stato invece più preciso (utilissimo mi è stato il database <http://www.isfdb.org>), perché in questo caso l’informazione bibliografica ha un valore storico. I riferimenti 6 alle traduzioni italiane sono dati tra parentesi, di seguito alla menzione dell’edizione originale. Non cito i nomi dei traduttori (ai quali domando perdono dell’omissione), per non appesantire l’apparato di note, né preciso quando due diverse edizioni italiane di uno stesso testo contengono traduzioni diverse, limitandomi a segnalare di quale edizione mi sono servito nel caso di citazioni letterali. Non indico i numeri di pagine delle opere narrative poiché tale indicazione avrebbe valore per un’unica edizione, mentre in genere le opere citate sono state spesso ripubblicate, ma solo il titolo nel caso dei racconti e il numero del capitolo nel caso dei romanzi. 7 Ringraziamenti Con la speranza di non dimenticare nessuno di coloro che mi hanno aiutato a scrivere questo libro, ringrazio: Nembo Buldrini, il mio agente nell’universo di Star Trek e principale informatore sui “motori a curvatura”, che ritroverà incorporate nel testo alcune sue e-mail (V.4.2.2). Riccardo Capovilla, con il quale per alcuni anni ho discusso quotidianamente di questi temi. Carlo Coen, per le conversazioni e i materiali che mi ha fatto arrivare dal Canada sull’horror geometrico (IV.2). Umberto Eco, che ha voluto la prima e la seconda edizione di questo libro, nato sotto il suo magistero, e poi mi ha fatto più volte l’onore di citarlo. Enrico Gulminelli, che mi ha regalato Starman Jones (V.3.1.1.). Luca Nobili, per avermi dato un primo orientamento sui “motori a curvatura” (V.4.2.2). Ettore Panizon, con cui ho discusso molti degli argomenti trattati e con il quale ho scritto nel 1980 per un convegno un intervento sul “gioco ideale”, poi confluito in X.3.2.3. Rocco Piffaretti, per una chiaccherata sul funzionamento dei cervelli positronici (I.2.1). Sandro Vaienti, che all’epoca della stesura della prima edizione mi ha passato le sue schede di lettura di libri di fantascienza e mi ha suggerito, anzi in parte ha scritto, l’interpretazione catastrofista degli alieni di Lovecraft (2.2.1), per poi tenermi 8 informato dagli Stati Uniti, al tempo della stesura della seconda edizione, sulla nuova generazione di wormholes (V.3.2.5). Il tempo passa e molti amici non sono più con noi. Non posso ringraziare, ma solo ricordare: Roberto Bergamini, che tra una mangiata di tortellini sui colli bolognesi con René Thom, Angelo Fabbri e Riccardo Capovilla, e una bottiglia di vino all’osteria del Moretto, mi ha parlato per la prima volta dei wormholes e in particolare di quello che stava progettando (V.3.2.1-4). Antonio Caronia, che mi ha prestato molti libri, ha letto e discusso il manoscritto della prima edizione e ha recensito fin troppo entusiasticamente sia la prima che la seconda edizione. Angelo Fabbri, per le fruttuose discussioni notturne mentre scrivevo la prima edizione. Eugenio Randi, che mi ha sempre tenuto informato sulle sue ricerche intorno al dibattito medievale sulla possibilità di un mutamento del passato (VI.3). Ringrazio infine tutti i miei familiari, in molti modi coinvolti nella stesura di questo libro. Mio padre Edgardo, che da bambino mi ha iniziato alla scienza della fantascienza, con l’ausilio tra l’altro dei “Nembo Kid” che mi comprava e poi leggeva avidamente. Mia sorella Manoela, che mi ha spiegato il “teorema minimax” (X.3.2.1). Mio figlio Pietro, che ha scansionato e convertito in Word la seconda edizione del libro perché servisse da base per la terza, oltre a fornirmi continuamente stimoli e informazioni. I miei figli Tommaso, Giovanni e Filippo, i miei suoceri Laura e Peter, e soprattutto la mia cara moglie Maria Sole, che con la loro pazienza e il loro aiuto affettuoso hanno permesso che il libro potesse essere scritto. 9 Introduzione La struttura delle rivoluzioni fantascientifiche 1. IL SISTEMA DELLA FANTASCIENZA Questo non è un manuale di storia della fantascienza, né un’enciclopedia della fantascienza, né un saggio sull’attendibilità scientifica della fantascienza. Più semplicemente, è un catalogo ragionato delle principali “idee” fantascientifiche per mezzo del quale vorrei dimostrare le seguenti proposizioni. (i) La fantascienza produce teorie autonome rispetto alla scienza, per esempio quelle, convenzionalmente accettate o in ogni caso discusse dalla comunità degli scrittori di fantascienza, implicate dalle idee di “iperspazio” e di “macchina del tempo”. (ii) Queste teorie tendono a interagire e a formare di conseguenza un sistema fantascientifico abbastanza coerente e omogeneo. Per esempio, la teoria degli “universi paralleli” può essere considerata una soluzione dei paradossi a cui conduce l’idea di un viaggio nel tempo. In generale, analogamente a quanto è accaduto nella scienza, temi fantascientifici in apparenza dissimili si sono rivelati casi particolari di una stessa “teoria unificata”. (iii) Il sistema della fantascienza – che altrimenti non si chiamerebbe così – comunica con quello della scienza, e se essa sviluppa in genere le idee scientifiche con grande libertà, non cessa di nutrirsi di frammenti di dibattito scientifico e filosofico (e anche di frammenti di cultura pseudoscientifica o pseudo11 filosofica). Viceversa la scienza non sembra del tutto immune dall’influenza dell’immaginario fantascientifico, con il curioso effetto che talvolta teorie nate nell’ambito della fantascienza e passate alla scienza tornano alla fantascienza con quel surplus di precisione scientifica che la scienza gli ha dato, perdendo però in molti casi la loro freschezza. (iv) La logica del sistema della fantascienza si sviluppa nel tempo attraverso vere e proprie rivoluzioni fantascientifiche e un’idea, una teoria può scontrarsi con idee e teorie concorrenti e per finire essere abbandonata e sostituita da una teoria più efficace. Tale efficacia sembra potersi definire, in genere, per mezzo di criteri formali (coerenza logica, eleganza formale, economia concettuale...), anche se naturalmente può essere rilevante l’influsso di una nuova teoria o scoperta scientifica. Mai, comunque, la verifica sperimentale ha l’ultima parola in fantascienza. Anche per questa ragione, le rivoluzioni fantascientifiche restano spesso irrisolte e due paradigmi alternativi continuano a fronteggiarsi.1 Così, in molti casi ho registrato più soluzioni di uno stesso problema, distribuibili grosso modo da un asse che separa un’epistemologia “neopositivista”, tipica della fantascienza della cosiddetta Età dell’oro, cioè del decennio 1938-1948, e degli autori che hanno esordito in quel periodo, da un’epistemologia “critica”, s’intende delle pretese della scienza, capace di interrogarsi sui limiti del metodo scientifico e sui rischi delle tecnologie, affermatasi a partire dagli anni cinquanta. 2. “L’IDEA È IL VERO EROE”. LO STATUTO ASSIOMATICO-SPECULATIVO DELLA FANTASCIENZA Prima di soffermarmi brevemente su questi due paradigmi, è il caso di precisare il senso che attribuisco alla parola “idea” e quale relazione questo concetto intrattiene con quello di “sistema della fantascienza”. 12