Che cosa stanno facendo gli attivisti digitali per il terremoto

Centinaia di attivisti digitali si sono mobilitati a ridosso del sisma per coordinare e raccogliere le informazioni indispensabili alle popolazioni colpite, insieme ai cittadini. Dai social network alla verifica in loco
Foto Piero Cruciatti / LaPresse 26-8-2016 Amatrice, ItaliaCronacaTerremoto, all'alba del terzo giornoNella foto: Parenti di una persona dispersa attendono gli arrivi dei VVFF nel comune di AmatricePhoto Piero Cruciatti / LaPresse26-8-2016 AmatriceNewsEarthquake strikes central ItalyIn the photo: One of the missing person's family waits for the arrivals of rescue teams in AmatricePiero Cruciatti / LaPresse

Non è il momento delle polemiche, dicono. È il momento del fare. Questo di sicuro unisce centinaia di attivisti digitali che si sono mobilitati nelle scorse ore, a ridosso del sisma del 24 agosto 2016, in centro Italia, per verificare e fornire notizie davvero utili alle popolazioni colpite e ai cittadini italiani che vogliono fornire aiuti e soccorsi.

In questo momento sono due i principali progetti, totalmente volontari e non finanziati, presenti su tutti i social network e online con i loro siti web, che stanno coprendo quella fascia di informazione di servizio e di pubblica utilità, un po' terra di nessuno, non seguita efficaciemente nè dalle istituzioni e neppure dai media mainstream: Emergenza24, progetto italiano ed europeo, ormai collaudato dal 2012, che partecipa al progetto SocialProCiv del dipartimento della Protezione Civile Nazionale, e Terremoto Centro Italia, nato a ridosso del sisma da Matteo Tempestini e Matteo Fortini, già hacker civici, che stanno aggregando comunicatori, cittadini, sviluppatori, giornalisti e esperti di social media, per usare dati e strumenti e renderli utili e facili da usare dal pubblico.

Entrambi progetti si stanno muovendo con regole precise e decaloghi, attenti alla qualità delle notizie diffuse, sempre verificate e nel rispetto della dignità delle persone. Una piccola rivoluzione nel panorama mediatico italiano nel pubblico interesse.

In tutto questo periodo non abbiamo postato una sola immagine dei danni del sisma perché la nostra informazione si basa su dati e non gioca sull’emotività - conferma Maurizio Galluzzo, a Wired, volontario nel gruppo comunicazione a Emergenza24, nella vita docente universitario ed esperto di informatica applicata alle reti e al territori alla Iuav di Venezia - nonostante tutto abbiamo raggiunto un numero altissimo di contatti sui social e nessuna falsa segnalazione”.

Emergenza24, "Social Network for Emegency Management", nato nel 2012, ci tiene a sottolineare Galluzzo, "progetto indipendente e non finanziato", conta collaborazioni internazionali e "vuole dialogare in tempo reale non solo con i cittadini che cercano informazioni ma anche con istituzioni, organizzazioni, associazioni in Italia e all’estero e in particolare nelle aree di conflitto”. Per farlo usa massimamente Twitter, ma anche Facebook e da qualche giorno anche il canale Telegram. Ingegneri, docenti, esperti informatici che hanno avuto modo di conoscere i meccanismi di intervento della macchina italiana della Protezione Civile e che ora sono impegnati nella comunicazione delle emergenze 24 ore su 24.“Ma tutti possono partecipare e dare il loro contributo come segnalatori o all’interno dei gruppi di lavoro che in questo momento stanno interessandosi di moltissimi temi dai droni alla tutela dei beni culturali”.

C’è chi invece è partito cercando di intercettare le reti sociali e civiche già presenti in rete e unire le forze dal basso, come i volontari di Terremoto Centro Italia, nel condividere informazioni utili e verificate, concentrandosi sulle notizie che interessano le province di Rieti e Ascoli Piceno, in particolar modo i comuni di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, i più colpiti dal terremoto.

In situazioni di crisi ed emergenza, se non si prova a gestire e aggregare online la comunicazione si rischia di non riuscire a ricavare veramente quelli che sono i dati e le informazioni utili non solo nell’immediato, ma anche successivamente”, spiega Matteo Tempestini a Wired. A oggi sono più di cento i volontari che davanti al loro computer si alternano per monitorare le richieste di beni di prima necessità, nei flussi del gruppo Facebook creato appositamente per lo scopo, ma anche su Twitter, Instagram e direttamente dal campo, dove i civic hacker sono aggiornati direttamente dagli attivisti di Action Aid Italia partiti per aiutare la protezione civile e i residenti - ricorda Matteo Tempestini- che stanno rilanciando in modo molto prezioso le informazioni raccolte in loco".

In questo momento nel gruppo volontari su Telegram siamo oltre 200 - sottolinea Matteo, anche commosso dall’onda di sostegno arrivata dal web- e felici di aver coinvolto community con competenze specifiche e importanti come OpenStreetMaps, ad esempio, e tutti coloro che stanno collaborando, dai comunicatori agli sviluppatori”. Tra le sezioni del sito per esempio, la sezione dedicata a chi vuole donare, dove raccolte fondi, donazioni e richieste vengono aggiornate in tempo reale e verificate accuratamente.

Non vogliamo sostituirci alle fonti istituzionali di informazione”- ribadisce Tempestini*-“ma aggregare e non disperdere contenuti utili a tutti provenienti da fonti di varia natura , anche non ufficiali, per creare valore in un momento di crisi per il paese”*. Intanto, per rimanere informati è possibile anche iscriversi al canale su Telegram di Terremoto Centro Italia. Così come è importante rilanciare i contenuti alle proprie reti di contatti, verificando ora e data, in modo da diffondere notizie e richieste in modo tempestivo. Mentre per fornire informazioni dai luoghi è importante, specificano i volontari di entrambi i gruppi indicare sempre comune e località, geolocalizzarsi. "Sempre però dando la precedenza alla messa in sicurezza ed evitando critiche e polemiche, per quello ci sarà tempo".

Vero è che l’informazione civica può aiutare concretamente a colmare, in queste ore, le lacune istituzionali e le imprecisioni dei mass media. Una risorsa da sfruttare. "Il vero tema è costruire una cabina di regia anche istituzionale - ribadisce Giovanni Boccia Artieri, ordinario di Sociologia dei media digitali e Internet studies al Dipartimento di Scienze della Comunicazione, dell’Università di Urbino Carlo Bo - capace di sfruttare le potenzialità della comunicazione dal basso che avviene in questi casi e renderla strategica sui soccorsi”.

Una cosa è certa, ne riparlemo al Wired Next Fest a Firenze.