di Ennio Remondino
[…]Criticare Israele non è mai facile, soprattutto per un non ebreo. L’accusa di antisemitismo ti pende sulla testa come una mannaia. Accusa spesso strumentale e ora aggiornata all’antisionismo. Nell’occuparsi del composito e duttile mondo del pensiero ebraico è sempre utile affidarsi ad una lettura ‘interna’. Un collega che cerco di seguire da sempre con attenzione è Gideon Levy, editorialista e parte della direzione del quotidiano Haaretz. […] Cosa dice Levy questa volta? […] Alcune domande chiave poste in casa israeliana: 1 Pensavamo che i palestinesi avrebbero accettato tutto questo in modo remissivo, obbediente e calmo? 2 Credevamo che Gaza sarebbe vissuta per sempre all’ombra dell’arbitrio di Israele e dell’Egitto alternando momenti di lieve allentamento delle restrizioni imposte ai suoi abitanti a momenti di penoso inasprimento? 3 Credevamo che il carcere più vasto del mondo sarebbe continuato a essere un carcere? 4 Credevamo che centinaia di migliaia di residenti a Gaza sarebbero rimasti tagliati fuori per sempre? 5 Credevamo che sarebbero state bloccate le esportazioni e decretate limitazioni alla pesca? Ma di cosa deve vivere un milione e mezzo di persone? 6 Qualcuno sa spiegare perché prosegue il blocco, benché parziale, di Gaza? Qualcuno sa spiegare perché del suo futuro non si discute mai? 7 Credevamo davvero che tutto sarebbe andato avanti come prima e che Gaza l’avrebbe accettato passivamente? Chiunque lo abbia creduto è stato vittima di un pericoloso delirio. Non ricominciate a gridare che i palestinesi fanno piovere missili sulle città israeliane senza motivo: certi lussi non sono più ammissibili.
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