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  • Martedì 9 giugno 2015

La vita a Mosul sotto il controllo dell’ISIS

BBC News ha ottenuto una serie di video che mostrano come si vive (male) nella città dell'Iraq occupata un anno fa dallo Stato Islamico

Il giornalista Ghadi Sary di BBC News ha ottenuto una serie di video che mostrano com’è la vita di tutti i giorni a Mosul, la seconda città dell’Iraq, da circa un anno sotto il controllo dei miliziani dello Stato Islamico (ISIS). Nelle immagini si vedono i centri per la propaganda del gruppo islamista, scuole abbandonate e donne costrette a coprirsi completamente, volto compreso, quando sono in pubblico. La caduta di Mosul un anno fa è stata uno dei momenti più importanti dell’avanzata dell’ISIS in Iraq e in parte della Siria, portando alla reazione della comunità internazionale che ha avviato bombardamenti nei territori occupati sotto la guida degli Stati Uniti.

I video sono stati realizzati nel corso di alcuni mesi nel 2014 e, seppur brevi e a volte confusi, mostrano efficacemente come si vive a Mosul dopo l’occupazione. Una donna racconta di essere stata rimproverata per non avere le mani interamente coperte, come richiesto dalla stretta interpretazione della Shari’a (la “legge coranica”) applicata dall’ISIS. La donna racconta di essere andata al ristorante con il marito:

«Appena ci siamo seduti, mio marito mi ha detto che potevo togliere il velo dalla faccia perché non c’era nessuno dell’ISIS e perché era comunque un locale per famiglie. Ero molto contenta, l’ho tolto e gli ho fatto un sorriso. Pochi istanti dopo il proprietario del ristorante è venuto al tavolo e ha implorato a mio marito di farmi rimettere il velo perché i miliziani dell’ISIS fanno spesso ispezioni a sorpresa e sarebbe stato frustato se mi avessero vista così. Abbiamo sentito storie di uomini frustati perché le loro compagne non avevano i guanti»

Altre immagini mostrano come interi quartieri di Mosul in cui vivevano diverse minoranze religiose siano stati abbandonati, a causa delle persecuzioni o per timori di violenze e prepotenze da parte dei miliziani. Molti membri di queste comunità hanno raggiunto per tempo, seppure con grandi difficoltà, le aree dell’Iraq dove l’ISIS non esercita il proprio controllo.

I video contengono anche le testimonianze di diverse persone su torture e trattamenti brutali da parte dei miliziani, anche per le cose più banali:

«Da quando l’ISIS ha il controllo della città, ha iniziato ad applicare le “leggi del Califfato”, come le chiamano loro. La punizione minima sono le frustate, che viene applicata anche per cose come fumare una sigaretta. Il furto è punito con l’amputazione della mano, il tradimento da parte di un uomo viene risarcito gettando da un edificio molto alto chi lo ha perpetrato, mentre se a tradire è una donna viene decisa la sua lapidazione»

Gli abitanti di Mosul raccontano che in generale le condizioni di vita sono peggiorate anche per quanto riguarda i servizi, cosa che contraddice almeno in parte le notizie circolate in passato circa la capacità dell’ISIS di gestire meglio il territorio rispetto al governo iracheno. In città mancano i rifornimenti di carburante e di altri beni, l’inquinamento dell’aria è fuori controllo, le scuole sono chiuse e i cantieri sono fermi. Molti hanno perso il lavoro o sono stati obbligati ad abbandonare gli studi. «Per l’ISIS tutto è “haram” (“vietato”) e di conseguenza me ne sto tutto il giorno seduto a non fare nulla: anche attività innocue come fare un picnic sono vietate a Mosul». La popolazione dice che lo Stato Islamico trattiene per sé circa un quarto dei salari, come contributo che dovrebbe servire per ricostruire la città: nessuno può sottrarsi a questa specie di tassazione.

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L’ISIS fa propaganda tra gli abitanti di Mosul in modo sistematico. Ha collocato in diversi punti della città alcuni centri dove vengono distribuiti volantini e altri prodotti per fare pubblicità ai miliziani, e ci sono anche cartelloni e messaggi promozionali trasmessi attraverso i televisori. Mentre sei in viaggio sull’autobus capita che qualcuno si avvicini e inizi a fare propaganda per l’ISIS.

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