Italian Tech

GlassUp, gli occhiali 2.0 fatti in Italia:
"Google ci chiede di cambiare nome "

Tre italiani sfidano Big G sul mercato delle lenti a realtà aumentata. Il trio lavora al progetto da due anni, prima che Mountain View presentasse i suoi al pubblico. "Puntiamo a vendere 50mila pezzi entro il 2013 e 1,5 milioni entro il 2015" di PIER LUIGI PISA

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LEGGI Glass e pensi subito a Google. A quegli occhiali futuristici che registrano video, scattano foto e promettono di fare molto altro al grido di "Ok Glass!".  Il legame tra i due termini è così potente ormai, che l’azienda di Mountain View pare voglia tenersi quella parola d’uso comune, glass, tutta per sé. Al punto di invitare una startup italiana che sta lavorando a un gadegt simile, chiamato GlassUp, a cambiare il nome del suo prodotto. Questa è la storia di Francesco Giartosio, Gianluigi Tregnaghi, e Andrea Tellatin, tre italiani che hanno deciso di sfidare Google nel mercato degli occhiali a realtà aumentata. Il trio lavora in realtà ai suoi GlassUp da due anni, ben prima che Big G li presentasse al pubblico e che Sergey Brin li sfoggiasse orgogliosamente nella metro di New York.

L’alternativa italiana sarebbe più economica – prezzi a partire da 299 euro – e, secondo i suoi sviluppatori, più funzionale: “I Google Glass ti costringono a guardare al lato per visualizzare le informazioni -  dice Giartosio – mentre con i nostri occhiali puoi continuare a guardare davanti a te. E’ una tecnologia che abbiamo brevettato”. In più la startup italiana punta sull’ergonomia: “Vogliamo offrire un modello che assomigli a degli occhiali normali - aggiunge Giartosio – siamo in contatto con alcune delle marche più famose e le versioni definitive dei nostri prodotti saranno ancora più trendy e variegate”. Tutto questo senza rinunciare alla leggerezza – 50 grammi contro i 30 di un modello tradizionale – e alla tecnologia necessaria per offrire la realtà aumentata.



I GlassUp però non avranno la fotocamera e interagiranno, grazie alla connessione Bluetooth (4.0 e 3.1) con i dispositivi che utilizzano iOS e Android. Gli occhiali italiani, insomma, faranno da monitor per funzioni base degli smartphone – lettura degli sms, delle mail o delle notifiche riguardanti i social network per esempio – e per le app che verranno create appositamente per sfruttare al massimo questo tipo di gadget. Ma le possibilità sono infinite: si avranno informazioni sulle opere dei musei davanti ai propri occhi, compariranno sottotitoli al cinema, gli sportivi potranno accedere a informazioni utili senza variare i loro movimenti e i turisti leggeranno sulle lenti traduzioni simultanee di lingue straniere.

Un primo prototipo dei GlassUp è stato presentato lo scorso gennaio al CES di Las Vegas e due mesi dopo, a marzo 2013, al CeBIT di Hannover. E’ stato allora che Google ha intuito la "minaccia": "Ci hanno chiamato per chiederci di cambiare nome, ma noi siamo convinti di poterlo usare e andiamo avanti così" rivelano i tre italiani, decisi a ritagliarsi una fetta di mercato importante: "Puntiamo a vendere 50mila pezzi entro il 2013 e 1,5 milioni entro il 2015". Previsioni più che rosee, confortate dalle richieste del prodotto da parte di aziende italiane e straniere: tutte vogliono la distribuzione in esclusiva dei tecnologici occhiali made in Italy.  Gli investitori, a quanto pare, già ci sono. Francesco, Gianluigi e Andrea lo hanno annunciato su Indiegogo, piattaforma simile a Kickstarter per il crowdfunding, dove la raccolta fondi per la produzione dei GlassUp è ancora attiva: dei 150mila dollari richiesti ne sono stati raccolti finora circa 35mila. “Invieremo il prodotto a chi ha già donato anche se non dovessimo raggiungere l’obbiettivo – si legge sulla pagina della loro campagna – Abbiamo degli investitori”. Ci sono i presupposti, insomma, per una storia a lieto fine. E il bello è che, se non fosse stato per il gigante che la startup italiana si appresta a "combattere", Google, i GlassUp non avrebbero visto probabilmente la luce: "Ci lavoriamo da tempo ma tutti pensavano che fosse un progetto folle – racconta Giartosio – Hanno cambiato idea quando Google ha annunciato i suoi Glass".