Lavoro e professione

Professioni sanitarie: 85mila candidati in 38 università. Domande in calo del -16,6%

di Angelo Mastrillo

Sono circa 85.000 gli studenti che mercoledì 3 settembre sosterranno a livello nazionale gli esami di ammissione per i 25.540 posti a bando nelle 38 Università statali per i 22 profili sanitari fra cui Infermiere, Ostetrica, Fisioterapista, Logopedista, Dietista, Tecnici di Laboratorio, di Radiologia, di Neurofisiopatologia, della Prevenzione e altre 15 professioni.

In media si registrano 3,3 domande per 1 posto (D/P), con rapporto inferiore al 3,9 dello scorso anno, quando le domande furono di più, 101.865. La riduzione di 16.917 sullo scorso anno è quindi del -16,6%.

Analogo calo, anche se inferiore (-13,6%) è stato rilevato all'esame di ammissione dello scorso 8 aprile per Medicina e Chirurgia con 64.187 concorrenti, 10.125 in meno dei 74.312 dello scorso anno.

Ma, anche se in calo, si conferma ancora l'alta domanda per Fisioterapista con D/P che passa da 14 a 12, Logopedista da 11 a 9: Dietista e Ostetrica da 7,1 a 6,6; Tecnico Radiologia da 6,2 a 5,5; Tecnico Laboratorio da 2,4 a 2,3; Infermiere da 2,2 a 1.8 fino alle altre fra cui le ultime in classifica: Terapista Occupazionale da 1,1 a 1 e infine Assistente Sanitario da 0,9 a 0,8.

La rilevazione dei dati, che è stata seguita presso tutte le Università per la Conferenza dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie, verrà elaborata e presentata nei dettagli all'annuale meeting della Conferenza il 13 prossimo a Bologna.

Come anticipazione e sintesi si può evidenziare che prosegue il trend negativo delle domande, che riguarda tutte le 22 professioni, e in misura maggiore, soprattutto Infermiere con -7.239 rispetto ai 35.864 (-20%) dello scorso anno e Tecnico di Radiologia con -1.583 su 7.088 dello scorso anno (-22%).

Segno di una crisi che potrebbe essere conseguente a quella occupazionale che ora tocca anche l'ambito sanitario, con progressivo trend negativo negli ultimi 6 anni.

Occupazione in calo. Come rilevato da Alma Laurea sul tasso occupazionale ad un anno dalla laurea si evidenzia un calo generale di 24 punti percentuali, da 84% del 2007 a 62% del 2012.

In particolare per Infermiere, l'occupazione a un anno dalla laurea è scesa dal 94% del 2007 al 63% del 2012, mentre è ancora maggiore il calo per Tecnico di Radiologia che scende dal 93% del 2007 al 42% del 2012, con un differenza di 51 punti percentuali, il più alto fra i 22 profili.

Tuttavia, e in ogni caso, l'area sanitaria continua ad occupare ancora il primo posto assoluto per occupazione con il 62% a un anno di laurea, staccando nettamente tutti gli altri settori che sono in media attorno al 29%.
Per quanto riguarda il calo delle domande per le Università delle varie Regioni la situazione in ordine geografico è: Piemonte -4,7%; Lombardia -7,6%; Veneto -17,4%; Friuli -20,8%; Liguria -21,8%; Emilia Romagna -18,9%; Toscana -19,1%; Marche -4,2%; Umbria -33,1%; Lazio -13,7%; Abruzzo -15,2%; Molise -31,8%; Puglia -21,1%; Campania -11%; Calabria -21,6%; Sicilia -24,4% e Sardegna -25,1%.

In generale questi dati del calo nazionale pari al -16,2% sono coerenti con i tassi occupazionali che vedono le Regioni del Sud agli ultimi posti.

Sul perché di questi cali si possono fare due ipotesi: la prima sarebbe dovuta alla disoccupazione per il blocco delle assunzioni, sia nuove che per turnover, che negli ultimi anni sta gravando su Ospedali e Cliniche Universitarie. La seconda sarebbe la perdurante crisi economica gravante sulle famiglie e che per questo da qualche anno stentano a garantire l'Università per tutti i figli.

In proposito, proprio per venire incontro alle famiglie da due anni l'Università Sapienza di Roma prevede particolari agevolazioni in caso di iscrizione per fratelli.


L'allarme degli infermieri. Intanto Annalisa Silvestro, presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi e membro della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama invita Governo e soprattutto le Regioni ad aprire gli occhi. «Tutto questo dovrebbe far aprire gli occhi al Governo - spiega Silvestro - ma soprattutto alle Regioni che per risparmiare, anche se non sono sottoposte ai piani di rientro dal deficit sanitario, stringono i freni su assunzioni e turn over, mettendo seriamente a rischio l'assistenza non solo negli ospedali, ma anche sul territorio dove la professione infermieristica sta assumendo un peso sempre maggiore, soprattutto nelle situazioni di cronicità e per garantire la continuità assistenziale. E bruciando le speranze di tanti giovani, pronti a mille sacrifici per entrare nella professione».


La richiesta dell'Ipasvi . «Come Collegi Ipasvi, e per quanto mi attiene anche come parlamentare – conclude Silvestro – chiediamo formalmente alle Regioni di trovare altri metodi di risparmio che non siano quelli di ridurre all'osso il personale. I professionisti del Ssn non ce la fanno più a svolgere il loro lavoro, i giovani non ce la fanno più a restare anni in lista di attesa prima di poter esercitare la professione. E gli ospedali e le strutture territoriali non ce la fanno più a garantire i servizi senza una reale ed efficace copertura degli organici. Per questo al Senato, non per demagogia come alcuni hanno sostenuto, abbiamo presentato un disegno di legge per favorire il ricambio generazionale senza penalizzare con rottamazioni forzate chi ha già dato tanto al Ssn e senza che sia chiusa la porta in faccia ai giovani. Sperando che la professione non resti sempre in coda nella stagione delle riforme, visto che anche questa lo è».