La fucilazione dei fratelli Cervi

I sette fratelli Cervi, appartenevano ad una famiglia di sentimenti antifascisti, il cascinale della famiglia Cervi era sicuro per antifascisti e partigiani feriti nonché per i prigionieri stranieri sfuggiti ai nazifascisti. Dotati di forti convincimenti democratici, presero attivamente parte alla Resistenza e presi prigionieri, furono fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia per rappresaglia.

L'8 gennaio del 1944, un bombardamento aprì ad Alcide Cervi, il padre dei sette fratelli, una via per fuggire dal carcere di San Tommaso, dove era stato trasferito, per tornare a casa. Nell'ottobre del 1944 la casa della famiglia Cervi viene incendiata. Il 15 novembre dello stesso anno, forse a causa di questa ulteriore dolorosa esperienza, la madre, muore di crepacuore. Solo nell'ottobre del 1945 Alcide Cervi potrà far sì che venga celebrato un funerale solenne per i suoi figli. Nel pomeriggio del 28 ottobre, dopo la manifestazione di affetto dei cittadini emiliani, i feretri dei fratelli sono portati al cimitero di Campegine.