25 febbraio 2014

Fukushima: radiazione dispersa e rischio salute

L'esposizione alla radiazione delle persone che nel 2012 abitavano intorno alle aree evacuate in seguito all'incidente nucleare di Fukushima è paragonabile a quella dovuta alla radioattività naturale, con limitati rischi aggiuntivi di insorgenza di diversi tipi di tumori. Il calcolo tuttavia non include la dose di radiazioni assorbita prima della campagna di misurazioni, effettuate su 453 abitanti di tre cittadine situate ad alcune decine di chilometri dalla centrale(red)

Gli abitanti delle comunità che risiedono vicino alle aree evacutate intorno all'impianto nucleare di Fukushima Daiichi nel 2012 hanno ricevuto una dose di radiazioni paragonabile a quella che la popolazione generale giapponese riceve dalle sorgenti naturali. È quanto ha concluso uno studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” e firmato da Kouji H. Harada dell'Università di Kyoto e colleghi di altri enti e istituti nipponici. Di conseguenza, l'incidenza di tumori dovuta a questa esposizione dovrebbe aumentare mediamente di meno dell'uno per cento.

L'11 marzo del 2011, l'impianto nucleare di Fukushima Daiichi fu investito da uno tsunami provocato da un terremoto di magnitudo 9, che portò alla fusione parziale di tre dei quattro reattori, causando, tra il 12 e il 15 marzo, una serie di esplosioni che hanno disperso nell'ambiente materiale radioattivo, in particolare cesio, tellurio e iodio, che si è depositato sul terreno e sulla superficie del mare intorno alla zona.

La presenza di materiale radioattivo nell'ambiente rappresentava un notevole fattore di rischio per la popolazione, per questo le autorità hanno stabilito l'immediata evacuazione obbligatoria della popolazione che viveva entro un raggio di 20 chilometri dall'impianto e quella volontaria tra 20 e 30 chilometri. Nell'aprile del 2012, il governo giapponese ha riesaminato le aree di evacuazione dividendole in tre, non sulla base della distanza dell'impianto, ma secondo il livello di esposizione alle radiazioni: per delimitare la zona off limits, è stato stabilito come valore di soglia quello di 20 millisievert all'anno.

Il sievert è l'unità con cui si misura la dose equivalente di radiazione, cioè la quantità di radiazione considerata non in termini assoluti ma in termini del danno che
può provocare ai tessuti biologici. La radioattività naturale, in un paese come l'Italia, è responsabile di una dose media di tre millesimi di sievert (millisievert, m Sv) nell'arco di un anno, mentre una radiografia al torace comporta una dose assorbita dal soggetto di circa 0,02 mSv.

Fukushima: radiazione dispersa e rischio salute
Un abitante della zona esterna all'area di esclusione viene testato per misurare l'esposizione alle radiazioni una ventina di giorni dopo l'incidente. Il nuovo studio ha preso in considerazione solo l'esposizione dell'anno 2012. (© Donald Weber/VII/Corbis)
Nell'articolo apparso sui PNAS, Harada e colleghi pubblicano i risultati di una campagna di monitoraggio, condotta tra agosto e settembre 2012, dell'esposizione alle radiazioni della popolazione residente in tre cittadine situate tra 20 e 50 chilometri dall'impianto. Le valutazioni sono state effettuate sia mediante dosimetri indossati da 483 volontari sia misurando direttamente i livelli di cesio radioattivo nell'ambiente.

Nelle tre cittadine, i livelli di esposizione esterna dovuti all'incidente, ottenuti sottraendo ai valori misurati il valore medio della radioattività naturale prima dell'incidente, sono stati, rispettivamente, di 1,03, 2,75 e 1,66 millisievert all'anno, mentre i tassi dovuti all'ingestione di cesio radioattivo di 0,0058, 0,019 e 0,0088 millisievert all'anno. Si tratta quindi di valori confrontabili con il livello di esposizione dovuto radioattività naturale del Giappone, pari a circa 2 millisievert all'anno.

Considerando il tasso di decadimento del cesio, gli autori hanno formulato anche una previsione dei livelli di esposizione nel 2022, cioè a 10 anni da questa misurazione: i valori ottenuti sono rispettivamente, di 0,31, 0,87 e 0,53 millisievert all'anno.

Grazie alle attuali conoscenze sul rapporto tra dose di radiazione assorbita e rischio d'insorgenza di cancro nell'arco della vita, gli autori hanno stimato che complessivamente l'incremento di radioattività attribuibile all'incidente di Fukushima Daiichi porterà a un'incidenza aggiuntiva di tumori solidi dell'1,06 per cento, di leucemia dello 0,03 per cento e di tumore del seno dello 0,28 per cento. Si tratta, sottolineano gli autori, di valori così esigui che pobabilmente non verranno rilevati con stime epidemiologiche. Da questo calcolo, rimane esclusa in ogni caso,la dose di radiazione assorbita prima della campagna di misurazioni.