Blitz a Pristina contro i jihadisti kosovari seguaci del Califfo Ibrahim dello Stato islamico (Isis). A finire in manette nella capitale del piccolo Stato balcanico sono stati 15 militanti di Isis e la maggiore sorpresa è che 9 di loro sono imam delle moschee della città. Costituivano la spina dorsale di un network che ha fatto arrivare in Siria e Iraq almeno 200 volontari locali per Isis, circa 20 dei quali sono morti in combattimento.

Fra i personaggi più noti accusati di “terrorismo” c’è Shefqet Krasniqi, capo religioso della Grande Moschea di Pristina, accusato di aver sfruttato la propria autorità religiosa per aver attirato “centinaia di reclute da più Paesi europei per spingerle a trasferirsi in Siria ed Iraq al fine di battersi a favore del Califfato”. In manette anche Fuad Raqimi, leader islamico del Kosovo, catturato mentre era nella sua casa.

Lo scorso mese le forze di sicurezza di Pristina avevano già catturato 40 seguaci e fiancheggiatori dello “Stato Islamico” in Kosovo e gli arresti avvenuti ora disegnano la presenza di un network assai vasto sul territorio del Kosovo, che deve la propria indipendenza alla campagna aerea condotta dalla Nato nel 1999 contro l’ex Federazione Jugoslava guidata da Slobodan Milosevic.

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