Lavoro a due marce, crescono stipendi e sommerso

Migliorano le condizioni economiche ma aumentano lavoro nero ed evasione fiscale in un Paese spaccato in due tra ottimismo e voglia di migrare

[caption id="attachment_118524" align="aligncenter" width="600"]

(foto: Crobis)[/caption]

Eurispes e Istat si siedono di fronte ai dati sull’occupazione in Italia e tracciano il ritratto di un Paese bifronte: da una parte il livello degli stipendi è cresciuto, dall’altra sono aumentati di pari passo anche sommerso ed evasione.

Secondo gli ultimi dati presentati, i salari battono l’inflazione. O almeno lo fanno rispetto a dodici mesi fa, con un +1,1% della retribuzione media oraria anno su anno, trainato dagli aumenti nel settore privato. Più piatta invece appare la situazione mese su mese, con i livelli salariali stazionari negli ultimi 30 giorni.

Nel complesso, sottolinea l’Istat, si sono verificati "aumenti significativamente superiori alla media", in particolare in settori quali estrazioni minerali, energia e petroli (+3,3%), agricoltura (+3,1%), gomma, plastica e lavorazione di minerali non metalliferi (+2,9%).

I segnali di miglioramento danno parziale fiducia alle famiglie. È raddoppiata infatti la fetta di chi ritiene che la situazione sia rimasta stabile (dal 14,6% al 30,3%) mentre si dimezza quella di chi pensa ci sia stato un netto peggioramento (dal 58,4% al 23,3%). In aumento anche gli ottimisti: dall'1,5% del 2014 al 16,2% del 2015, con il 14,7% (+10,1%) convinto che la situazione migliorerà ancora nel 2016 e il 27,3% (rispetto al precedente 55,7%) che prevede invece peggioramenti.

Il rapporto 2016 dell’Istituto di studi economici politici e sociali però mette in luce anche il lato tradizionalmente oscuro dell’economia: il lavoro nero. Il Pil sommerso equivale infatti a circa un terzo di quello ufficiale (di circa 1.500 miliardi di euro), ovvero 540 miliardi. Non solo, a questi andrebbero aggiunti anche gli oltre 200 miliardi dell’economia dell’illegalità, per un totale di 270 miliardi di evasione fiscale.

Siamo tutti evasori? Probabilmente sì”, scrive l’Eurispes. Aggirare le tasse sembra così una pratica di massa più che un comportamento occasionale, e, escluse le attività criminali, riguarda da vicino alcune categorie professionali in particolare. Ad essere privi di regolari contratti e fatture sarebbero soprattutto le baby sitter (nell’80% dei casi), gli insegnanti di ripetizione (78,7%) e i collaboratori domestici (72,5%), seguuiti da badanti, giardinieri, muratori, idraulici, elettricisti, falegnami e, con una percentuale del 50%, i medici specialisti.

Nel corso del 2015, puntualizza ancora l'Eurispes, ha accettato un lavoro senza contratto il 28,1% degli intervistati, contro il 18,6% dell'anno precedente, a conferma del fatto che ai tempi bui dell’occupazione corrisponde spesso un aumento degli impieghi in nero.

La gestione della quotidianità diventa un po’ meno gravosa ma resta critica: il 27,3% degli italiani non riesce con le proprie entrate ad arrivare alla fine del mese (-19,9% rispetto al 2015)mentre Il 44,5% (-18,3%) riferisce che la propria famiglia è costretta a utilizzare i risparmi per far quadrare i conti al giorno 30.

Non è un caso dunque che aumenti anche il numero di chi cerca risposte e sicurezza fuori dai confini nazionali. Negli ultimi dieci anni è salita del 10% la percentuale di chi è disposto ad andare a vivere in un altro Paese. Se nel 2006 erano il 37,8%, nel 2016 sono diventati il 47,1%, con una quota che eccede ormai il 42,1% di chi non lascerebbe mai la penisola (42,1%, e in calo rispetto al 48,9% dello scorso anno).

Tra le motivazioni ci sono il lavoro (50,9%), le garanzie sul futuro (27,7%), un minore costo della vita (27,1%) e un futuro migliore per i figli (24,8%). Tra le destinazioni spiccano invece l'Australia (17%), il Regno Unito (15%), la Germania (14,6%), gli Stati Uniti (11,9%) e la Spagna (10,8%).