30 luglio 2015

L'intelligenza è anche una questione di efficienza neurale

La capacità di associare ricordi e nuove informazioni, filtrando rapidamente quelle che diventano via via irrilevanti, dipende dall'efficienza dei circuiti neurali. Questa efficienza però diventa davvero rilevante non nei compiti molto facili o molto difficili, ma in quelli di difficoltà intermedia(red)

Le capacità cognitive sono tanto superiori quanto minore è l'attivazione delle aree corticali del cervello o, per dirlo in modo equivalente, quanto maggiore è l'efficienza con cui operano i suoi circuiti neurali. Un'ulteriore conferma a una delle più recenti e accreditate teorie dell'intelligenza, viene da uno studio effettuato da ricercatori del Politecnico di Zurigo, che firmano un articolo pubblicato su "Intelligence".

L'intelligenza di lavoro può essere definita come la capacità di una persona di associare i ricordi con le nuove informazioni, e di adattarsi al mutamento degli obiettivi filtrando le informazioni che diventano via via irrilevanti. Il lobo frontale ha un ruolo fondamentale in questi processi. Per testare queste abilità, i ricercatori hanno chiesto a 80 studenti di risolvere alcuni compiti di varia complessità proposti al computer, mentre misuravano i livelli di attività cerebrale con un elettroencefalografo.

L'intelligenza è anche una questione di efficienza neurale
Un soggetto intento a risolvere un problema di riconoscimento facciale mentre viene monitorato il suo EEG. (Cortesia Fabio Bergamin/ETH Zurich)
Ai soggetti era stato prima proposto un test standard per il quoziente intellettivo che aveva permesso di dividerli in due gruppi: quelli con un QI leggermente superiore alla norma e quelli con un QI, notevolmente superiore.

I ricercatori non hanno trovato differenze di attività cerebrale nei due gruppi quando i compiti proposti erano molto facili o molto difficili, tali cioè da essere cognitivamente impegnativi anche per i soggetti molto intelligenti. Di fronte a problemi di difficoltà media, alla fine risolti da tutti i soggetti, vi erano però chiare differenze di attività cerebrale, che era inferiore nei soggetti con QI più elevato.

Stern spiega la situazione con un'analogia automobilistica: "Quando due vetture sono in viaggio lentamente, nessuna di esse consuma
molto carburante. Se viaggia alla velocità massima, anche la macchina efficiente consuma molto carburante. Ma a velocità moderate le differenze nei consumi diventano significative".

Il risultato ottenuto, avverte Stern, non significa però che sia possibile misurare l'intelligenza con l'EEG perché né questa né altre tecniche di valutazione dei livelli di attività del cervello sono abbastanza precise per valutare l'intelligenza di un individuo. Tuttavia, aggiunge la ricercatrice, l'uso di questi metodi può essere interessante per studiare come i diversi livelli di intelligenza si manifestano nel cervello.

Lo studio inoltre suggerisce che non sia possibile "esercitare" la memoria di lavoro, una possibilità oggetto di discussione da tempo, dato che diversi studi avevano fornito risultati contraddittori. Se un soggetto esegue un certo compito per un periodo prolungato, le sue prestazioni con il tempo migliorano. Dalla nuova ricerca emerge però che le persone che avevano svolto a lungo compiti di un certo tipo non hanno avuto alcun vantaggio rispetto ai soggetti inesperti quando si trovavano di fronte a compiti nuovi, anche se abbastanza simili ai precedenti.